venerdì 3 ottobre 2008

Smettere di leggere è facile, se sai come farlo

Quando ero più giovane ho letto, non credo di esagerare, svariate centinaia di libri, forse un migliaio. Una novantina servirono soltanto per la mia tesi di laurea e furono macinati in soli sei mesi.
Ho letto come una matta fin da quando il maestro Manzi mi insegnò a leggere e scrivere. Ho letto Chandler, Spillane e Hammett all'età in cui di solito ci si ferma a Collodi. Ho letto tutta la letteratura per l'infanzia, tutti i mattoni più famosi della letteratura mondiale e oltre. Ho consumato gialli, polizieschi, fumetti, classici a vagonate. Mi sono acculturata su saggi di ogni tipo, dalla scienza alla medicina, alla sociologia alla politica. Ho letto Nietzsche, Marx, Freud. Ho consumato dozzine di testi scolastici di ogni materia.

Dopo la laurea e a causa di una malattia che mi ha reso per sei mesi mezza menomata, una decina di anni fa, ho sofferto di dislessia e disgrafia. In pratica leggevo una pagina ma non capivo un accidente di ciò che leggevo, il mio cervello non decodificava i segni. Lo stesso blocco riguardava lo scrivere: sostituzioni di lettere, errori, la mano che andava per i cazzi suoi, a mo' di scrittura automatica. Era come se mi si fosse danneggiato il disco rigido. Ricordo che passavo i pomeriggi a dormire, per resettare e ricostruire ciò che era stato danneggiato.

Sarà stato il trauma di quella esperienza o semplicemente il fatto che con gli anni si cambia ma ora, se vedo un libro, ho una sorta di rigetto, un senso di nausea. Leggo pochissimo e in rare occasioni.
Mi capita ogni tanto, come stasera, di provare l'istinto di entrare di nuovo in libreria come ai vecchi tempi ma l'odore del libro nuovo, intonso, con quell'odoraccio di inchiostro, mi dà la nausea. Giro tra gli scaffali in cerca di qualche titolo che mi solletichi, che mi faccia tornare la voglia di leggere ma 99 volte su 100 esco senza acquistare nulla e in più sentendomi come Alex dopo la Cura Ludovico.

Io che in passato ho speso una fortuna in libri, adesso ne prendo in mano uno, lo giro, leggo il prezzo e mi pare sempre troppo. Effettivamente, 36 euro per una "Storia della televisione" di Aldo Grasso, un titolo che al limite mi sarebbe anche interessato come testo da consultazione da assaporare a piccole dosi, non sono pochi.
I libri disponibili forse sono anche troppi e non tutti meritevoli di essere letti. Non parliamo dei romanzi. Quanto scrive la gente!
Anche volendo dedicarsi alla narrativa, ma chi ha più il tempo per leggere, stanchezza a parte? La sera, a letto? Mezza pagina e potrebbero operarti a cuore aperto senza anestesia. Per leggere il "Signore degli Anelli" (ci ho provato) mi ci vorrebbe almeno un anno di carcere in isolamento.

Alla fine del mio giro cilecca in libreria, penso sempre che tutto sommato mi trovo meglio a sguazzare in questa specie di ignoranza di ritorno, che la mia vista è già abbastanza compromessa da 37 anni di lettura intensiva e otto ore e passa attuali al giorno di computer e che, in fondo, ho letto tanto in vita mia ma per fortuna sono riuscita a smettere.

***

Comunicazione di servizio con botta di megalomania ed autocelebrazione.
BigS, che data la giovane età potrebbe essermi figlio, mi ha onorato di un'intervista che oggi è pubblicata sul suo blog. Approfittatene per una visita.

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