venerdì 28 dicembre 2012

Deconstructing Mario


"Nel lungo periodo saremo tutti Monti". (J. Maynard Keynes ft. Chicago Boys)

Parliamo dell'agenda, quella in pelle di esodato che avete trovato sotto l'albero in cambio della vostra sudata tredicesima servita per fare un bel regalone alle banche bollite ed ai fondi salva-stati (come ammette tranquillamente a pagina 2 l'autore Mario Monti, d'ora in avanti Montichino). 
Che poi questa non è un'agenda vera dove segnare appuntamenti e ricette, ma un'agenda parola inglese, un documento programmatico, direbbe Bersani in piddinese, e come tale va trattata. Tenendo presente che, siccome quasi tutti i partiti sono smaniosi di attenervisi nella prossima legislatura, leggendone i contenuti, anzi i presupposti, possiamo capire ciò che ci attenderà nel breve e lungo periodo. Prendetelo come un oroscopo del 2013 che ci azzecca, una volta tanto. E ricordate l'ammonimento di Maynard in apertura.

In effetti bisogna andare oltre l'avvolgimento in pluriball di bisognafarismo piddino (merito del volonteroso Ichino, molto probabilmente) e le promesse da marinai del Titanic tipo "tranquilli, ci salveremo tutti" - che non parlano di quelli che rimarranno chiusi a chiave in  terza classe. Occorre scovare i pochi concetti fondamentali buttati qua e là che rivelano la vera natura dell'agenda di rinascita democratica. Ne cito uno che per me vale come abstract dell'intero programma: "Non si può fare marcia indietro", che si trova a pagina 15 dove, guarda caso, si parla di riforma del lavoro.  Qui te lo dicono chiaro e forte usando una bella metafora da freni rotti. Con loro non c'è scampo. Capito?
Il Post ha riassunto i trenta punti più importanti dell'agenda. Io ne commenterò solo qualcuno tra i più inquietanti, a mio parere.

Mi ha colpito, innanzi tutto, il continuo richiamo a legami, a vincoli con altri paesi. Non solo l'incaprettamento shibari che ci ha fatto l'Europa con l'euro e i vari trattati capestro da Maastricht a Lisbona, ma il solito legame con gli USA che si vorrebbe ancora più stretto, ancora più soffocante. Non c'è un solo richiamo alla dignità ed all'orgoglio di un popolo sovrano ma un sentore di necessità di sottomissione a troppi capibranco. Siamo una provincia dell'impero e ce lo ricordano. Del resto Monti (senza Ichino stavolta) ci si rivolge, sul sito dell'agenda, con un "cari cittadini", ben diverso da "cari concittadini". Sono sfumature ma significative.

In apertura Montichino, il monstrum bifronte metà bocconiano e metà piddino, ci ammonisce sul nostro ruolo in Europa:
"L’Italia deve impegnarsi per la creazione di un’Europa più comunitaria, meno intergovernativa, più unita e non a più velocità. [...] Mercato europeo interno più integrato e dinamico, maggiore solidarietà finanziaria tra gli stati membri con condivisione del rischio.[...] L’Italia deve confermare il proprio impegno nel rispettare le regole di disciplina delle finanze pubbliche." (Un'agenda per un impegno comune, pag. 1)
Vedano, noi ci impegneremmo anche volentieri ma, con la zeppa dell'euro tra le ruote sarà impossibile porre in essere questo vostro fogno, visto che la moneta unica va a sbattere il grugno contro la teoria delle aree valutarie ottimali e crea un Europa diseguale divisa in centro ricco e periferia povera. Con la Germania e i paesi nordici che non mollano di un centimetro la loro posizione di vantaggio di centristi, conquistata anche a colpi di inadempienza ai trattati europei che noi invece periferici abbiamo dovuto tatuarci sul braccio prima.di entrare nell'Eurozona.
Noi possiamo anche impegnarci ma, spiacenti, non dipende da noi pezzenti scansafatiche magnamaccheroni choosy terroni che non siamo altro, come racconta ai kinderminkia tedeschi Mutti Angela, prima di far fare loro la nanna. 

"Di per sé l’Europa non limita i modi in cui si possono perseguire fini sociali e di equità, ma impedisce di finanziarli con una illimitata creazione di  debito. E ci impone di capire che il modello che abbiamo costruito si sta incrinando sotto il peso del cambiamento demografico e della sempre più difficile sostenibilità finanziaria."( pag. 17)
Ecce dogma. Il dogma del pareggio di bilancio, quello al quale si è sottomesso anche Bersani, facendolo firmare con la goccia di sangue al popolo delle primarie. Ricordate? "Rispettare i trattati stipulati con l'Europa.... eccetera eccetera." Ergo, che vinca Bersani o Monti le elezioni, il prodotto non cambia.
Il dogma e il moloch al quale si sacrifica il welfare di un paese civile. Infatti parlano di "ridurre la spesa corrente e gli sprechi", non solo questi ultimi. La spesa corrente è ciò che fa funzionare lo stato.
In questo paragrafo c'è il divieto per legge di applicare in futuro qualsiasi misura economica keynesiana ed è una impuntatura squisitamente ideologica, che non si fonda su alcun principio ragionevole di teoria economica. Perché la teoria economica dice invece che il debito di uno è il credito dell'altro e che il capitalismo stesso si fonda sul debito. Non dicono nemmeno che il debito di cui parlano, quello che ci fa tanta bua, non è il debito pubblico - visto che i soldi spesi per la collettività sono sempre per il bene comune - ma il debito estero, quello che loro vorrebbero incrementare invitando gli stranieri a comperare i nostri asset per esportarne poi i profitti al loro paese. 
E poi l'elogio delle liberalizzazioni, che si guardano bene dal chiamare con il loro vero nome: privatizzazioni. 
Equivocano i termini perché ormai anche i sassi sanno che privatizzare i servizi significa aumento di prezzi e diminuzione della qualità dei servizi. Liberalizzare suona meglio, del tipo "oh, come siamo liberi di utilizzare energia al prezzo più alto d'Europa." E in testa, fidatevi, hanno sempre la privatizzazione della sanità. Cambiamento demografico significa che ci sono troppi vecchi rompicoglioni, non possiamo campare tutti fino a cent'anni. Mettendo la sanità a pagamento magari qualcuno schiatta prima. Penso male?

Quando parlano di "ridurre il debito pubblico fino al 60 per cento del PIL dal 2015" non dicono a quale prezzo per il popolo italiano, visto che si tratta di un obiettivo praticamente impossibile da raggiungere senza mandare definitivamente in rovina l'economia italiana. Oltretutto andandosi ad impegnare i gioielli de nonna al monte per quattro soldi da avvoltoi già con l'acquolina in bocca.
Così, quando Montichino dice che "i sacrifici fatti hanno portato a un avanzo primario che può portare alla riduzione del debito, e quindi a una riduzione delle tasse" mi dovrebbe spiegare come sarà possibile rispettare il fiscal compact e allo stesso tempo smettere di mungere a sangue gli italiani, a meno di non mettersi a stampare euro di nascosto nella tipografia Lo Turco.

Per quanto riguarda il comparto dell'energia, mi ha colpito questa frase:
"Serve infine procedere ad uno snellimento e semplificazione della governance nel mondo dell’energia, riprendendo la proposta di modifica del Titolo V della Costituzione per riportare allo Stato le decisioni in materia di infrastrutture energetiche accompagnata dall’introduzione, sulla base dell’esperienza dei Paesi nordeuropei, dell’istituto del “dibattito pubblico”.( pag. 12)
Non sembra il discorso di chi vorrebbe mandare in vacca i sacrosanti referendum su nucleare e acqua e sostituirli con improbabili e vaghi dibattiti pubblici? Una bella centralona nucleare, seguirà dibattito. Penso male?

Una delle più urgenti priorità per privati ed imprese è l'accesso al credito. Montichino così liquida la pratica:
"Incentivare gli investimenti delle imprese in ricerca e innovazione, con nuovi sistemi di finanziamento e di accesso al credito." Eh qui bisognerebbe proprio dirlo che basterebbe che le banche non si andassero a giocare gli sghei al casinò della finanza. Un "nuovo" sistema di finanziamento potrebbe essere il ripristino della separazione tra banche commerciali e banche d'investimento ma, non so se avete notato, nell'agenda di Montichino non c'è una mezza parola su una  qualsiasi regolamentazione della finanza neoplastica. Anche le omissioni parlano chiaro.
Come pensa Montichino di favorire l'export? "Semplificando le regole per favorire le esportazioni delle aziende italiane."  Eh, già. Se non ci fossero i doganieri con il loro: "Chi siete, dove andate? Due scudi!"
L'unico modo efficace per favorire le esportazioni delle aziende italiane sarebbe abbassare i prezzi dei prodotti italiani per renderli competitivi, ma non massacrando i lavoratori mediante la politica della svalutazione interna sui salari ma svalutando la moneta, una moneta sovrana slegata da vincoli di cambio fisso.

Il resto dell'agenda è bisognafarismo a grappolo su temi fondamentali ma trattati tutti con spiazzante superficialità. Istruzione, Università e Ricerca, ad esempio, che meriterebbero volumi, si riducono al mero motivare gli insegnanti meritevoli. E come,  chiedendo loro di lavorare di più a parità di stipendio? E come si misura il merito di un insegnante, dal numero di note pubblicate sui migliori registri internazionali?
Che dire del proposito di "detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile per favorire l’occupazione delle donne, e ridurre la differenza di genere in ambito lavorativo?" Non si elimina una discriminazione introducendone un'altra. I lavoratori devono guadagnare uguale salario a parità di mansione, indipendentemente dal genere. Altrimenti è la solita scatola di cioccolatini spedita all'elettorato femminile. E la vita non è una scatola di cioccolatini.
Poi agenda digitale, energia verde, un'orgia di buoni propositi sulla lotta alla criminalità, ma, in tutto questo, e in generale su ogni argomenti, non una riga di banale concretezza su come fare a.

Infine: "Nei primi 100 giorni del governo occorrerà identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta per snellire la pubblica amministrazione, per avere anche più trasparenza."( pag. 12)
Perché questa fascinazione maligna per i cento giorni di napoleonica memoria in tutti i programmi di governo? Non parlava anche Brunetta di qualcosa del genere, o sbaglio? Perché cento e non 120? Ah, perché allora ricorderebbe le 120 giornate di Sodoma del Divin Marchese. E poi cento cose: le cento idee in padelle di Matteo Renzi? Qui Ichino forse si è tradito. Cento e non novanta o duecento. Cento. Ci dev'essere la cabala di mezzo.

martedì 25 dicembre 2012

Io sono laggenda


Cosa vi aspettavate da dei banchieri, per Natale? Un prosciutto di Carpegna? Il cesto della Conad? Un mutuo all'80% per una prima casa? La promessa che l'anno prossimo, se giocheranno al Casinò dei derivati, pagheranno di persona e non accetteranno più aiuti di stato o di continente che pagate voi? 
Niente di tutto questo. A Natale i banchieri regalano l'agenda. E solo se siete clienti particolari, se no c'è il calendario stile "Macellerie Sociali Riunite" senza figure e la penna a scatto con il logo.

Monti, il Monetary Man, siccome siamo polli importanti da diversi miliardi di euro, ci ha preparato la sua agenda in pelle di esodato per cliente Vip e non ce la regala, ovviamente, perché non esistono agende gratis, ce la impone per la nota legge macroeconomica del O così/O Pomì. E quelli che si ostinano ancora a chiamarsi partiti e non consigli di amministrazione, dovranno seguire l'agenda nemmeno fosse il Pentateuco. Perché, supponiamo, il bocconiano ci avrà perso le notti a suon di RedBull a scriverla, a pensare le varie voci della piattaforma programmatica, come direbbe Bersani, tra technicalities e "interlocking directorships". Con in più la fatica di dover tradurre in italiano ciò che suona così bene in inglese.
Un'agenda di cui fino a ieri avevamo soltanto sentito parlare ma che ora, grazie alla rete, sfogliamo avidamente alla ricerca di proposte nuove, coraggiose ed innovative. 
Un momento. Che odore di piddino, si sente, aprendo la prima pagina del PDF. Mah, sarà un'impressione. No, continuando a leggere è proprio odore pungente di bisognafarismo piddino, di intenzionismo senza attuazione concreta. Insomma, belle frasi veltroniane ad effetto e dietro il nulla di diverso dallo status quo del Pomì. Noi che in passato li abbiamo votati, ahimè, capiamo subito il piddinese, come Harry Potter la lingua dei serpenti. 

L'agenda di Monti, dunque, sa di piddino. Ieri mattina in rete si sono infine scoperti gli altarini. Sul blog di Mantellini, poi a valanga da Dagospia ad altri blog, per giungere finalmente ma timidamente in serata sui media mainstream, la rivelazione sul vero autore o solo volonteroso revisore, chissà, dell'agendina di 25 pagine di  Monti. Grazie al solito PDF chiacchierone, come già si scoprì che Giorgio Gori aveva messo mano al programma di Matteo Renzi, le proprietà del file del documento  programmatico di Monti rivelano la mano del Prof. Pietro Ichino. Ancora attualmente senatore PD ma voglioso di salire sulla scialuppa dei naufraghi ricchi tenendo in braccio questa bella bambina che si chiama Agenda. La sorellina di Spread.
Che miserie. Il PD fregato da un PDF. Le scuse di Ichino che sostiene che si, erano idee già nel programma di Matteo Renzi e, no, sono mie, però, boh. 

Lo so che quello di Pietro non si deve considerare tradimento ma "circolazione delle idee", come osservava  ieri su Twitter Antonio Polito. Però, direbbe la signora Coriandoli: "Son cose poco belle". E un Salvatore che si fida di uno chiamato Pietro desta qualche perplessità, visti i precedenti.
Del resto capisco Monti. Mica poteva dare in pasto agli elettori già scioccati da IMU, riforma Fornero, recessione e crollo del mercato immobiliare, una bella dose di monetarismo di Chicago in forma non diluita. In questi casi, si chiama l'anestesista piddino che confonderà il paziente con l'intenzionismo e il bisognafarismo e lo renderà talmente tranquillo che non si accorgerà nemmeno del taglio a T.

"È un grande errore giudicare le politiche ed i programmi per le loro intenzioni piuttosto che per i loro risultati." (Milton Friedman)

La battuta del titolo è di @SteBaglio. La vignetta è del grande Edoardo Baraldi.

lunedì 24 dicembre 2012

Psichiatria antidemocratica


Parliamo sempre male della televisione ma almeno domenica si è comportata da servizio pubblico e da elettrodomestico utile. Dopo la conferenza stampa di fine anno di Monti e l'intervento di B. nel contenitore pomeridiano di Raiuno, ci ha indicato i primi due leader da gettare subito nel cassonetto degli invotabili. L'uno per raggiunti limiti di decenza, l'altro perché non sarà con un'agendina striminzita messa sotto l'albero che ci farà dimenticare le porcate da serial liberisti compiute dai ministri del suo governo "tenico", come dice il suo antagonista (vero o finto?) B.

La mattina, in diretta, abbiamo ascoltato il Salvatore, il neo Uomo della Provvigione, il Professor Monti, discettare di "interlocking directorships" tra messaggini massonici, allusioni che volevano inutilmente imitare l'inarrivabile genio di Andreotti, e infine tirate di giacchetta al povero De Gasperi, sempre nominato invano da chiunque occupi la cadrega di Palazzo Chigi e miri ad intortare il popolo democristiano.
Riassunto della conferenza: "E' tutta colpa del governo passato, non mi hanno lasciato lavorare. Però ho salvato l'Italia. Se mi candido? Vedremo. (Ambizioso come sono Palazzo Chigi non mi basta)."
Non è mancato il millantato credito: "Lo sapete che in USA stanno cercando di fare ciò che ha fatto l'Italia quest'anno?", riferendosi al fiscal cliff.  Bocconians uber alles. E poi alcune affermazioni che gridano vendetta, pronunciate senza che il poligrafo muovesse un pennino, come l'asserzione che le banche non hanno avuto aiuti di Stato (dimenticando i Monti bond di cui usufruirebbe per un quinto del gettito delll'IMU Monte Paschi Siena) e quella veramente vergognosa della lamentazione circa i supposti "sacrifici personali ed economici suoi e dei suoi ministri" per quest'anno di governo. Robespierre avrebbe detto: "Aristocratici di merda."


Nel pomeriggio, nel salotto di Giletti su Raiuno, B. ha tentato di rinverdire i fasti del grande comunicatore di una volta ma la rentrée da pugile suonato è andata a finire come da copione. Le ha buscate perfino dal conduttore, una cosa impensabile solo un anno fa. Stizzito dalle continue interruzioni del suo monologo dove stava sciorinando tutte le cifre che si era imparato a memoria, incalzato dal Giletti, pensate, ha minacciato di alzarsi ed andarsene, ha fatto la primadonna in una, io credo, di quelle clamorose liti fasulle tipicamente televisive.  L'unico modo conosciuto per far uscire dal coma postprandiale lo spettatore della domenica e mettere un po' di pepe nella ribollita del "vi tolgo l'IMU" e panzane assortite.
Per il resto, forse sta studiando da antieurista perché ha perfino citato Paul Krugman, che chissà se distingue da Freddy Kruger. E poi il solito "ho fatto questo, ho fatto quest'altro, gli altri non hanno mai lavorato in vita loro". Tanto meno Monti che è professore, dunque nullafacente, secondo B. Ci ha risparmiato, per fortuna, il Milan che ha vinto di più al mondo.

Per entrambi i personaggi, siamo comunque nelle paludi psichiatriche dove finiscono coloro che si smarriscono nei fumi dell'oppio del potere. Niente di strano, pare che i  governanti siano tutti disturbati mentali più o meno gravi. Il potere non logora solamente, a quanto pare brucia proprio il cervello.
Se B. sente voci che lo invitano a tornare e Monti sente una vocina che gli consiglia di non candidarsi - quindi condividono pure le stesse allucinazioni - per il resto sono entrambi affascinati dalla menzogna, afflitti da un ego ipertrofico e da una smisurata ambizione che ha sempre bisogno di millantare successi, spesso inesistenti. La differenza principale tra i due, comunque, è che B. è il matto, Monti il pazzo lucido.

Berlusconi è il matto un po' molesto, il disinibito frontale, quello che dice sconcezze e tocca il culo alle infermiere. E' quello che urla, si incazza, e che tende a recitare sempre una parte, comica o drammatica che sia. Conoscendolo è abbastanza gestibile perché, tutto sommato, prevedibile se pungolato sulla monomania sessuale.
Monti preoccupa di più invece perché in un'ora e più di conferenza non gli ho visto né sentito esprimere mezza emozione, nemmeno di quelle base in dotazione anche agli androidi giapponesi. Ha mantenuto sempre quella voce metallica, inespressiva, monocorde, anaffettiva, che parla solo di soldi e che farebbe sospettare la diagnosi di sociopatia, la patologia di chi non proverà rimorso per le proprie azioni negative.
Una qualità senz'altro auspicabile per il prossimo presidente del consiglio, non credete?

domenica 23 dicembre 2012

La mossa del Palio d'Italia


Siena è di moda. Non solo a causa del suo Monte Paschi, del quale siamo diventati finanziatori a nostra insaputa ma soprattutto perché in questi ultimi giorni la politica nazionale sta cominciando ad assomigliare sempre più alla mossa del suo celebre Palio, assorbendone le dinamiche e i modelli comportamentali.

L'avete visto tutti almeno una volta in televisione, se non dal vivo nella Piazza del Campo. Uno per uno, i dieci fantini delle contrade sorteggiate a disputare il Palio vengono chiamati a schierarsi dietro al canape della linea di partenza. L'ultimo ad essere chiamato partirà di rincorsa, dietro a tutti gli altri. 
Avrete notato che questa operazione, la mossa, viene ripetuta per molte volte prima che la gara possa iniziare. Se uno solo dei cavalli non è in posizione, il mossiere rimanda tutti fuori e si ricomincia con la chiamata. Due, tre, fino a dieci volte e più. Non c'è un limite se non alla sopportazione di chi, da non senese, non riesce ad apprezzare la bellezza di questa manfrina.

Degli amici senesi mi spiegarono come funziona la mossa e perché sembra quasi impossibile riuscire a far finalmente partire una decina di cavalli imbizzarriti ed ingovernabili, guidati da fantini altrettanto incontrollabili.
La mossa, nonostante sia regolata da norme, ne prevede l'assoluta inadempienza. Tutto è lecito in quei momenti.
I fantini si agitano e non rispettano volutamente la posizione assegnata, aiutati da cavalli parecchio alterati se non a volte strafatti; parlottano tra loro, si spingono, si danno di nerbo, si insultano e soprattutto contrattano. Pare che in quei concitati momenti prima della mossa, girino soldi, molti soldi. Ogni fantino ha un budget messo a disposizione dalla sua contrada per comperare avversari e consolidare alleanze. Perché quando la fiasca decide l'ordine di partenza, accanto potrai ritrovarti la contrada amica o quella nemica. Il tuo fantino potrà scegliere tra lealtà e tradimento. Se rispettare i patti o farsi convincere dagli avversari.
In ogni caso, e questo è il bello della gara, una volta superata la mossa, le strategie, i tradimenti e i colpi bassi, non contano più. Contano i cavalli e la bravura dei fantini a superare gli ostacoli e ad arrivare in fondo ai tre giri di campo. Il risultato finale rimane governato dal caso, dal grado di inclinazione con il quale il cavallo affronterà la curva di S. Martino.

La politica italiana e il Palio di Siena. Mi candido, non mi candido. Ovvero, entro o non entro dietro al canape; posso e voglio stare a fianco di quello o no? Se entri tu allora esco io. Quello mi spinge, l'altro mi prende a nerbate. Allora non mi candido e si ricomincia, perché gli altri, per decidere cosa fare stanno aspettando la tua mossa.
C'è il drappo in palio, appunto, ma potrebbe esserci qualcosa di più concreto, che vale tutto l'anno e gli anni a venire e non solo i pochi frenetici minuti della gara al massacro. L'equivalente delle strategie durante la mossa, appunto, che probabilmente governano la città di Siena per tutto l'anno successivo. Tanto per essere chiari: Monti corre per il Palio delle elezioni o per il settennato al Quirinale? 
Ecco, la retrocessione al Medioevo dell'Italia passa anche attraverso la riduzione a disfida tra contrade della cosa pubblica. Sperando che dopo il Medioevo ci sia di nuovo un Rinascimento e non ancora un balzo all'indietro nella preistoria delle clave.

Nella mossa che precederà le prossime elezioni, ci sono contrade amiche e nemiche ed altre che fingono di esserlo. Ci sono cavalli dopati, cavalli bolliti, cavalli sopravvalutati e quelli che dopo aver vinto una gara non hanno vinto più nulla. C'è quello che è già predestinato a spezzarsi la zampa alla curva del Casato e quello che farà l'exploit, la giovane promessa. 
Forse si rispetteranno le regole e forse no. A differenza della gara di Piazza del Campo, questo è un gioco che coinvolge un continente, se non il mondo intero, non una città. Anche qui girano soldi, ma molti di più di quelli che può intascarsi il più scafato dei fantini e più di quanti possiamo immaginare. 
Mi candido, non mi candido. Forse mi candido se si candida lui e se non si candida quell'altro, ma quell'altro sta aspettando che non si candidi quello così non mi candido io. E noi siamo solo spettatori, come quelli del Palio vero.

giovedì 20 dicembre 2012

Facce da poker


Il regime shockeconomista viaggia spedito verso la consacrazione finale grazie ai suoi volonterosi e smaniosi collaborazionisti piddini e centraioli e noi siamo talmente tramortiti dall'oppio della propaganda mediatica che rischiano di sfuggirci alcune notiziole della serie 2+2=4. Toglietevi dal grugno quell'espressione da fumeria cinese come Noodles nel finale di  "C'era una volta in America" di Sergio Leone ed ascoltate.

Oggi i giornali online sono pieni delle immagini e dei resoconti del Triumph des Willens del Monti operaio, applaudito (dice la Repubblica) dai dipendenti FIAT di Melfi durante la visita allo stabilimento assieme ai feldmarescialli Elkann e Markionne. Addirittura L'Huffington Post titola, riferendosi al solito discorso terroristico "del baratro", a sedicenti "Toni da Churchill", riuscendo a superare forse certe vette del vecchio Rude Pravo.
L'Annunziata forse si rammarica che non siamo in giugno, perché così Monti avrebbe potuto trebbiare a torso nudo tra il plauso dei lavoratori agresti delle fertili terre italiche.

Non eravano abbastanza  furenti per le notizie del bailout della banca MPS, finanziato con i nostri sudati soldi attraverso i Monti bond, successori dei Tremonti bond del passato governo e che saranno seguiti, chissà, dai 'Nti bond fino all'esplosione finale del bubbone marcio. Una cifretta che si aggirerà, alla fine, sui 4,45 miliardi di euro e che l'Europa fa finta di non voler concedere. Una cifra che corrisponde circa alla cessione del quinto dell'IMU. Un aiuto di stato giustificato dalla solita scusa che "le banche non possono fallire". I poercrist si, invece.

Non bastasse questo, ora scopriamo che il governo intende spremerci anche attraverso la nuova tassa comunale sui rifiuti (eredità anch'essa del passato governo) - con i legaioli che scopriranno le delizie del federalismo fino in fondo - e soprattutto grazie alla prossima autorizzazione all'apertura di almeno 1000 sale da poker. Badate bene, non scuole, ospedali o RSA per anziani, ma bische. Quand'è che siamo stati annessi allo Stato del Nevada? Ne hanno parlato poco, è vero, ma se l'hanno fatto, e ciò è allucinante,  l'hanno fatta passare per una cosa normale.
E' quasi disperante ricordare che la ludopatia - la dipendenza dal gioco d'azzardo - è una malattia che spinge tante persone a giocarsi lo stipendio appena incassato alle macchinette, ad indebitarsi con gli strozzini e che alla fine getta sul lastrico intere famiglie, ma a questi dottor morte in loden non interessa. Tutto va bene per far cassa e foraggiare la finanza. La finanza casinò, appunto.

Accennavo alla formula matematica del 2+2=4. Beh, un anno fa esatto, poco prima della messa in mobilità del caimano da parte dei golpisti con il silenziatore, si parlò molto dell'entrata di Iddu nel bisinissi del gioco d'azzardo attraverso la Glaming, società controllata al 70% dal gruppo Mondadori.
Non solo, ma in uno degli ultimi atti del suo governo, in un maxiemendamento, si scoprì che l'aumento delle aliquote per chi vince più di 500 euro al gioco d'azzardo non sarebbe valso per il poker online. Combinazione, proprio il nuovo ambito di interessi di babbo e figlia caimani e l'ennesima legge ad personam. Questo giusto per ripassare ciò che è stato B. al governo, visto che sembriamo dimenticarcene.
Ebbene, venendo ai giorni nostri, l'approvazione nel DDL di stabilità dell'apertura delle nuove sale da gioco - quando ci sarebbero mille altre priorità di interesse generale - a me puzza tanto di regalo di Natale e di mantenimento della linea di continuità e contiguità con il governo degli interessi particulari di chi sapete.Un modo per tenerselo buono? Soprattutto quando in ballo c'è l'autorizzazione o meno proprio del poker live, ancora in forse.  Ah beh, comunque Bersani ha detto che la prima cosa che farà al governo (ma quanto si strugge per il potere, l'umarell) sarà la legge sul conflitto di interessi. Possiamo stare tranquilli.
Però consolatevi. Mentre autorizzano la moltiplicazione delle bische dove gli italiani si illuderanno di potersi arricchire, i banchieri proibiscono, sempre nel DDL, la pubblicità del gioco d'azzardo in TV. Una bella ipocrisia pretesca da neodemocristiani.

E allora capite che, in questo schifo istituzionale, in questa deriva da mafia state, la notizia che Renato Vallanzasca, il bandito della Comasina, il bel René, di giorno lavora presso una ricevitoria del lotto, non ci stupisce più di tanto. Anzi, ci sembra la notizia più normale di tutte.

martedì 18 dicembre 2012

Affettano cipolle e la chiamano commozione



Prima di proseguire nella lettura scrivete per precauzione sulla lavagna questo postulato: "Qualunque cosa coli, o meglio, percoli dallo schermo televisivo è fatto per fregarci." 

Questo è il paese dove si crede che ciò che affabulano degli attori su un palcoscenico, specialmente comici e guitti, sia la realtà politica o peggio, la rappresentazione della nostra realtà fattuale.
Questo è il paese dove la televisione assolve a livello di massa il compito che hanno i professionisti del sesso: quello di illuderci di essere amati. Chi crede alla televisione è come quello che crede al miciobellobamboccione della mignotta. 
E' un inganno nel quale cade inconsapevolmente anche il cliente B. che, occupando il boudoir di una delle sue dipendenti per un pomeriggio intero, dimentica il fatto che i suoi monologhi ai confini del delirio geriatrico di solito li si sopporta solo se c'è la busta con dentro le carte da cinquecento all'uscita. 
La televisione è un mostro che divora i suoi figli. Sopraesposizione mediatica, effetto rebound ed effetto boomerang saranno la nemesi del grande comunicatore, non preoccupatevi.  Quindi prima o poi assisteremo al fenomeno dell'italiano che, appena gli compare il vecchio padrino sul 32", vomita a getto il minestrone sul tappeto.
Ma non parliamo più di lui, dimentichiamolo. Torniamo agli affabulatori che ben più subdolamente spacciano l'oppio televisivo in grandi quantità come Fabio Fazio e Roberto Saviano, ma soprattutto Roberto Benigni.

Lunedì sera su Raiuno è andata in onda la reductio ad panem et circenses della Costituzione intitolata "La più bella del mondo" - si, proprio con questo titolo da concorso di miss. Un programma che ha fatto 12 milioni e rotti di telespettatori. Come la finale dei mondiali, Sanremo o l'ultima puntata della Piovra dove ammazzano Cattani. Sapete, uno di quegli eventi  che non si possono non guardare.

Su Twitter stamattina c'era da prendere le cinghiate a parlare male del grande momento di commozione cerebrale che ci aveva offerto Benigni. Tutti a dire che era ora che si parlasse di Costituzione in Tv, che meglio così che non parlarne affatto e via con il "qui una volta era tutta Costituzione." Che poi il giorno dopo la Costituzione tornasse ad essere calpestava fregava niente a nessuno.

Come diceva il postulato dell'inizio? La televisione vuole fregarci, sempre. Lo fanno perfino Superquark,  il programma cazzuto d'inchiesta che, non te ne accorgi, ma magari ti rifila la sola e il salotto buono dei giornalisti martiri tornati dall'esilio che ogni settimana dicono di fare informazzzzione ma poi non sanno fare a meno del freak, dei wrestler e degli elementi decorativi acefali perché devono fare audience e senza quelli, ciccia.  

Benigni, per tornare al protagonista dell'ultimo orgasmo televisivo plurimo e collettivo, è quello che, come ricorda oggi anche Gianni Petrosillo, i lager li hanno liberati gli americani perché il carrarmato russo era troppo comunista.
Benigni, non essendoci più in giro dei Berlinguer da prendere in braccio, sceglie sempre più spesso testi ed argomenti a rischio zero ed incontestabili. Roba a prova di bomba e acchiappapplausi, con l'aggravante della paraculaggine.
La Divina Commedia: e chi avrebbe coraggio di contestare l'Alighieri, il sommo poeta? Mica parliamo di un Moccia qualsiasi. L'olocausto. Qui ci scappa l'Oscar, pur con le libertà storiche suddette. Ora la Costituzione. Forse nemmeno l'ultimo degli anarchici del Ponte della Ghisolfa avrebbe qualcosa da ridire. Insomma, a Benigni piace vincere facile. Lo dimostra l'aver rispolverato, per scaldare la platea, un repertorio di battute antiberlusconiane che è ormai vecchio quanto ciò che combatte. Un mezzuccio accalappiapiddini che svela ancora di più la strumentalità dell'intera operazione mediatica di ieri sera.
Insomma, se pensate che l'abbiano fatto per amore della Costituzione vi sbagliate. Hanno cercato di addormentarvi il nervo in previsione del discorso di fine anno di chi la Costituzione l'ha ampiamente e ripetutamente violata negli ultimi anni e continuerà a farlo perché nessuno glielo impedisce.
Benigni ci parli del MES, del MUOS, di Taranto, delle carceri  - ma con un po' più di convinzione di ieri sera - e forse lo sentiremo meno paraculo e saremo meno severi con lui. Non è questione del cachet a sei zeri; è che, suvvia, ora che ci avete dormito su, pensate che era solo un attore che recitava una parte, secondo un copione. Ci ha messo passione. Grazie, come attore è bravo.

Del resto anche Meryl Streep ha interpretato con passione e bravura Margaret Thatcher ma non per questo diventiamo thatcheriani.
A proposito. Se mi date 6 milioni di euro vado in TV a dire quanto è bello, giusto e commovente l'ordoliberismo alla Von Hayek.



domenica 16 dicembre 2012

Un euro e venti


Mi è arrivata la tredicesima. Sono € 986,20. Domani di IMU pagherò € 985,00 a saldo (totale di quest'anno € 1.535,00.) Mi rimangono quindi, da scialacquare per le feste, €1,20.
Avvertenza: come ho già spiegato qui, non vivo nella Reggia di Caserta, ho ereditato la casa dei genitori che mi viene conteggiata come seconda perché, ahimè, essendo il mercato immobiliare bloccato, non si vende. Ma non crediate che a chi possiede una prima casa sia andata meglio. Un amico che vive in una normalissima villetta a schiera mi ha detto di aver pagato in tutto € 1.100,00.
E poi io sono fortunata, ho un tetto e uno stipendio. Penso a come si sentiranno i terremotati ai quali è stato richiesto lo stesso il pagamento dell'IMU nonostante il danno subìto quest'anno. 

Se qualcuno è bravo con i calcoli, mi piacerebbe sapere per curiosità, tenendo conto che su uno stipendio medio mensile di 1000 euro me ne vengono già detratti 400, sempre in media; aggiungendo questa patrimoniale di 1.535 euro, a quale minchia di pressione fiscale sono stata sottoposta quest'anno, in percentuale. Per salvare MPS, per salvare l'euro, per salvare l'anima de li mortacci loro e mantenere i privilegi dei delinquenti pagati a soldi, aragoste e puttane, per rovinarci e svendere il paese agli avvoltoi della globalizzazione.

Tra l'altro questi soldi ci vengono sottratti dalla parte netta dello stipendio, senza tenere conto della proporzionalità dell'imposta sul reddito. Una cosa assolutamente incostituzionale e che nessuno fa notare. Ma forse la cosa è voluta, visto che il liberismo colpisce sempre con fredda determinazione e particolare accanimento la classe medioborghese, quella che bisogna stare attenti che non si arricchisca e anzi, far sì che sprofondi prima o poi nel proletariato facendole pagare anche le tasse che non può pagare, esentando allo stesso tempo la Chiesa e la neoaristocrazia, l'Oligarchia del denaro. Paga solo la borghesia, insomma. Sarà, ma questo copione sembra quello del remake della Bastiglia.

P.S. Non l'ho visto, per fortuna, ma mi dicono che il vecchio padrino ha promesso oggi in TV di togliere l'IMU. Che vi avevo detto? E ci sarà chi gli crede, pure.

mercoledì 12 dicembre 2012

E' tutto solo teatro?



"Sono molto preoccupato, B. la deve smettere, così butta un anno di sacrifici degli italiani". (M. Monti)

L'altro giorno parlavamo di palle ed ecco oggi la sintesi dell'ultimo teatro italiano del mendacio con relativa quadratura del cerchio. I due più fenomenali bugiardi sul mercato, Monti ( che dovrebbe dire che un anno di sacrifici è già stato buttato a causa della sua opera) e B. che, sul Galibier della recessione e della passione (nel senso cristologico) dell'euro, si passano la borraccia come Coppi e Bartali e si tirano la volata. Rivali ma anche no. Perché, tornando alla farsa italiana, questo è il sospetto che cresceva sempre di più nelle ultime ore. Che fosse solo teatro. La ridiscesa in campo, i me ne frego, il B. in versione antieuro. Spettacolo, anzi, avanspettacolo. Ma dici davvero?
Ho cominciato a scrivere questo pezzo oggi pomeriggio e, puntualmente, in serata arriva la notiziona: B. si fa da parte se Monti si candida come leader dei moderati. O forse no, ma le sue fluttuazioni sono ormai note e sono solo un modo per rilanciare.

E' proprio vero che la cronaca deve sedimentare per poter essere interpretata correttamente e divenire in seguito, col tempo, storia. La botta calda non è mai buona consigliera. L'altro giorno abbiamo quasi creduto che B. volesse veramente danneggiare lo sforzo compiuto dal governo tecnico di "salvare l'Italia dal baratro" (la madre di tutte le palle tecniche) risalendo dall'avello dove era stato sepolto vivo un anno fa. Tutti noi siamo caduti nel tranello di andare ad armarci di paletto di frassino per combattere il vampiro risorgente (ed io con questo post)  ma lui, che riesce sempre a mettercelo nel culo anche dal davanti, penso proprio che ci abbia fregati di nuovo. Vi è piaciuto 'o teatro, eh? Cari papiminkia, mi sa che stavolta vi ha proprio venduti, vi ha traditi in cambio di un bel piattone di lenticchie che fanno soldi.

Il sospetto. La riflessione. In fondo lo spread non era cresciuto poi di così tanto il giorno dopo il ritorno. Se pensiamo ai "fate presto" urlati del Sole24Ore l'anno scorso, sarebbe dovuto schizzare a 500 o, per lo meno, a 400. Invece, nonostante la drammatizzazione ibseniana dei giornali reggimoccolo, lo spread non ha superato i 360 punti. Non solo, il titolo Mediaset, dopo mesi di vacche magre è risalito assieme allo spread. Ma guarda un po'. Nemmeno la Borsa ha sofferto più di tanto.
Combine? Partita truccata con il portiere che si lascia fare gol? In fondo quei due, M. e B. lavorano per gli stessi padroni, sono della stessa razza e perseguono gli stessi scopi. Basta promettere al ricattabile un po' di ossigeno per l'azienda e qualche altro bonus magari giudiziario e lui si presta volentieri a fare il numero del Bagonghi antieuro. Come un vecchio pugile alla rentrée è disposto a prendere perfino qualche cazzotto se la borsa è sostanziosa.

Monti, che l'anno scorso sembrava non dovesse mai candidarsi a premier perché l'esautorato dal golpe aveva posto come condizione per togliersi di mezzo l'aut aut della sua incandidabilità, ora ha l'alibi perfetto per non solo ambire a Palazzo Chigi ma al Quirinale. Vanitoso com'è non credo che se lo farebbe dire due volte di andare ad abitare al Colle. Tanto il  Bersani premier eseguirebbe scrupolosamente gli ordini della Troika al posto suo.
Quindi, dopo il finto attacco, la false flag della ridiscesa in campo der puzzone e le dimissioni anticipate della volpe bocconiana, ecco la scusa per invadere l'Afghanistan, ovvero portare a termine le famigerate riforme, ovvero la cinesizzazione, dopo la Grecia, dell'Italia. Tutti d'accordo alla faccia degli italiani. Con la Germania che faceva la preoccupata per il ritorno di B. ed evitava scrupolosamente di farsi i cazzi propri, con ciò ribadendo, en passant, il suo ruolo dominante. Con Martin Schultz che si prendeva la sua rivincita annunciando che avrebbe suggerito B. per il ruolo di Bagonghi in un film che si sta realizzando a Berlino sui circhi. Non ha detto proprio così ma il senso era quello.

E B.? Ha avuto per un attimo l'occhio di bue su di sé e per il suo ego ipertrofico è balsamo ringiovanente. Nel copione della farsa dei prossimi mesi, nella parte a lui assegnata, c'è scritto che dovrà interpretare quello che confonde il pubblico ridicolizzando la sacrosanta critica all'euro, facendola sembrare bieco antieuropeismo ed attirando quindi su di essa la riprovazione generale.

Non c'è a tutt'oggi un partito che voglia far propria una proposta di uscita dall'euro e riappropriazione della sovranità monetaria, invertendo la rotta del liberismo neomercantilista suicida in favore di politiche di rilancio dell'economia reale di stampo neokeynesiano.
Si, la Lega blatera qualcosa riguardo all'euro ma senza cognizione di causa, per puro bastiancontrarismo. E poi comunque  è affetta dall'handicap di vedere solo con un occhio, quello che è fisso sul nord. Per rilanciare un paese bisogna andare oltre i localismi.
Non c'è un partito dell'uscita dall'euro ma potrebbe sempre arrivare - visto anche l'interesse degli inglesi per l'argomento e i moniti provenienti dal mondo dell'economia internazionale -  ed ecco quindi la necessità di svilire, ridicolizzare, mediante il migliore dei guastatori, le sole idee che potrebbero rovinare il gioco e farlo fallire.
Non è un caso che i partiti che fingeranno di scannarsi alle prossime elezioni siano tutti appartenenti, destra, sinistra (con qualche eccezione di partitini extraparlamentari) e centro, al partito unico dell'euro. In questo senso le elezioni saranno una farsa. Perché chiunque vinca, compresa l'ipotesi remota ed improbabile ma non impossibile B., ad essere messa in pratica sarà l'agenda Monti, ovvero l'agenda della Troika, l'unica opzione possibile. Sono questi partiti proeuro per principio a pilotare il Titanic e sono tutti entusiasti di andare a catafottersi contro l'iceberg. Ci vanno perché non vogliono ammettere di aver fatto male i calcoli e perché sono convinti che gli iceberg si autoregolino, che si faranno da parte all'ultimo momento per far passare il loro transatlantico liberista. Con noi rinchiusi nella stiva, purtroppo.

lunedì 10 dicembre 2012

Tutte le palle di Natale

Quando farete l'alberello, il nordico albero di Natale perché ve lo chiede l'Europa, al posto del terrunciello presepe, ricordate di adornarlo con le numerose palle che vi offre questa realtà romanzesca italiana. Ve ne suggerisco qualcuna con relativo commento ma voi saprete trovarne sicuramente altre, sì da rendere ancora più splendente il simbolo di questo Natale che quest'anno quasi nessuno ha voglia di festeggiare.

"Monti ha salvato l'Italia."
Questa è la palla più grossa di tutte, visto che Monti ci lascia - e se ne va ma non pulisce il water - con cifre spaventose dal punto di vista della disoccupazione - all'11,1%,- del debito con l'estero (che è il vero problema, non quello pubblico, altra palla), del PIL e di tutti gli indicatori economici. Monti è riuscito perfettamente in un compito solo: quello di farci entrare completamente nel recinto dei PIIGS, usando la picana Fornero, la coccodrilla che prima ti mangia la pensione e poi piange tanto, porella.

"Vi tolgo l'IMU." 
Questa palla potrebbe passarvela, tramite il mezzo televisivo tuttora di sua proprietà, un signore mummificato che è stato recentemente risvegliato dal suo sonno millenario a causa di un persistente profumo di soldi, in perdita, proveniente dalla sua azienda ammiraglia Mediaset. Nel tentativo di balzare di nuovo in sella cercherà di offrirvi, oltre a quella dell'IMU, altre palle multicolori, ma non credetegli. Anzi, se proprio dovete guardare la TV nelle prossime settimane e volete comunque sentire fin dove ha il coraggio di arrivare con le menzogne, mettete tappi di cera alle orecchie dei vostri famigliari e fatevi legare ben stretti all'albero di Natale, come Ulisse nel capitolo delle sirene.

"Chissà dove saremmo ora senza l'euro"
Questa è una delle palle della confezione del perfetto eurominkia, assieme alle carriole di euro in fiamme al largo dei bastioni di Piazza Affari (per colpa dei raggi B.), alla spesapubblicaimproduttiva e allo "staremmo ancora a svalutare la nostra liretta". Palle, palle ed ancora palle, visto che proprio l'euro è la nostra attuale iattura. 

"Abbiamo vissuto finora al di sopra dei nostri mezzi".
Questa è la palla avvelenata che chi ha deciso di papparsi le nostre risorse, i conquistadores neomercantilisti  dell'eurozona, utilizzano con i volonterosi collaborazionisti eurominkia sul territorio di conquista. Si abbina di solito alla gemella "ce lo chiede l'Europa" ed entrambe hanno la funzione degli specchietti e delle collanine.

"Il problema adesso non è B." "Il problema adesso è B." 
Palla bifronte. B. non è il problema ma è uno dei  problemi.
Con la maggioranza dei mezzi televisivi nelle sue mani (grazie sinistra!) ha ancora troppo potere e lo usa per i suoi interessi, non certo per i nostri. Prepariamoci ad un vero bombardamento di palle caricate a menzogne, come mai prima d'ora. Ad un Pinocchio in pieno trip "shock and awe".

"Abbiamo comunque riacquistato autorevolezza". 
Palla presuntuosa. Per gli europei siamo sempre i soliti terroni di merda. Un loden non fa primavera.

"L'agenda del PD non è quella di Monti". (Sentita ieri sera da Vendola).
Questa è la più grossa tra le palle rosse. Di vergogna. Voi lo sapete, infatti, se seguite questo blog, che Bersani si strugge di diventare il Pierluigi Pétain della prossima repubblica di Vichy 2.0, ovvero il commissariamento dell'Italia da parte della Troika che subentrerà a Monti. Il PD ha il Fiscal Compact in tasca e ha tutta l'intenzione di usarlo, anche se è una roba totalmente illegale ed invalida dal punto di vista giuridico perché entra in collisione con tutti i vigenti trattati europei ed equivale alla morte della democrazia. Sappiatelo.

sabato 8 dicembre 2012

Macché Cavaliere Oscuro di ritorno, questo è solo il ghigno del Joker


B., che era solo in standby e non se ne era mai andato, come quei dolci di sale della sinistra credevano, ritorna e pretende di tenere ancora in ostaggio questo paese, imponendo il suo corpaccione bolso e la sua faccia da Mao sfigurato e dettando le condizioni di un vero e proprio ricatto. Quando andrete in banca a pagare l'IMU, nei prossimi giorni, per associazione, pensate a quanto ci costerà ancora questo signore e se non valga la pena davvero di fargli un'offerta perché si levi dai coglioni una volta per tutte. Una roba tipo "ti cancelliamo i processi e tu torni puro come la vergine Maria ma il giorno dopo vendi le televisioni, prendi il ricavato e gli altri tuoi merdosi quattrini, la tua famiglia e kitammuort e te ne vai per sempre dall'Italia". Offerta last minute prendere o lasciare. Altrimenti ci arrabbiamo sul serio. (Detto da quelli che contano veramente, s'intende, non da un pirla qualunque).

Se fosse un leader, come crede e purtroppo troppi italiani ancora credono, e se avesse un pelo a cuore questo paese, dato che Bersani non vede l'ora di interpretare il ruolo di Pétain nella prossima repubblica di Vichy commissariata dalla Troika - roba che rimpiangeremo Monti e la Fornero -  giocherebbe la carta di un'alternativa al "ce lo chiede l'Europa", alla dittatura imposta dalle banche e alla perdita totale della democrazia e della libertà stabilita dal Fiscal Compact dell'euronazismo. Tenterebbe di invertire la rotta verso il disastro annunciato dell'euro.
Ma io credo che non lo farà perché non ne ha la competenza, le palle - perché lo farebbero fuori nel senso letterale del ternine - perché è un incapace e soprattutto perché anche lui è parte del gioco. E' in conflitto d' interessi, e non è una battuta. E' troppo invischiato nei nostri sfaceli, direbbe Gaber. Anche le sue aziende sono too big to fail ed è per questo che è ancora in grado purtroppo di condizionare la nostra vita. Ora sta solo negoziando con la Troika, come ha sempre fatto con tutti i poteri con i quali ha avuto a che fare, per salvarsi. Per l'ennesima volta. Forse sta già pensando di offrirci come merce di scambio.

B. è solo un cialtrone, il più grosso bluff imprenditoriale dopo il big bang, un fallito genetico, uno che, nonostante abbia avuto a disposizione il potere quasi assoluto per diciassette anni, è ancora qui a tentare di evitare di portare i libri in tribunale. E' stato buono fino ad ora e viene da pensare: chissà se Renzi avesse vinto le primarie se non avrebbe contato su quella pezza d'appoggio e non avrebbe fatto tutto questo scarmazzo. Si fa per malignare, ovviamente.
E' una vera maledizione che dobbiamo subire ancora il ricatto di quest'essere. Se solo gli italiani capissero una volta per tutte che a lui è sempre interessato solo il suo culo e nient'altro e lo bastonassero sonoramente alle elezioni, forse i numeri scarsi gli impedirebbero di condizionare la politica già precaria di questo paese. Ora lo può fare perché campa ancora della rendita dei voti che prese nel 2008.
Tenterà di proporsi come salvatore della patria ma, appunto perché sa che non glielo lascerebbero fare, ingannerà un'altra volta gli italiani usandoli come scudi per il suo tornaconto personale. Forse stavolta potrebbe veramente essere costretto a gettare la maschera definitivamente e a mostrare la sua vera faccia e ad imbastire la campagna elettorale sulla sua buonuscita, come un ricattatore da quattro soldi.
Sperando di levarcelo un giorno per sempre di torno. Magari perché avrà pestato i calli giusti una volta di troppo. 

mercoledì 5 dicembre 2012

Il ritorno dei crucchi


Questa frase del Dottor Stranamore, opportunamente tradotta in tedesco, potrebbe diventare il motto mancante sulle banconote dell'euro, l'emblema delle velleità di tanti europeisti fuori e mercantilisti dentro che stanno imponendoci un nuovo Reich monetario con al centro la Germania ritornata Uber Alles grazie ad Angela Merkel e Wolfgang Schäuble.
L'idea del sacrificio "per il tuo bene" potrebbe diventare anche l'epigrafe sulla lapide dell'Eurozona, dato che stiamo parlando di una gigantesca corsa verso l'auto ed eterodistruzione, come l'altra volta, che la Germania ha imboccato forse senza nemmeno rendersene conto. L'unica differenza è che per ora non ci sono camini che fumano ma la campagna di Grecia, quella d'Italia e in generale del Sud Europa sono già cominciate e stanno già lasciandosi i morti alle spalle. Sono ancora morti che camminano, che non sanno di esserlo ma che qualcuno riesce già a vedere.
Perché dico che finirà male? Perché l'Eurozona, creata per favorire il neomercantilismo di Germania e paesi nordici suoi satelliti, sta imboccando un sentiero buio dove i fantasmi dello schiavismo nazista possono essere risvegliati con un sussurro da un momento all'altro.
I tedeschi si sono creati anticorpi contro la barbarie, certo, ma i suoi dirigenti e i suoi industriali, che tanto beneficio ottennero dal nazismo e che in gran parte non pagarono un marco per i loro crimini a Norimberga, hanno un sistema immunitario adeguato a resistere alla Grande Tentazione?
Davvero, nessuno si sta rendendo conto che abbiamo offerto alla Germania l'ennesimo pretesto per guardare troppo nell'abisso, perdere l'equilibrio e trascinarci tutti con sé?

La loro idea di conquista ora non è più il predominio della razza ariana ma la neoplasia dell'etica protestante del capitalismo. Quella che recita, nella sua ultima versione: "Se vuoi mangiare devi meritartelo, devi pareggiare il bilancio". Che, visto che si parla di ripagare i debiti ad uno strozzino, è impossibile. E' il supplizio di Tantalo in stile bancario. 
Siccome quando partono in quarta non li ferma nessuno, ci costringeranno, con crucca ostinazione e se non ci ribelliamo in tempo, a rovinarci per inseguire la chimera del pareggio, anche se vorrà dire la fame. 
E qui però comincia la vendetta. Quando i paesi del sud Europa saranno stati retrocessi al medioevo - curiosamente la sorte che gli americani avrebbero voluto per la stessa Germania con il Piano Morgenthau dopo la II guerra mondiale - e la loro domanda di merci tedesche sarà quasi nulla, e magari qualche grosso mercato asiatico sarà già esploso come un ingordo Mr. Creosote, i tedeschi a chi imporranno la loro offerta? A chi venderanno la loro robaccia cinese travestita da tedesca con i marchi LIDL, DEICHMAN, TAKKO e compagnia se gli europei terroni impoveriti non potranno comperargliela? Ce la faranno solo con i marchi di qualità, con l'alta tecnologia, le automobili, le lavatrici indistruttibili? Peggio ancora, per quelli ci vogliono ancora più soldi. 
Senza contare che, grazie alla svalutazione interna, ovverosia all'erosione dei salari e il conseguente impoverimento di sempre più cittadini tedeschi, per l'ossessione di ridurre l'inflazione spettro di Weimar, la Germania avrà già ridotto anche la domanda interna. Come l'altra volta, il popolo tedesco finirà nel tritacarne finale pagando un prezzo altissimo di povertà e sofferenza.

Ieri Angela Merkel è stata rieletta capa del suo partito, la CDU, con un imbarazzante 97,9% di voti. (*)
Il mio professore di statistica, tanti anni fa, diceva che percentuali oltre il 70% in politica sono sempre pericolose ed il pericolo cresce quanto più ci si avvicina al 100%. Diceva anche che sono percentuali sempre dubbie.
Non c'era proprio nessun'altro meglio di Merkel o al suo posto potrebbe esserci chiunque, tanto il voto è al principio e non alla persona e quindi il 97% bulgaro è il plauso alla cruccaggine della Kaiserin nella difesa ad oltranza del principio? Viene da chiederselo.
Angela Merkel non è né Goethe né Von Clausewitz ma una mediocre burocrate proveniente dalla Germania Est. Portatrice, di conseguenza, di un gigantesco complesso di inferiorità rispetto all'Ovest e di una mentalità che non può essere stata che quella ristretta di chi è vissuto sotto una dittatura, ha sicuramente anelato alla libertà ma poi, ottenutala, non riesce a fare a meno di agire coattivamente l'autoritarismo dell'imprinting. La psicologia di Merkel è rivelata dal suo guardaroba. Una giacca sempre uguale, una divisa maoista che lei crede di rinnovare e diversificare cambiandone il colore. L'effetto è quello del camaleonte, che cambia si aspetto e si adatta all'ambiente, ma sotto sotto è sempre il solito animalaccio grinzoso.
Con la sua ostinazione e rigidità Merkel è perfetta per fare da agente all'interesse del grande capitale tedesco. E' come una Trabant, inguardabile ma che va ancora. Perché cambiarla? 

Wolfgang Schäuble è il motivo per cui mi è venuta l'associazione con il dottor Stranamore di Kubrick. Quello che rivela nel finale la sua natura nazista con il celeberrimo "Mein Fuhrer, io cammino!"
Il ministro delle finanze della Merkel è nato nel 1942, anno di Stalingrado e della Soluzione Finale. Ancora l'imprinting. E' figlio di un consulente fiscale, ha studiato economia, ha sposato un'economista; probabilmente in cuor suo odia tutto ciò che ha a che fare con l'economia. 
Schäuble non è strettamente un friedmaniano, dato che ammette il fallimento del liberismo nell'autoregolamentazione del mercato, quindi dev'essere qualcosa di peggio.
In Italia la sua profetessa è la Fornero, quella dei choosy viziatelli dediti all'abuso di pasta al pomodoro sotto il sole. Entrambi si riempiono la bocca con la parola riforme, che non promette mai nulla di buono. Come tutti gli impotenti - è paralizzato sulla sedia a rotelle a seguito delle conseguenze di un attentato avvenuto nel 1990 - inconsciamente vuole rendere la vita difficile agli altri e probabilmente la notte rimane sveglio pensando a come infliggere nuove riforme agli europei fannulloni del sud e convertirli al luteranesimo più hard al cui confronto il cilicio è una goduria. 
Se si assopisce per un attimo, sogna probabilmente di passare le vacanze a Rimini, divenuta interamente di proprietà di un fondo tedesco e con le spiagge popolate solo da tedeschi, olandesi e finlandesi, con gli sguatteri italiani ai quali è rimasta solo l'unica soddisfazione di pisciare nelle loro suppe.



(*) Hitler, nelle ultime elezioni "democratiche" del 1933 si accontentò del 43,9%.

domenica 2 dicembre 2012

L'uomo bisegretario



Le tre leggi della robotica versione piddina. (Asimov revised)

1. Un piddino non può recar danno a un segretario né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un segretario riceva danno.
2. Un piddino deve obbedire agli ordini impartiti dai segretari, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
3. Un piddino deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.


C'è un profumo in giro che, più che di finistra, sa di Bulgaria. E poi davvero qualcuno pensava che le primarie del PD, nonostante i neocon, i poteri forti e i cosiggiovani, non sarebbero state vinte dal segretario del PD? Andiamo... Siam mica qui a stritolare passerotti in mano e a sparare ai tacchini sul tetto. 

sabato 1 dicembre 2012

Il Neorenzi


Matteo Renzi mi ricorda il protagonista de "L'avvocato del diavolo", Kevin Lomax. Un giovanotto capace ma tremendamente ambizioso che viene accalappiato dal Diavolo affinché diventi il suo agente speciale sulla terra. 
Renzi si è ritrovato candidato a sinistra perché si è prestato a sfruttare lo stesso equivoco che fece considerare di sinistra uno come Tony Blair. Una sinistra che si autoproclama tale ma che non lo è. Che, nonostante il raggiro, riesce a babbiare i boccaloni addestrati ormai da decenni a vergognarsi di essere di sinistra e a dimenticare quali siano i principi irrinunciabili della sinistra. Ne elenchiamo qualcuno, anzi il più importante? La difesa sempre e comunque delle classi più deboli e meno rappresentate contro le lobby di influenza legate soprattutto al potere del denaro. Altro che Cayman, neoliberismo a schiuma frenata, il cuore è uno Zingales e va, l'Ichino di fronte allo scoglio dei poteri forti e il profumo inebriante di destra monetarista e nuovo secolo americano.

L'altra sera quando, rispondendo di politica estera nel confronto con DonPeppone, tra tante emergenze internazionali disponibili, ha fatto quel pistolotto ormai cult sulle ragazze iraniane che non possono andare a ballare, ho capito che colui che parlava non era il sindaco di Firenze o il candidato cosìggiovane di centrosinistra ma il diavolo in persona. Un caso di possessione diabolica, insomma. L'Iran infatti è l'ossessione personale di Michael Ledeen e il prossimo obiettivo della trentennale guerra contro il terrorismo del Nuovo Secolo Americano. Coincidenze?
Già in un altro post avevo parlato della frequentazione del Giamburrasca descamisado con uno dei più famigerati falchi neoconservatori americani, già mentore di un'altra giovane promessa non mantenuta della politica italiana, Daniele Capezzone.
Ledeen non lo si può descrivere in poche parole, perché gli inizi della sua carriera ed influenza risalgono addirittura agli anni settanta, quando in Italia si muoveva tra SISMI e P2, elargendo preziosi suggerimenti su come era meglio per noi comportarci per ottenere il plauso imperiale. Più che storico e politico è un trattato ambulante di spionaggio e intrighi e sembra lo stampo sul quale gli autori di "X-Files" crearono il personaggio del'Uomo che fuma. Ecco, Ledeen è uno di quelli che "i presidenti passano, ma lui resta". Ai tempi di Reagan fece da tramite come interprete tra il presidente e Bettino Craxi durante la crisi di Sigonella. Non stupisce che proprio Bobo Craxi abbia lanciato l'allarme per le relazioni pericolose di IrRenzi con questo popo' di villain. Il sospetto che quelli come Ledeen abbiano fatta pagare cara a Bettino l'insubordinazione  non ce la leviamo dalla testa da quel lontano ormai 1985. Non sto neanche a ricordare che, nel 2001, sul Wall Street Journal, Ledeen salutò come «epica» la vittoria di Berlusconi.

Del resto le frequentazioni neocon e neoliberiste del nostro Giannino Stoppani  fanno sicuramente simpatia e curriculum a destra. Cosa che dovrebbe rendere molto ricettive certe antenne.
Ma anche se non ci fossero apparizioni diaboliche all'ombra del Matteo, rimane il fatto che la sua agenda è rigorosamente rossoblu, come i colori ammeregani e conservative, il suo programma cento idee in padella del GuruGori è il solito piano di rinascita democratica con meno Berlusconi - ormai agente bruciato - e più Berluschini, tutti prostrati da controiniziati al monoteismo dell'Euro. L'euro è il Signore e Mario Monti è il suo profeta. E ricordate che "ce lo chiede l'Europa". Volete dirle di no, alla zoccola?

Sappiatelo, o inculoprendenti di tipo A - perché quelli di tipo B votano ancora B., appunto - che comunque rivoterete domani rivoterete non per il cosiggiovane o per l'apparato, per il parroco o il chierichetto, per il vecchio o presunto nuovo, ma per coloro che di voi se ne strafottono e pensano sempre di fregarvi mandandovi il candidato simpaticone, con il sorriso a 47 denti e la camicia bianca - capirai, l'idea è vecchia, risale a Juan Domingo Peron. 
Potreste perfino ritrovarvi, per colmo di sfiga, a votare il prossimo premier di centrodestra. Perché ricordate, infine, che ormai sono ammessi solo due partiti: uno di destra e l'altro di estrema destra. Anche se sono di sinistra.



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