sabato 30 novembre 2013

Ce lo scrive l'Europa


Non si scriveranno più lettere d'amore ma quelle minatorie vanno ancora forte. Non saranno più quelle con i caratteri ritagliati dai giornali "SiGnoRa, siEte quaSi veDoVa" ma sono ugualmente efficaci. E se a scriverle sono i padroni delle banche, ovvero del mondo, quelli se le firmano pure, senza vergogna ma proprio con orgoglio.
Buttiamola pure in ridere ma intanto ne sono già state rivelate due, di lettere, inviate entrambe il 5 agosto del 2011 da Francoforte a governanti europei, casualmente appartenenti alla periferia dell'eurozona, in quei giorni tormentati dall'inedito spauracchio dello spread.
Oltre a quella già nota inviata a Berlusconi, firmata Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, rispettivamente l'ex e l'attuale presidente della BCE, ne è spuntata in questi giorni un'altra, inviata a José Luis Rodriguez Zapatero e al capo della Banca Centrale spagnola sempre in quella data e della quale dà notizia l'ex premier spagnolo nel suo libro appena uscito "El Dilema" (non D'Alema, mi raccomando).
Secondo Karl Whelan di Forbes, inoltre, ne esisterebbe almeno un'altra ancora, sempre firmata da Trichet, inviata al ministro delle finanze irlandese Brian Lenihan il 12 novembre 2010, il cui contenuto non è ancora stato rivelato dalla BCE nonostante pressanti richieste in tal senso. Non vi sarebbe da meravigliarsi se prima o poi scoprissimo altri destinatari delle attenzioni grafomaniache di Jean-Claude. 

Il contenuto di queste missive scritte ai minatori è sempre lo stesso: accettate i cambiamenti strutturali al welfare ed alle politiche di finanza pubblica che veniamo noi con questa mia addirvi o noi, la BCE, non vi comperiamo i titoli nazionali, vi scateniamo lo spread e non scuciamo gli sghei per le vostre banche. 
Nonostante Mario Draghi abbia affermato durante una conferenza stampa nel 2012 che il compito della BCE non è quello di costringere i governi a fare cose che essi non abbiano scelto liberamente di fare, la sensazione, leggendo il contenuto nemmeno troppo criptico delle lettere, è proprio quella brutta brutta del pizzino ricattatorio in piena regola.

Senza contare che, di fatto, dopo quelle lettere, i governi in carica e democraticamente eletti di Italia e Spagna sono caduti, entrambi a novembre. Quello spagnolo tramite una sconfitta elettorale a seguito di elezioni anticipate indette in estate sotto i colpi dello spread e le scampanellate del postino; quello italiano nel modo bizzarro che ricordiamo, con il Presidente della Repubblica che il nove novembre crea un senatore a vita dal nulla, Mario Monti e, mentre Berlusconi lascia precipitosamente Palazzo Chigi bianco come un cencio il 12 novembre 2011, il 13 lo nomina il neo-senatore capo del governo "tecnico".
Non oso pensare che viavai di pony express vi sarà stato tra il 2009 e il 2010 tra Francoforte ed Atene e in occasione dell'altrettanto burrascoso cambio di governo in Grecia il 10 novembre 2011, tra dimissioni di Papandreu e instaurazione del governo tecnocratico (aridaje) di Lucas Papademos (ex vice-presidente della BCE, ari-aridaje). Per non parlare del Portogallo, sul cui destino post-bailout c'è da leggere questo bellissimo post sul blog Orizzonte48.

Le rivelazioni su quel 2011 assai movimentato rischiano di diventare un fiume in piena. Attorno alla lettera inviata a Berlusconi in agosto e svelata il 29 settembre dal Corriere della Sera di De Bortoli (che bel regalo di compleanno per il premier!), è nata una vera e propria leggenda nera su chi ne avesse suggerito, da Roma, l'invio; qualcuno sussurra il nome, tra gli altri, di Brunetta. Stefano Feltri ha ricostruito la faccenda in questo articolo sul "Fatto Quotidiano". Anche Giulio Tremonti ne ha parlato in una puntata del programma di Santoro.

Non solo, ma vi sono state di recente anche le rivelazioni di Lorenzo Bini Smaghi, dimessosi dal consiglio della BCE - indovinate quando? - il 10 novembre 2011, dopo una prolungata guerra combattuta a seggiolate tra BCE, Francia e governo Berlusconi
Nel libro "Morire di austerità", Bini Smaghi allude al fatto che la caduta di Berlusconi possa essere stata provocata da una presunta sua volontà di portare l'Italia fuori dall'eurozona. Ipotesi confermata anche dal presidente dell’istituto statistico tedesco Ifo, Hans-Werner Sinn, che ha affermato che l’ex premier italiano aveva minacciato, in colloqui privati con altri capi di governo, di far uscire l’Italia dall’euro pochi giorni prima di essere costretto a dimettersi.

Sempre Zapatero nel suo libro ha raccontato delle pressioni subite da Italia e Spagna il 3 novembre, durante il G20 a Cannes, in Costa Azzurra. 
Merkel e Obama cercano di convincere italiani e spagnoli ad accettare l'aiuto del FMI (50 mld alla Spagna e 85 mld all'Italia). I due premier resistono e rifiutano, consapevoli che il prestito avrebbe rappresentato la cessione definitiva della sovranità e l'obbligo di adottare misure di rigore inaccettabili. Tremonti, secondo i ricordi di Zapatero, avrebbe affermato in quell'occasione: "Conosco modi migliori di suicidio".

Ancora, di Monti premier si parlava nei corridoi del G20 ma ora si comincia ad ammettere che il governo tecnico fosse già in preparazione da almeno sei mesi.
In effetti pareva assai strano che una persona, appena nominata senatore a vita, in tre giorni ti scodellasse un governo bell'e pronto, zeppo di pezzi da novanta delle banche ognuno con una carriera da dover accantonare momentaneamente per andare al governo e reclutati senza avere nemmeno il tempo di preparare una valigia con un cambio e lo spazzolino. 
Sempre Feltri racconta:
"In una riunione lunedì 18 luglio, nella sede della banca Intesa Sanpaolo, ci sono Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza, l’editore di Repubblica Carlo De Benedetti, Romano Prodi, il banchiere vaticano Angelo Caloia e il futuro ministro Corrado Passera, allora capo azienda di Intesa. Monti, come suo stile, si mette a disposizione ma soltanto nel caso ci sia un consenso generale dietro il suo nome, non vuole imporsi ma essere imposto."
Che delicatessen! E sono sempre gli stessi, se fate caso, che girano attorno al tavolo, cambiando di posto solo per avere una tazza pulita, come al té del Cappellaio Matto.
E, ovviamente, è solo una coincidenza che Trichet sia il successore di Mario Monti come Chairman europeo della Commissione Trilateral, della quale faceva parte anche Enrico Letta e fa ancora parte Lucas Papademos, il Monti greco.

Con tutta evidenza, nel 2011 vi è stato qualcosa di assai simile ad una manovra a tenaglia delle più alte istituzioni finanziarie condotta per mano della BCE per interferire nelle sovranità nazionali dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi, con l'aiuto di istituzioni e potentati locali - i famosi suggeritori romani della lettera - il tifo dei giornali mainstream (ricordate il patetico "FATE PRESTO!" dalla gazzetta salmonata?) e qualcosa che assomiglia pericolosamente ad un alto tradimento da parte delle più alte autorità dello Stato, del "comunista preferito" di Kissinger in primis.
E se volete il movente di questa specie di "Golpe senza Frontiere" ricordatevi cosa diceva Jesus circa la necessità di salvare a tutti i costi la moneta unica ed evitare l'unione politica europea che l'avrebbe solo danneggiata. Perché l'euro serve ad incatenarli tutti e a favorire, grazie ad un opportuno evento catalizzatore come una crisi finanziaria globale, le "RIFORME". Ovvero la Restaurazione reazionaria. Non è mica un segreto. Ve lo scrivono e se glielo chiedete ve lo dicono anche  in faccia.

Post Scriptum

Esistono i complotti.
Esistono le teorie del complotto, quasi sempre volutamente ridicole, per le quali tutto nasce da un complotto.
Esistono poi coloro che per principio mettono in ridicolo le teorie del complotto e sostengono, generalizzando, che i complotti non esistono.
Mentre complottisti e debunkers si prendono reciprocamente per i capelli, i complotti hanno luogo indisturbati. (autocit.)

mercoledì 27 novembre 2013

Il fu Mattia Pascale


Non gioite, perché è una decadenza formale, non ha mica perso i quattrini o le televisioni, che così amorevolmente gli furono protette da coloro che avrebbero dovuto togliergliele, come ha ricordato Paola Taverna, provocando un'epidemia di irritazione prudiculo nei piddini. 
Berlusconi è stato il palo ben remunerato che ha permesso a quegli altri delle intese (che sono sempre state larghissime) di svaligiare il caveau. Hanno finto di rubarsi le elezioni a vicenda, di volersi combattere, di volersi smacchiare le giubbe, ma erano attori nella medesima commedia o sarebbe meglio dire farsa.
Quando è arrivato il Pilota Automatico lui, che era come la serva, compresa la cresta personale che ha tentato di fare in politica estera, non è più servito e, raus! l'hanno cacciato. C'è voluto un po' di tricchete tracchete ma alla fine ci sono riusciti. Stop. E' tutta qui la storia.
Non rallegratevi, perché quelli che hanno voluto l'espulsione di Berlusconi dal Parlamento sono peggio di lui e ve ne accorgerete. Non era facile riuscire a diventare più odiosi del bauscia milanese ma la dirigenza piddina, mettendoci pure vent'anni, ci è riuscita. Chapeau.

A chi si baciano le mani? Alle signore e ai padrini. Il gesto di Francesca Pascale simboleggia perfettamente il senso di questa giornata che ha sancito l'espulsione dolorosa e prolungata del feto Silvio dal grembo del Parlamento. Ora, dopo qualche pianto e ruttino, il pupo è pronto per affrontare una nuova vita, non temete. E se per caso vorrà riciclarsi nel paladino e difensore degli oppressi sarà più forte di prima. Basterà che assaggiamo fino in fondo le ricette del morituro per Maastricht o del mostrino di Firenze. 
Quando leggi cosa hanno fatto i piemontesi ai nostri fratelli del Sud, durante il Risorgimento, capisci perché è nata la Mafia e il mafioso ti diventa pure simpatico.
Pensa che affare ha fatto la sinistra!

martedì 26 novembre 2013

Qui si fa l'Italia o si muore per Maastricht


C'è un male che ha flagellato quasi tutto il mondo come una pandemia, una di quelle follie storiche che ogni secolo toccano all'umanità e che ora è tornato alle origini, ai luoghi dove la civiltà è nata e la libertà di pensiero ha permesso ad esso di esprimersi e prosperare, per riscrivere, di questa civiltà, l'intero codice.
E' il ritorno di uno spirito reazionario elitario che si maschera da democrazia dopo averne usurpato il mandato e che pensa di poter praticare l'onnipotenza a suo vantaggio in nome, paradossalmente, della libertà.
Un totalitarismo economico che stravolge il senso originario e rivoluzionario del capitalismo e lo trasforma in strumento di distruzione invece che di costruzione -  analogia economica della prevalenza di Thanatos su Eros - costringendo i paesi che lo subiscono a compiere una spaventosa regressione a modelli economici e sociali preindustriali.
L'Europa, il vecchio continente nel senso di antico, fatto di sedimenti stratificati di storia e cultura è la migliore conquista, il feticcio supremo, il tesoro più prezioso di questa controrivoluzione. Distrutta l'Europa con i suoi odiosi diritti civili e sociali (dal punto di vista dell'élite) non vi saranno più limiti alla bulimia di profitti del moloch sociopatico, almeno finché non vi saranno più uomini da sfruttare e risorse da saccheggiare.

La crisi economica è un'opportunità, dicono i sacerdoti della religione del liberismo estremo, perché concede loro di introdurre provvidenziali norme restrittive della democrazia e lesive della proprietà privata - quale ironia della sorte che proprio il capitalismo stia praticando l'esproprio generalizzato della piccola e media borghesia che ha rappresentato per decenni lo spauracchio rappresentato della presa di potere del comunismo!
La crisi ed i suoi strumenti di persuasione come l'austerità permettono all'élite di conquistare paese dopo paese, senza sparare un colpo e senza muovere armate ma lasciando lo stesso milioni di vittime sul campo. Da lotta di classe a guerra di classe. Guerra mondiale.
Tuttavia, questa apparente marcia trionfale nasconde la nemesi dell'autodistruzione insita nell'applicazione di un capitalismo senza controllo, del capitalismo totalitario che, come un virus che si moltiplica, alla fine distrugge l'organismo ospite, come dimostrano le ormai ricorrenti crisi finanziarie. E ciò accade quando il suo antagonista storico, il comunismo, non è più in grado di contrastarlo.  Il paradosso è che il capitalismo ha vinto ma, per festeggiare, si sta tagliando la gola con il rasoio che le sta porgendo la finanza. 

Tra i terreni di conquista più ambiti di questo imperialismo elitario c'è un paese, il nostro, che si è crogiolato per decenni in una certezza: quella di essersi guadagnato la democrazia per sempre dopo una sanguinosa guerra di liberazione e invece ora si sta accorgendo, assieme ai paesi suoi vicini,  di essere invaso da un male che gliela sta distruggendo giorno dopo giorno.  Anche in questo caso è proprio la crisi acuta, l'ennesima reinfezione, che, opportunamente, fa emergere la debolezza sistemica dell'organismo e la sua condizione di malattia. Da questa consapevolezza sempre più diffusa, come vedremo, forse sta nascendo la reazione immunitaria che potrebbe portare alla guarigione.

La campagna d'Italia era iniziata vent'anni fa, con la fine della Prima Repubblica e la prima ondata di privatizzazioni. Tangentopoli sancisce l'inizio della sostituzione (fino a che punto violenta ed eversiva lo abbiamo capito solo in seguito) di una parte della classe politica di professione e tradizionalmente di governo con gli emissari diretti dell'élite, simboleggiati, pour épater le bourgeois, dall'imprenditore di successo che "scende in campo" e che questo campo avrà libero per i suoi affari.
La parte di politica residua e fino a quel momento relegata a ruoli di opposizione, viene graziata dall'ordalia e traghettata, con compiti specifici da svolgere, come vederemo, nella Seconda Repubblica preparatoria.
Viene così creato un sistema a gestione alternata, nel senso del brand, dell'alternanza dei loghi, ma a democrazia bloccata, non ha caso simboleggiata dalla ripartizione dell'elettorato, assai sospetta statisticamente, del fifty-fifty e dal fenomeno dei "nominati" al posto degli eletti.
Una democrazia apparente che dovrà mantenere e perpetuare la logica di rigida spartizione del potere sul quale era fondata la Prima Repubblica, gestendo, al contempo, la progressiva penetrazione degli interessi esterni, soprattutto continentali e in generale privati, che un giorno, dopo opportune rivoluzioni di palazzo (cit. E. Luttwak) e senza più il paravento dell'obbligo dell'alternanza democratica, perché prevarrà il concetto di stabilità, pretenderanno la dissoluzione dello Stato e del concetto stesso di nazione, per ridurre la gestione dei rapporti sociali al dualismo debitore/creditore.

Tutto ciò sarà possibile solo grazie al tradimento della classe politica di sinistra, che starà al gioco e farà diligentemente la sua parte, illudendosi magari di conservare così un potere nominale di controllo sulla gestione democratica della destra, evitando "il peggio".
Non si spiegano, se non con il tradimento, le continue concessioni al monopolista, le promesse di non toccargli le televisioni, l'opposizione di facciata o addirittura l'approvazione delle decine di leggi ad personam, la sempre promessa e mai mantenuta soluzione del conflitto di interessi - con la scusa del "non avevamo i numeri" e l'accettazione passiva di qualunque manifestazione autoritaria borderline di governo, dalle "notti cilene" ai progressivi attacchi ai diritti dei lavoratori. Nei vent'anni di attesa del famigerato momento opportuno per scatenare l'attacco finale, la sinistra ha giocato a combattere Berlusconi, ne ha fatto lo spauracchio da mostrare al suo elettorato e tenervelo impegnato, mentre i suoi esponenti ponevano le basi per l'instaurazione della forma peggiore di capitalismo predatorio mai visto in Italia dai tempi della conquista del Sud da parte dei piemontesi e rappresentato dal sogno o incubo europeo e dai suoi trattati capestro, il cui cavallo di Troia è ormai identificabile nella moneta unica, nell'euro.

In occasione di entrambi i cambi di regime: Tangentopoli nei primi anni 90 e il golpe del 2011 che ha esautorato Berlusconi e delegittimato, de facto, la sovranità popolare che ne aveva comunque sancito il primato elettorale, la magistratura ha avuto un ruolo fondamentale ma non nel senso personalistico persecutorio inteso dagli inquisiti ma in quello dell'abile manipolazione esterna del suo ruolo istituzionale. L'autodenuncia di un corruttore o la scoperta casuale del coinvolgimento di una minorenne in atti sessuali, ovverosia la notizia di reato, comporta l'obbligatorietà dell'azione penale. Ad un certo livello di potere, è verosimilmente possibile che venga utilizzato quest'intervento dovuto della magistratura a scopo politico per eliminare avversari scomodi  o la cui opera funzionale al sistema venga considerata esaurita e, in ultima analisi, venga presa a pretesto per effettuare modifiche strutturali al regime.

Quello della sinistra non è però stato l'unico tradimento compiuto dalla politica di rappresentanza. Penso all'abile ruolo della Lega Nord nel promuovere il divide et impera tra Nord e Sud rappresentato dall'idea di Miglio di vietnamizzare l'Italia, progetto caro anche alle massonerie reazionarie: Nord separatista o comunque gestito dal localismo autarchico della Lega e Sud lasciato in balia delle mafie.
Con il senno di poi anche questa follia, pur se  realizzata solo in parte, ha portato vantaggio solo ai conquistadores del Nord Europa ed ha drammaticamente e ulteriormente colpito al cuore la nostra patria. Il Sud delle terre dei fuochi è diventato la pattumiera d'Europa; il Nord è stato infiltrato dalle mafie - non più fenomeno locale ma globalizzato anch'esso - e, con la crisi e le politiche pro-cicliche dei neoliberisti unchained sta osservando morire, da impotente, il meglio delle sue industrie.
Il risultato generale, dal punto di vista economico, è quello di un paese diviso, indebolito, messo in condizione di non nuocere nella competizione del mercato.
Dal punto di vista politico invece, esaurita la carica propulsiva del guelfoghibellinismo di facciata, dell'antiberlusconismo vs. anticomunismo degli ultimi vent'anni, prevale la disaffezione dell'elettorato o la sua predilezione per movimenti nuovi, tampone, protestatari, ottimi per scaricare il malcontento ma alquanto ambigui nella capacità di accettare di concorrere ad un vero cambiamento.

Tuttavia, dopo due anni esatti di atti governativi palesemente contrari all'interesse nazionale e di carattere vessatorio nei confronti di cittadini regrediti al ruolo di sudditi di un re fantoccio,  qualcosa comincia a muoversi veramente, nonostante il PD passi ormai la totalità del suo tempo all'insegna dell'autoreferenzialità autistica, allontanandosi sempre più dalla realtà per correre incontro all'appuntamento della resa dei conti con la Storia - e sarà quello che cederà di schianto - mentre Berlusconi continua ad occupare le istituzioni con i suoi sfaceli personali.
C'è crescente consapevolezza del problema rappresentato dal vincolo europeo e della conseguente necessità di compiere scelte drastiche e unilaterali di discontinuità per uscire dalla trappola nella quale siamo stati cacciati a forza e con l'inganno (ricordate? Avremmo lavorato di meno e guadagnato di più!)
E' un fermento che riguarda soprattutto la società civile ma che sta già contagiando la politica. Sono soprattutto settori della destra e della Lega che cominciano ad aprire gli occhi e a cercare informazione sull'argomento. La sinistra non c'è ancora e non sappiamo se mai ci sarà. Non per colpa nostra o dei suoi avversari. Forse è destino che debba perire così, sepolta dalla vergogna.
In ogni caso non possiamo attendere i suoi comodi.
Per salvare il paese bisogna cominciare dall'unire le forze disponibili cancellando le divisioni politiche senza preoccuparsi del colore del gatto che prenderà il topo. Occorrerà costruire un vero sentimento nazionale, imparando a non dividerci più tra Nord e Sud ma unificandoci questa volta veramente creando un popolo orgoglioso del proprio valore, capace di rialzarsi e ricostruire anche da queste macerie, come abbiamo sempre fatto.
Se ce la faremo non ce ne pentiremo. Ma se non faremo nulla ce ne pentiremo per il resto della nostra vita.
Questa volta c'è da fare l'Italia per davvero.

venerdì 22 novembre 2013

La pubblica esecuzione di Re John



Se oggi qualcuno, solo perché avete ricordato il cinquantenario dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, vi ha dato del complottista, sapete per certo che non fu (solo) Lee Harvey Oswald a sparare, come del resto avevate già intuito da tempo.
Sono i fatti accaduti nei cinquant'anni seguiti a quel 22 novembre del 1963 a svelare il mistero, a rivelare il nome degli assassini, a raccontarci perché e a quale scopo si scelse, ad esempio, un'esecuzione pubblica, così drammaticamente ripresa nelle immagini del filmato di Abraham Zapruder. Pubblica, in pieno giorno e in pieno sole, perché tutti vedessero e soprattutto non potessero dubitare del significato di quella violenza, agita da un potere contro un altro potere. Non solo banale regolamento di conti, ragionando cinicamente, ma, con il senno di poi, anche punto di svolta della Storia, vero atto (contro)rivoluzionario. Ora possiamo proprio dire che non vi è più alcun mistero attorno all'assassinio del presidente.

Non ha alcuna importanza ormai trovare un motivo specifico, un movente unico, per l'uccisione di JFK.  
Tutto ciò che è stato detto a riguardo è probabilmente vero: che volesse limitare il potere parallelo delle agenzie governative e quello dei militari, ritirando le truppe americane dal Vietnam e, così facendo, danneggiare gli interessi di quel complesso militare-industriale sull'espansione del cui potere il suo predecessore generale Eisenhower aveva messo in guardia il popolo americano nel suo ultimo discorso alla nazione. 
Oppure, ma si, che volesse dare direttamente al governo americano il diritto di stampare denaro scavalcando la FED, inimicandosi tutta la fottuta Wall Street o battersi per la piena attuazione dei diritti civili in un paese che ancora praticava l'apartheid in molti stati. 
Possiamo trovare mille motivi, mille conflitti di interesse e ipotizzare un esercito di volonterosi carnefici: reazionari, razzisti, petrolieri texani, esuli cubani, mafiosi, agenti segreti, pronti ad offrirsi per partecipare all'esecuzione ma il vero senso della morte di JFK è altro e più profondo.

Kennedy è stato ucciso perché aveva il potere e l'ostinata determinazione per fare tutto ciò che proclamava, soprattutto dopo che era stato "benedetto" dall'aver salvato il mondo dall'olocausto nucleare durante la crisi dei missili a Cuba. Con una battuta, aveva una pistola in mano e tutta l'intenzione di usarla.
Ecco, i suoi assassini potrebbero dirvi, a loro giustificazione e con un ragionamento perfettamente consono ai dettami della Dichiarazione di Indipendenza, che conferisce al popolo il diritto di rovesciare qualunque governo non lo rappresenti più o che diventi potere assoluto: "Cosa sarebbe successo se, al posto di Kennedy, nell'ottobre del 1962 vi fosse stato un presidente con il suo potere ma la voglia invece di distruggere il mondo? Se vi fosse stato un Hitler?" Non a caso quella crisi fu risolta con comportamenti presidenziali sul filo del rasoio e prendendo iniziative assolutamente non ortodosse e personali. Senza contare la fortuna di trovare dall'altra parte interlocutori altrettanto ragionevoli. E se ci fosse stato Stalin? Ecco quindi la giustificazione "etica" dell'assassinio: abbiamo difeso la democrazia da uno che, comunque, si era allargato troppo e troppo pericolosamente.
Kennedy, nonostante la pretesa di governare in nome del popolo, era diventato allo stesso tempo l'emblema della democrazia e la peggiore minaccia ad essa. 

C'è un'altra angolazione però dalla quale si può osservare l'assassinio, un motivo opposto, che nulla ha a che fare con la difesa della democrazia, anzi. Kennedy viene ucciso perché vuole governare in nome del popolo, o meglio, dell'interesse generale, e i popoli, nei decenni successivi, nel mondo futuro già preconizzato nei papers della nuova economia, non avrebbero più dovuto avere potere di influire sulla libertà del mercato.
Kennedy era un insopportabile elemento di rottura nei rapporti di forza tra poteri dello Stato, visibili ed invisibili, legali ed illegali, legittimi ed illegittimi. Un fattore di caos in grado di turbare equilibri delicatissimi che nessuno, politico o no, doveva permettersi più di alterare.

I cinquant'anni successivi hanno dimostrato che la diluizione del potere in tanti elementi interdipendenti legati dallo stesso scopo comune sarebbe stato il modello vincente. Ma soprattutto che, per realizzare il dominio delle élites delle corporation e del denaro, sarebbe stato necessario frantumare la politica, depotenziarla ed allontanarla dal popolo e farla gestire direttamente agli interessati attraverso i "nominati" e non più gli eletti.
Questo per completare quella "capture" che garantisce la gestione diretta del particulare, in una condizione nella quale non è più necessaria  alcuna corruzione perché la politica non ostacola più l'interesse privato deregolamentato in quanto "è" l'interesse privato.
La democrazia a quel punto è solo un feticcio vuoto, un totem demitizzato che non è più in grado di limitare il potere delle élites subentrato, attraverso la capture, a quello originale elettivo del popolo basato sulla costituzione.

E' un potere che può compiere colpi di stato senza che la pubblica opinione se ne accorga e che può nasconderli dietro a costruzioni propagandistiche assolutamente prodigiose - nel senso del prestigio come illusione - che verranno credute da un popolo addestrato a non credere ai complotti perché i complotti non esistono. La religione di un Dio che nega sé stesso.
Colpi di stato economici, creazione dal nulla di supernemici ai quali contrapporre supereroi e fantaguerre, mitologie opportuniste da contrapporre a princìpi e regole condivise e, soprattutto, la condanna del dissenso, l'obbligo all'omologazione al pensiero unico, che diventa versione ufficiale, dogma e verità indiscutibile: che si tratti di atti di terrorismo o pratiche di gestione monetaria di continenti. Un'illusione continua di democrazia atta ad ingannare il popolo, che ogni sera va a letto tranquillo pensando che il suo governo non potrebbe mai fare tutto ciò che i complottisti gli attribuiscono, nonostante abbia mille prove che esso potrebbe fare anche di peggio. Un'opinione pubblica ormai disinteressata al proprio destino ed assuefatta ad un'infomrazione che ricorda oggi JFK nel cinquantenario unicamente berlusconizzandolo nella sua erotomania senza essere capace di inquadrarne correttamente la gigantesca figura politica.

Il potere che JFK voleva esercitare era simile a quello di un monarca assoluto e il suo è stato un regicidio. Il primo atto di una controrivoluzione che prima decapita il re e poi prende la Bastiglia.
Il paradosso è che l'America, per difendere la democrazia dall'assolutismo personale l'ha poi dovuta sacrificare per sempre all'assolutismo dell'oligarchia.
L'America non è stata più la stessa dopo Dallas. Il potere politico si è diviso sempre di più da allora nel bipartitismo di facciata dei due partiti,  uno di destra e l'altro di estrema destra, di cui parlava Gore Vidal, e lo stesso schema è stato poi applicato in tutto il mondo occidentale in nome della globalizzazione.
I presidenti che seguirono, a parte il quasi-re Richard Nixon, anch'egli estromesso seppur con mezzi meno violenti del suo antagonista alle elezioni del 1960, sono state mere figure avventizie agli ordini del potere finanziario che ormai sta prevalendo anche su quello militare e industriale. Figure sempre più patetiche e tragiche: imperatori in mano agli shogun, attori che impersonano improbabili re shakespeariani quasi dementi, edipici, erotomani, da Reagan ai Bush, fino al finto-Kennedy Barack Obama, forse il primo vero presidente immagine del decadente impero americano.


giovedì 21 novembre 2013

La festa dell'unità permanente


Ora capisco il senso di fastidio, di rigetto, la reazione immunitaria da shock anafilattico che mi hanno sempre provocato le Feste dell'Unità, ovvero le celebrazioni estive del Left Pride, nonostante mi considerassi, bene o male, di sinistra. 
Era una premonizione, l'intuizione inconscia della forma che avrebbe assunto l'attuale Regime.
Pensare che abbiamo avuto per decenni paura dei cosacchi a San Pietro e invece avremmo dovuto temere di più l'apparentemente innocua gioiosa macchina da cappelletti delle sfogline che ora ci ritroviamo al potere.  (Nota per i diversamente emiliano-romagnoli: la sfoglina è l'azdora, la sposa addetta alla preparazione giornaliera, a titolo assolutamente gratuito alle feste del partito, di migliaia di manufatti in pasta fresca).

Che c'entrano le sfogline? Guardatevi intorno ed osservate bene, accendete la televisione e aprite i giornali, virtuali e cartacei. Non sentite quell'odore caratteristico che vi rimane addosso dopo un attacco chimico a base di gnocco fritto e salsiccia e cipolla ai ferri?
Non sentite la presenza di un potere che sta diventando sempre più pericolosamente assoluto, pervasivo, fastidioso ed appiccicaticcio e che ha trasformato il nostro paese in una Festa dell'Unità permanente (alla faccia di Trotsky) dove si mangia (per adesso), si balla e si canta con i chitarrosi e comici di regime e soprattutto si distrae il popolo dai problemi reali, in una celebrazione continua non si sa di che cosa ma che sta ogni giorno di più diventando meno allegra di un dia de los muertos messicano? Con ovviamente la tombola dove, per la modica cifra di due euro, in premio ci sono il bambolo a grandezza naturale del nuovo segretario e l'ebbrezza della democrazia partecipativa. Anche tu piddino per un giorno. Lo accettiamo, uno di noi! Che gioia.

Ma piuttosto, a parte l'ipercolesterolemia da acidi grassi saturi e l'insopportabile atmosfera fieristica e festaiola così atrocemente fuori luogo in un paese morente, non sentite le vostre esistenze minacciate da qualcosa di ancora peggiore, ovvero dal dibbattito, anch'esso permanente, che si svolge sui media e tipicamente in televisione, dai telegiornali alle cosiddette "trasmissioni di approfondimento", senza essere più nemmeno pietosamente preceduto dal film?
Preannunciato dall'aeroplanino Pippo che al telegiornale ci sorvola minaccioso con la Bega Odierna all'interno del PD, alle nove di ogni sera inizia il bombardamento propagandistico a tappeto che va avanti fino a tarda notte, sette giorni su sette, alternandosi solo i conduttori e gli ospiti.
E' una cosa mostruosa: Lunedì= Formigli (La7), Martedì=Floris (Raitre), Mercoledì= Paragone (La7), Giovedì=Santoro (La7), Venerdì=Porro (Raidue), e, siccome il piddino non si riposa nemmeno nei giorni santi, Sab-Dom= Fazio (Raitre). Ricordiamo anche il quotidiano appuntamento cuscinetto tra l'aeroplanino e il B52 di Frau Gruber sempre su LA7 ed altri eroi come Bignardi e Telese. 

Il bimbetto dell'asilo alza la manina e chiede: "Maestra, ma le televisioni non erano tutte di Berlusconi e tutte in mano alla destra?"
Eh si, piccino, in effetti in parte è ancora così ma quando c'è stato il colpetto di stato presidenziale su istigazione della Troika e il monopolista è stato disarcivescoviscodemonopolizzato de facto,  il PUDE ha avuto necessità di occupare i media non berlusconiani con la propaganda e quindi, in alternativa al ripiegamento sul privato delle tette&culi, vogliate gradire l'impegno politico del dibbattito, grazie al gentile collaborazionismo del PD che ha messo a disposizione mezzi e uomini.
Se si parla di politica e di economia in TV è ormai solo a senso unico e l'alternativa consiste solo nello spegnere l'ordigno infame.

Quali sono gli argomenti trattati dal dibbattito? Oltre all'adorazione mistica del corpo del dio PD, oltre al culto della personalità dei suoi ominicchi e donnicchie di apparato, c'è la strenua difesa e celebrazione dell'Euroregime, ultimo protettore dei sacerdoti piddini del culto, e dei suoi strumenti di tortura come l'euro.
Ogni tanto, per la solita ebbrezza della democrazia, al dibbattito viene fatto intervenire un esperto esponente eurocritico al quale viene concesso di parlare, di solito sui tre minuti al massimo. Il relativismo al microonde, insomma.
Il piddino in ascolto ha per un attimo la percezione di una nota dissonante, di una stecca di corno nelle gioiose armonie di Ludovico Van ma i sapienti direttori d'orchestra di turno riescono, con colpi di grancassa e cori a voce spiegata a sovrastarla.

Questa festa di partito permanente penso abbia unicamente lo scopo di fidelizzare a mezzo rincoglionimento definitivo i già convinti e i detentori dei due euro, vista anche la concentrazione di fuoco sulle reti tradizionalmente amiche o quelle associate alla causa, perché chi non è piddino perché non lo è mai stato o è riuscito a guarire dopo anni di cure, e prova a sorbirsi una settimana di questa Guantanamo mediatica ne esce più che provato. Credetemi, un talk show per sera è peggio di un mese dei mega-hamburger, patatine e coca-cola che si è pappato Morgan Spurlock in "Supersize Me". E' cosa orribile che non vi consiglio di ripetere  a casa.
Può darsi che alla fine anche i piddini si stufino di questa junk politics spappolafegato, nonostante la loro naturale propensione alla fede nell'assoluta infallibilità del partito e che avvenga anche in loro la reazione di rigetto. Esiste anche un effetto boomerang che mi piacerebbe si applicasse a questo caso specifico.
E non diciamo più che questa attuale non è vera sinistra perché purtroppo lo è, e del tipo peggiore, il socialismo tosco-emiliano fritto. Quello che giustamente non aveva mai prevalso ai tempi d'oro del PCI dei genovesi, piemontesi e sardi. Un modello che, per voler unire a forza Don Camillo e Peppone ha finito per cinesizzarsi, fondendo il peggio del comunismo con il peggiore turbocapitalismo e che, infine, ci ha imposto la festa dell'unità permanente.

domenica 17 novembre 2013

Confuso e infelice



Siamo in novembre e ci vengono facili le metafore necrofile. Ascoltare e vedere Berlusconi ieri nel discorso al Congresso Nazionale che, con una stagionale operazione di polizia mortuaria ha sancito la rianimazione frankensteiniana di Forza Italia, non poteva essere del resto più divertente dell'assistere all'esecuzione di un Requiem, ad un lunghissimo necrologio a babbo vivo.
Tant'è l'abbiamo ascoltato, giusto per sentire se sarebbe saltato fuori qualcosa di nuovo, magari di importante per chi attende una svolta concreta nella politica di questo paese (si, ciao core!)

Il de cuius invece ha parlato per un'ora e mezza, grazie alla sua solita visione universale autotolemaica, di sé stesso, della sua sfracellamaronissima vicenda giudiziaria, praticamente di tutto ciò di cui attualmente al popolo italiano può interessare di meno.
Invero, oltre al problema del giustizialismo, ha parlato anche d'altro ma sempre riferito al sé. Le poche volte che è sembrato ampliare il discorso ed uscire dall'egocentrismo, che è parso dedicarsi a noi, insomma, è risultato ancora una volta ciò che è ed è sempre stato: un tragico ed imbarazzante bluff vivente, se vivente non pare, in questa occasione, una parola forte.

Sentirlo parlare di economia, con quel tono da Peppa Pig che spiega la macro ai bimbi dell'asilo e ripetendo la lezioncina imparata a memoria con Maestro Brunetta il Nobel mancante: frasi e tantissime cifre alla cavolo memorizzate grazie alla stessa abilità dell'idiot savant ma senza comprenderne il significato, è stato sconfortante.
E questo avrebbe dovuto portarci fuori dall'euro? Uno che metterà sempre e comunque al di sopra di tutto, da bravo padrone, il libero mercato, o meglio la sua concezione particolare di esso, quella che gli ha permesso di diventare monopolista assoluto in barba appunto alla concorrenza?

Papi Pig accenna ai suoi passati problemi con l'Europa, e tu: "Taci, forse coglie l'occasione e svela come è andata con la faccenda che ha raccontato Bini Smaghi nel libro". Sapete, quella che lo avrebbero fatto fuori politicamente perché voleva portare l'Italia fuori dall'euro.
Invece viene fuori solo l'ennesimo atto masturbatorio: la Merkel e Sarkozy hanno tramato con lo spread contro l'Italia perché non volevano LUI come statista. Giuro.
E' sconfortante che un uomo di quell'età e del suo successo sia riuscito ad identificarsi nella vita solo nella Strega Cattiva. Ma forse è perché parlava ai bimbi, appunto.
La migliore comunque l'ha detta sulla Tobin tax, che lui avrebbe approvato solo se l'avessero voluta tutti i paesi. Come dire che è sempre è colpa degli altri che non gli danno retta e non approvano le sue ideone.
Perché, ha spiegato, se ad esempio la Svizzera non aderisce alla Tobin Tax, ovvero alla tassazione sulle transazioni finanziarie - tenetevi forte - "con la facilità della Rete, le transazioni si farebbero in Svizzera."
Ossignur, anche lui, da bravo brianzolo, con l'immagine idilliaca e così vintage dello spallone! Andiamo, è uno ricco sfondato, un imprenditore, un sciùr, uno dell'1%, non può essere così ignorante. Spiegategli che già adesso e da un pezzo le transazioni non passano dalla dogana e se ne fottono di meridiani e paralleli.

Dal punto di vista strettamente politico, oltre all'ennesima lectio magistralis sull'anticomunismo - materia nella quale ha tutti nove, bisogna ammetterlo - e la citazione gramsciana delle casematte del potere - immagino lo spettro di Antonio che si tappa le orecchie "bla, bla, bla!!" - niente di nuovo o di imprevedibile.
Ha lanciato l'allarme M5S che, nonostante Grillo non sia di sinistra, è un partito di estrema sinistra e che se dovesse andare al potere, visto che provengono tutti dai centri sociali, lui ed altri innominati sarebbero costretti ad emigrare. E come avverrebbe questa presa di potere dei punkabbestia? Alleandosi con il PD, visto che ci sono già i grillini pronti a passare al nemico piddino "per non rinunciare allo stipendio".
E ancora: mai più con chi vuole ucciderlo politicamente e portare la sua testa su un piatto d'argento al congresso (però ci è al governo assieme). Con i traditori di Little Angel AlFini ora è guerra ma volendo potrebbero diventare cugini di campagna elettorale.
Insomma lui è tutto ed il suo contrario, un gattaccio vivo e al tempo stesso morto che però è lì come la classica zeppa tra le ruote e che comunque riesce ancora a portarci via risorse preziose parlando di lui.

Ecco, è tutto. E questo per dire che non capisco sinceramente come Sorgi (nomen omen) della  "Stampa" abbia potuto trovare nel discorso di questo vecchio la "svolta antieuro" e la vocazione ad essere il Marine Le Pen italiano alle prossime elezioni. Uno che ha bisogno della Corte Europea per farsi invalidare le sentenze? Che non ha detto in un'ora e mezza nemmeno un atomo di qualcosa di concreto a riguardo del problema euro? Andiamo. Non lo farà perché nun tene 'e ppall e perché schroedingerianamente lo tengono per le palle.
Insomma ho assistito ad un lunghissimo 47 morto che parla e alla fine c'è mancato poco che morisse davvero. Non a caso dopo aver detto la peggiore della giornata: "Vorrei che i cleubs facessero del volontariato in un momento in cui troppe persone in Italia soffrono la miseria." (Tenetemi.)
Per carità, ridategli il passaporto e lasciatelo andare. Lasciate che si goda il meritato riposo in un luogo ameno di sua scelta e che ci campi pure cent'anni ma molto molto lontano da qui.


venerdì 15 novembre 2013

Piddini ite domum


"La storia è cimitero di élites". (cit. Vilfredo Pareto)

E se dietro all'Operazione Euro e tutto ciò che rappresenta si nascondesse la più grande impresa di corruzione internazionale mai vista, regolarmente dissimulata dietro la costruzione propagandistica del castacriccacoruzzionebruttosemopeggiodeglialtrioglialtrisomejodenoierprobbblemanunèleuro. (cit. Bagnai)? Quella, per intenderci, che "la corruzione è solo quella locale, endogena, di stampo razziale della quale vi parliamo sempre e che amplifichiamo caricandola di simboli affettivi affinché non ne vediate un'altra ancora più grande, la nostra"?
Viene sempre di più da sospettare che questi anni truci nascondano qualcosa di ancora più grave e pervasivo di Tangentopoli e che, quando tutto verrà alla luce, gli anni novanta e le madri di tutte le mazzette verranno ricordati con tenerezza come una mera sessione di preriscaldamento.

Questo perché, riuscendo a rispondere con facilità disarmante ed allo stesso tempo disperante ai quesiti che pone Orizzonte48, è difficile credere che chi invece difende a spada tratta questa architettura europea ed il suo strumento di dominio, l'euro, lo faccia in buona fede o per non voler ammettere di aver sbagliato i calcoli a suo tempo.
Ed anche perché non vi è niente di spirituale o messianico nell'eccessivo surplus della Germania, ovvero il core del problema europeo.
Pur scremando l'inevitabile tasso di idiozia, ottusità e fellonia di alcuni dei protagonisti di questa difesa campale dell'indifendibile, c'è troppo accanimento nel negare l'evidenza, troppa tenacia nel difendere il modello unico al quale adeguarsi democraticamente pena la morte ed è difficile pensare che sia colpa del dilagare di una nuova patologia neurologica: quella che lede ai malcapitati la capacità di unire i puntini.
Devono per forza essere spinti da qualcosa di più potente della fede, di più collante dell'ideologia e di più forte di qualunque forza di interazione fisica. C'è una sola cosa che risponde a questi requisiti: l'incentivo monetario.

Gli indizi dell'esistenza di una sistematica opera di corruzione delle politiche nazionali ad opera delle élites continentali rappresentanti i paesi più forti, tramite le loro divisioni finanziarie ed industriali, come sostituto delle vecchie guerre guerreggiate a colpi di cannone, stanno accumulandosi fino a diventare prove.
Vi sono dati che indicano un aumento della percezione di corruzione in Europa dall'introduzione dell'euro. La corruzione è più forte nei paesi periferici che maggiormente stanno patendo la crisi.  Vi sono stati il caso Siemens e quello dei sottomarini venduti alla Grecia dove la Germania non è parsa poi così casta come vorrebbe far credere la sua propaganda ("ta noi non c'è la korruzione che c'è in Italien" piagnucolano con il ditino alzao i PillerGümpel sulla Deutscher Fernseh-Rundfunk) ed è ormai noto che, anche in casa propria, i sindacati locali accettarono a suo tempo di introdurre le famigerate riforme del lavoro atte ad applicare la deflazione salariale al posto della svalutazione, grazie ad una sistematica opera di corruzione della sua classe dirigente da parte del complesso industriale, ottenuta anche attraverso i classici mezzucci delle donnine e dello champagne.
Dietro alla privatizzazione anni fa del trasporto ferroviario tedesco, come ha documentato Günter Wallraff nel suo ultimo libro, c'è stata più corruzione che nella Gotham City di Batman. Come ovunque si siano applicate privatizzazioni associate a deregulation, per altro.

Insomma, la mia provocazione di oggi è: non sarà che, nel quadro dell'applicazione della shock economy in Europa, il Centro, o meglio la Germania, ha investito capitali nell'opera di acquisizione delle classi dirigenti dei paesi periferici per, in sostanza, annetterseli in seguito con comodo grazie ai servigi dei venduti e che è questa la vera corruzione della quale bisognerebbe parlare?

L'arma di dominio assoluto, l'equivalente delle testate nucleari della nostra infanzia è una moneta simboleggiata da uno sgorbio ed avvolta in una mitologia messianica.
E' questa la terza guerra mondiale, o meglio la Grande Crociata contro le classi medie e i poveri. Il denaro, come sterco delle élites, ha sostituito le armi convenzionali, che vengono riservate a quei pochi selvaggi del terzo e quarto mondo che ancora insistono a non voler cedere le proprie materie prime con le buone.

Altro indizio che comincia ad assomigliare pericolosamente ad una prova: come mai i più accaniti difensori del mercantilismo tedesco, i collaborazionisti, sono gli unici che avrebbero potuto impedirne l'avanzata, denunciando l'impianto reazionario dell'Operazione Euro,  e sto alludendo ai cosiddetti difensori delle classi deboli?
Una cosa è certa. Quando l'attuale élite cederà di schianto, se non sarà riuscita a cambiare rotta o a cooptare completamente chi vi si oppone, e indovinate con quali mezzi, saranno spazzati via anche coloro che vent'anni fa si illusero di essere stati risparmiati.
Non c'è bisogno di fare nomi, sappiamo tutti a chi mi riferisco. A coloro che, per citare il caso italiano, accettarono, pur di non mollare l'osso, i probabili patti innominabili e hanno da allora governato il ventennio in duplex con i nuovi gestori facendo finta di opporvisi per un tipo di calcolo che solo ora cominciamo ad inquadrare nitidamente.

Sotto le macerie potremmo scoprire che, come la Guerra Fredda cominciò prima della fine della Seconda Guerra Mondiale e ne condizionò profondamente l'esito; così, culminando nell'applicazione della moneta unica senza i necessari prerequisiti e non a caso ma secondo uno scopo ben preciso di restaurazione elitaria, il progetto reazionario che ridisegnò l'Europa negli anni '90 si insinuò in Italia nel conflitto tra prima e seconda repubblica, condizionando la fine dell'una e disegnando l'architettura dell'altra.
Da un lato nel senso della prima ondata anni 90 di privatizzazioni-dismissioni di un patrimonio pubblico falsamente descritto come di nessun valore ma in realtà fondamentale per il mantenimento della nostra sovranità economica che ora sta giungendo alla seconda fase.
Dall'altro per il riciclo di salvati dallo tsunami di Tangentopoli ed il loro traghettamento nel nuovo corso. Salvataggio non gratuito ma dietro la promessa di non disturbare i nuovi manovratori interni ed esterni. Soggetti ai quali si sarebbe sempre potuto ricordare uno scomodo passato che non sarebbe stato condonato una seconda volta e che per questo motivo ora insistono nel difendere un bastione che oramai solo loro difendono. Perché è l'unico modo per sopravvivere senza essere ricacciati nelle notti e nebbie del secolo scorso con un piolo nel petto.
Ora che la fortezza sta crollando qualcuno inizia a smarcarsi. Niente paura. Di loro si occuperà la Storia, che prima o poi riesce sempre a riscuotere il dovuto, sempre a proposito di denaro e di debito. Agli altri penserà il surplus, che non perdona.

P.S.  Spiegazione del latinorum.

lunedì 11 novembre 2013

Il piddinismo in un solo paese


Oggi ricorrono due anni dal golpe euro-presidenziale che detronizzò il Papi Re e ci consegnò nelle mani dei serial killer bocconiani, saporito assaggio della dittatura del modernariato, ovverosia il regime del PD e del piddinismo in un solo paese, la cui incarnazione proiettata nel futuro è il mostrino di Firenze fondatore di Bischerology. La shock economy all'italiana.

Confesso che rileggere i miei post di quel novembre 2011 mi causa una notevole dose di vergogna, per la dabbenaggine dimostrata nel considerare la cacciata di B. come la soluzione di tutti i problemi italiani, per tacer del plauso manifestato all'arrivo dei bocconiani, scambiati addirittura per destra liberale. Non voglio giustificarmi perché sono ingiustificabile, ma anche i nativi americani, quando videro i velieri all'orizzonte, scambiarono i conquistadores per dei. 
Una cantonata solenne dovuta in parti uguali al vizio di aver creduto per una vita alla Sinistra e alla mia ignoranza in economia. Ora capisco perché a scuola ai ragazzi non ne insegnino almeno i rudimenti macro. Perché il popolo è meglio non sappia e si faccia guidare dalle Fassine.

Appena i velieri sbarcarono e vedemmo le alabarde e le armature capimmo che il loro interesse era per il nostro oro. Maturammo il sospetto che la spremitura a freddo dei contribuenti italiani ad opera del frantoio Monti servisse più ad oliare le banche, interne e soprattutto estere, detentrici del famigerato debito pubblico, in realtà privato (cose che capisci, appunto, solo se studi i famosi rudimenti).
Giorno dopo giorno scoprimmo che il default imminente, sotto forma di suggestivo baratro, era una scusa; che il "non abbiamo i soldi per pagare gli stipendi a fine anno" come giustificativo del cambio di governo senza passare democraticamente per le urne, anzi calpestandone il risultato precedente, era una fola, che lo spread era l'arma propagandistica giusta per un popolo di ignobili creduloni e che infine Monti era solo l'apripista di qualcosa se possibile peggiore del ventennio v. 2.0. Non che la crisi globale non ci fosse, ci mancherebbe, ma serviva, come la famosa serva di Totò; e lo sapevano, l'avevano sempre saputo che sarebbe servita ad instaurare una nuova forma di governo.

Un regime, questo, che rappresenta il trionfo della creatura mostruosa nata dal matrimonio tra democrazia cristiana e partito comunista. Una cosa al cui confronto l'Anticristo è un bravo ragazzo. Regime che è capace perfino di frantumare una destra che pareva indistruttibile, di inghiottire qualunque opposizione per farsi nebbia tossica che tutto pervade e tutto offusca e che rappresenta il definitivo politicidio di una nazione.
Ci hanno concesso magnanimamente di rivotare a febbraio 2013 non per spirito democratico ma per confermare la solita casta cialtrona di avventizi comperati un tanto al chilo affinché popolassero partiti ormai unificati sotto l'unica bandiera del regime taglia unica. Si, abbiamo rotto loro qualche ovino di quaglia nel paniere con Grillo ma la frittata l'hanno potuta fare lo stesso. Un unicum di finta maggioranza e finta opposizione senza più il disturbo dell'alternanza.

A distanza di due anni dall'eurogolpe, la politica è un informe massa di materia inerte che ci soffoca e lo stato generale dell'economia italiana non è, per altro, per nulla migliorato, anzi.  E questo perché la crisi sistemica, come fenomenale opportunità, ha permesso agli oncologi, ai servi della shock economy, di inocularci il cancro assieme alla chemioterapia. Il notorio risultato di politiche economiche pro-cicliche applicate ad una nazione in recessione, come insegnano i rudimenti.
Le coperte infette portate dai conquistadores, insomma.

Non si contano più le PMI chiuse e il paese viaggia spedito sul binario della deindustrializzazione senza che il settore dei servizi riesca a subentrare riconvertendo i mezzi di produzione. 
Il settore pubblico è sotto la stretta dei tagli alla spesa; la domanda interna è praticamente agonizzante, con la gente che non spende per paura di non avere domani i soldi per curarsi, visto come gli occhi iniettati di sangue della shock economy stanno guatando la sanità pubblica. 
La disoccupazione dilaga come effetto del controllo psicotico dell'inflazione, la recessione di fatto provoca sfiducia, depressione e incertezza. Le banche non concedono il credito al privato ed all'impresa. La pressione fiscale ha raggiunto valori reali prossimi al 70%.
Il mercato immobiliare è paralizzato dal collo in giù, la proprietà privata e pubblica è a rischio asta giudiziaria e ci tocca pure il corralito strisciante della limitazione del contante, giustificato dalla balla spaziale della lotta all'evasione. 
Non si fermeranno finché non avranno prosciugato tutte le nostre ricchezze per consegnarle ai finti amici europei mentre loro nel frattempo si saranno arricchiti ed avranno messo in sicurezza la loro numerosa figliolanza parassitaria. Questo è il loro internazionalismo, non più proletario ma elitario. Pidocchi che si illudono di far parte della classe dominante perché infestano le cucce dei suoi cani da compagnia.

Non contenti di stare distruggendo un popolo e una nazione per la loro infame vocazione al tradimento, insultano la nostra intelligenza promettendo riprese e ricrescite che non verranno, né l'anno prossimo né mai, se continuerà l'applicazione della chemio-austerità.
Perché da questo impasse si esce solo rovesciando come un calzino la politica economica come ci viene suggerito da menti non piddine, invertendo la rotta finora tenuta ed inventandosi un nuovo modello, non basato su un generico neokeynesismo ma sulla sintesi di un secolo di successi ed errori macroeconomici, per ripetere i primi ed evitare i secondi. Cercando di far cessare questa guerra tra ricchi e poveri che non potrà che finire in un massacro epocale se non la fermiamo in tempo.

Non saranno questi politici di regime a portarci fuori dalle secche della recessione. Occorrono soggetti nuovi ma che parlino chiaro e la smettano di praticare l'ambiguità di un'alternativa solo di facciata. Un'entità politica che spazzi via il liberismo selvaggio, l'europeismo peloso, la sudditanza economica e monetaria, insomma il capitalismo assoluto, e si faccia promotore di un una nuova frontiera, un new deal al di sopra delle ideologie che non può che partire dall'uscita dai trattati capestro impostici dal mercantilismo tedesco, dall'euro e perfino da questa Europa fasulla. A salvarci sarà un'arca dove non dovremo aver paura di dividere il posto a fianco con chi non avremmo mai pensato di potere o dovere condividere un'avventura.

Dai fautori di questo regime non dobbiamo attenderci alcun ripensamento. Potrebbe esserci qualcuno che, all'ultimo momento, "l'aveva sempre detto", ovviamente, ma ora che i piddini governano, ed è un trionfo che attendevano da una vita, ora che hanno trasformato la TV da tette&culi in un interminabile dibbattito non stop sulle loro paturnie partitiche, come se ad un popolo sofferente di guerra e depressione fregasse de iRrenzi e dei suoi sparring partners e delle cosmiche nullità cocchiere che pullulano su quel partito di merda, ora che hanno agguantato il potere, insomma, non lo molleranno più se non per salire sulla carretta per Place de la Concorde. Perché il piddinismo in un solo paese dovrà infine piegarsi alle esigenze dell'internazionalismo elitario e farsi shock economy permanente, altro che all'italiana.
Ma è meglio così, Berlusconi è stato un vaccino troppo fiacco per gli italiani, fatto com'era di principi inattivati, e difatti non ha mai attecchito. Questo regime, sintetizzato dall'ibridazione di due specie vive potrà solo ucciderci o immunizzarci per sempre. I primi anticorpi cominciano a vedersi. Propendo per la seconda ipotesi.

venerdì 8 novembre 2013

E alla fine non rimarrà neppure la numero uno


"Se eliminiamo il contante elimineremo di conseguenza l'evasione fiscale."

Ecco una delle più efficaci boiate ad usum boccaloni inculcata dalla propaganda neoliberista.
Efficace perché sono sicura che avrete sentito mille volte i vostri interlocutori, stimolati alla discussione dopo l'esternazione di una vostra perplessità a riguardo dell'affermazione suddetta, rispondere con la solita sequela di piccati luogocomunismi.
Solo per citare i più celebri: la romantica visione degli spalloni che valicano il confine con le valigie piene di banconote da 500 euro per aprire il conto illegale a Mendrisio, la leggenda metropolitana delle 500 euro che nessuno ha mai visto (ma quando mai!) e che, se uno tenta di pagarti con quelle, è sicuramente attiguo al cartello di Tijuana, San Marino che è un paradiso fiscale dove, ridaje, gli spalloni vanno e vengono carichi di valigie, e via coglionando.

Per capire come riesca ad essere così pervicacemente creduta la boiata, in un mondo dove ormai la vera ricchezza è in forma di bit ma al popolo viene fatto credere che stia nel deposito di Zio Paperone, basta riflettere su come la serata televisiva sia ormai divenuta un unico RaiNettuno di master intensivi di indottrinamento sul neo regime aureo. Ricorderei con affetto, a proposito, questa memorabile ed eroica puntata di Report, un vero "Triumph des Willens" del PUDE.



I social media, da parte loro, ci permettono di controllare in tempo reale la risposta dei soggetti allo stimolo propagandistico televisivo e purtroppo dobbiamo riconoscere ogni giorno di più che Pavlov, nella sua visione considerata da alcuni troppo primitiva della psicologia, aveva ragione.
Provate infatti a convincere i cagnolini fistolizzati che anche a San Marino la pacchia è finita e che nelle regioni più ricche ormai svolazzano da mane a sera i droni della finanza, ma non c'è verso, salivano solo con il campanellino magico dell'associazione contante-evasione.

Non capiscono, gli aberlinati, che questa continua stretta sul contante a disposizione è una cura a scalare per disabituarci al benessere.
Perché in realtà i capitali devono poter viaggiare liberamente senza sbattere le corna sui fastidiosi meridiani e paralleli (cit.) ma l'importante è che siano solo in forma di bit e soprattutto che non appartengano più al popolo.
Non colgono, i meschini, nei piani di austerità imposti agli altri paesi dalla Germania, la somiglianza con gli stessi vizi di spoliazione dei paesi vicini che erano propri del Piano Funk. Non capiscono che si vuole segregare la ricchezza collettiva e riempire il deposito fino a farlo scoppiare, in un delirio psicotico anal-monetario di ritenzione senza limiti. Il controllo paranoico dell'inflazione che però, con l'occasione, in questo manicomio permette a medici, infermieri e finti pazzi, assai furbi ed opportunisti belli de zio(Paperone), mescolati con i veri malati, di arricchirsi a dismisura.

"Se eliminiamo il contante elimineremo di conseguenza l'evasione fiscale." Mi meraviglio che il PUDE non abbia ancora pensato di scrivere questa massima sui muri, a coprire la traccia sbiadita dal tempo dell' "aratro che traccia il solco".
Nascondete un centino. Forse ci servirà per ricominciare.

mercoledì 6 novembre 2013

Gli aberlinati ©


"A sfurtûn-a a l'è 'n belin ch'ù xeua 'ngìu au cû ciû vixín." 
(La sfortuna è un "uccello" che vola intorno al culo più vicino). F. De André

Mi concederete, visti i natali genovesi, una variazione bachiana sul concetto di abelinato. Niente di colto o matematico, ma soltanto un arpeggio sull'assonanza linguistica tra belino e Berlino.
Con il termine aberlinati vorrei quindi, with all respect, indicare d'ora in poi  i parabolani incaricati dal PUDE di sfanculare gli italiani dall'alto del loro moralismo teutonico sulla cloaca maxima di Facebook o sui freak show serali, senza che nessuno per altro colga mai il profondo razzismo che la Germania rivolge ai suoi malcapitati coinquilini del Sud Europa in questi atti di pura propaganda.
Di uno dei loro massimi esponenti vi offro un esempio assai gustoso qui sopra grazie a Mario che l'ha twittato per noi.

Gli aberlinati sono personaggi che non esitano a mangiare nel piatto nel quale sputano e che, nonostante trovino qualcuno che ogni tanto risponde loro per le rime, in generale  si portano appresso i sottoaberlinati o muttiminkia ©, ovvero gli italiani che, ancora una volta accecati dal mito tedesco nonostante le precedenti storiche tranvate, danno loro pure ragione e si offrono volontariamente per essere macellati. 
Siete dei lazzaroni, dei mangiapane a ufo, dei sottoprodotti dell'umanità per i quali non ci leveremo mai un würstel di bocca nemmeno doveste crepare di fame, ci dicono gli aberlinati di primo livello e quelli di secondo livello ripetono salivando: "Si, avete ragione, la Germania si che è un paese che cresce, che produce, mica come noi."

Sono perversioni estreme anche queste, mica solo quelle del masochista che sognava di automangiarsi.  

domenica 3 novembre 2013

Infame a chi?


Vedete, cari, quando vi danno dell'antisemita è perché hanno la pistoletta che al prossimo colpo farà click click. Hanno solo otto colpi in canna: fascistademmerda (tutta una parola), xenofobo, nazionalista, qualunquista, terrorista, populista, antieuropeo e appunto antisemita. 
Magari, se sono fortunati, cercando in una tasca potrebbero trovare per voi un'ultima pallottola: frocio.

Sono dei poveracci. Che siano volontari arruolati dal PD con un contratto simile a quello delle sfogline (le azdore che preparano chilometrate di tagliatelle) alle Feste dell'Unità o prezzolati da qualche agenzia sovranazionale a cura dal Doktor Stranamore della Cancelliera (leggete a proposito l'articolo linkato), non reggeranno all'onda di piena della Storia, quella con la esse maiuscola e con due palle così, che li sommergerà.
Vedete, bisogna essere talmente intelligenti per sposare la causa della moneta unica un minuto prima che crolli e che magari sbarchino i marines a farci il mazzo, che l'unica motivazione valida che io trovo per continuare a difenderla è di essere pagati per farlo oppure di essere una sfoglina, e sono sicura che queste ultime sono in assoluta maggioranza. Poi naturalmente ci sono sempre quelli che "non può essere, ma figurati". 


Quelli che tentano di attaccarci la lettera scarlatta addosso con la spilletta possono latrare disperatamente finché non si seccheranno loro le fauci. Nei talk show, nei social media, sui giornali e sui blog, da giornalisti e non. Quelli con il CV e quelli senza. Gli studentelli confusi e i professori con il PhD. Gli alzamanos collaborazionisti e le loro puttane a mezzo stampa. I communisticosì tornati repubblichini in articulo mortis, i falsi democratici, le mosche stercorarie e tutta la fauna da putrefazione.

Si vendono biglietti per la riva del fiume. Bisognerà affittare il Po perché si prevede grande affluenza di spettatori in attesa dei primi cadaveri galleggianti. Ci sono ottime possibilità di creare posti di lavoro nel settore punti di ristoro, wc portatili, vendita gadgets commemorativi e articoli da pesca e accessori come seggioline pieghevoli e tavolini da pic nic come inganna-attesa. Non guasterebbe nemmeno la prestazione d'opera musicale di qualche orchestrina ad uopo.
Quando l'ultima povera salma sarà giunta alla foce raccoglieremo alcuni mesti ricordi e creeremo il memoriale delle vittime del sogno europeo: giacche sgargianti, orecchini, fogli di carta rosa, papers, CV, PhD e tante, tante tessere del PD, vere e soprattutto false.

Infami noi? Antisemiti seguaci di quell'ebreo di Paul Krugman e dell'ebrea Naomi Klein?
Togliete loro lo specchio, oltre che il fiasco, ai difensori dell'euro, perché i veri nazisti sono loro ed è la loro immagine che li turba così tanto.

Infami noi? Leggete bene queste righe che seguono della loro Carta di Intenti (e notate la porticina lasciata aperta democristianamente alla "eventuale rinegoziazione") e pensate che i sottoscrittori con la goccia di sangue (quello nostro) sono stati: PD, SEL e PSI. Coloro che vi danno dei fascisti e  degli antisemiti. Ricordatevi che, in ottemperanza di questo patto di latta, hanno votato senza nemmeno un'esitazione il Fiscal Compact imposto dall'Europa e commissionato dalla Germania che finirà di ammazzare questo paese a partire dal 1° gennaio 2014. A meno che nel frattempo non sbarchino i marines.

fonte
Ah, mi ero persa il fondamentale fondo di E. Scalfari di ieri, dal quale vi propongo questa perla:

"Se per concludere andiamo dal più grande al meno grande, deriva da questa analisi la vitale importanza che l’Europa divenga al più presto uno Stato federale, l’euro non sia in nessun caso messo a rischio, gli strumenti politici europei si trasformino in strutture federali alle quali i governi, i Parlamenti, le Corti costituzionali, la Difesa, la politica estera dei singoli Stati trasferiscano i loro poteri.
Contro l’irrilevanza degli Stati europei, considerati ciascuno per proprio conto, non esiste altra alternativa."

Fascio a chi?



venerdì 1 novembre 2013

Di tasse, cani e stronzi

Anne, una dolcissima cucciola che avrei tanto voluto potermi portare a casa quel giorno
Sapete che siamo governati da personcine assai creative riguardo al modo di far quadrare i conti. Roba che nemmeno le casalinghe con il grembiule e il mestolo in mano. Solo che le buone madri di famiglia fanno la spesa per dar da mangiare ai figli, mentre le personcine pensano che fare la spesa sia sbagliato perché poi i figli mangiano. Più ti allontani dalla percezione della vita quotidiana, più sali nell'Empireo nei megadirettori galattici e più eterea ed inconsistente deve diventare l'esistenza di coloro che stanno sotto. La dieta, la fottuta dieta che ci tortura ogni giorno l'hanno inventata loro. Così ci saremmo gradualmente disabituati al mangiare.

Coloro che stanno più vicini al popolo, quelli che rischiano di incontrarlo per strada andando in bicicletta la mattina al loro ufficio comunale sono invece più accorti e magari a volte gli scappa pure la pensata.
L'anno scorso nella mia città, ad esempio, l'amministrazione ha affidato ad una ditta specializzata nel recupero e trasformazione del legno in cippato per uso combustibile la manutenzione delle golene del fiume Lamone con il seguente patto:  tu mi ripulisci l'alveo e in cambio puoi tenerti tutta la legna che ne ricavi. Un'iniziativa molto apprezzata che, vista la giungla vietnamita che nel frattempo si è riformata, dovrebbe diventare consuetudine annuale. (Ecco, ora ho parlato bene di te, caro Comune, ma non ti allargare, che di cazzate ne hai fatte e ne fai anche tu.)

I comuni quindi possono trovare anche ottime soluzioni per gestire i soldi pubblici. Prendete un'iniziativa lodevole come questa. E' stata pensata da alcuni comuni del sud e l'idea sta prendendo piede in tutta Italia. Se adotti un trovatello dal canile ti scontiamo una certa cifra (che può raggiungere i 700 euro in alcuni comuni) sulla TARES, la nuova tassa sui rifiuti. Il ragionamento è semplice: mantenere un canile comunale con i soldi pubblici costa tot, quindi incentiviamo i privati ad assorbirne i costi con un allettante do ut des. Il caro vecchio baratto viene sempre comodo in tempi di crisi. 
Certo, c'è chi paventa la corsa all'adozione con conseguente abbandono delle povere bestie una volta incassato l'incentivo. Basta però in fondo mantenere i controlli successivi alle adozioni come già accade per chiunque decide di portarsi a casa un cane dal canile.

Il problema è il piano di sopra, il ministero del Tesoro. Se sentono che se adotti un cane il comune ti sconta la TARES potrebbero mettersi in modo reazioni a catena incontrollabili. Perché quelli di sopra se sentono la parola tassa gli applicano immediatamente il moltiplicatore creativo. Vediamo. 
Ti porti a casa un cane. Ok. Potrei aumentare l'IVA sulla crocchetta. Applicare un'aliquota sulla cubatura del pelo raccolto in un anno ed eliminare la detrazione per i cani a pelo corto. Introdurre l'IMU sulla cuccia e considerare quella al piano di sopra seconda cuccia.
Potrei codificare, magari a livello europeo, il livello minimo consentito di decibel dell'abbaio oltre il quale scatta la sovrattassa. Potrei imporre la certificazione del PH delle urine da parte dell'ASL. Controllare l'emissione di biogas anale, chiedendoti di mettere a norma con la certificazione UE lo smaltimento delle cacche. E se sgami, mandarti infine l'Agenzia delle Entrate, le Yellow Flames e farti la triangolazione di controllo incrociato con cartella di Equitalia finale.
Non esiste limite alla tassazione ed alla fantasia repressiva di chi la inventa.

Io scherzo, ma Brunetta e Boccia no.



P.S. Piccola comunicazione di servizio per i lettori abituali crossover. Non mi leggerete più su MenteCritica. Ogni limite ha una pazienza.
(Addendum di mezzanotte). Oltretutto ho scoperto che ha CANCELLATO tutti i miei post e anche i commenti. Per quelli che "eh, ma la discussione va fatta democraticamente, non puoi sottrarti al dialogo". 
Poco male, ora avete un nuovo luogo PUDE cult di riferimento. In attesa della prossima strambata.
Requiescant. Accenderemo un cero. E' pure el dia de los muertos.

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