mercoledì 29 aprile 2015

Risvegliarsi nel Manciukuò


Dove sono i Girotondi, la Guzzanti, Mascia & Il Popolo Viola, la Società Civile, le Agende Rosse, i sindacati, i partiggiani, la vera sinistra che "mailpiddìnonèlasinistra", quelli con il bellaciao sempre armato nel gargarozzo, Paolo Flores "Micromegaloman" D'Arcais, Travaglio e il vero giornalismo d'assalto che non ne perdonò mezza a Berlusconi; gli antagonisti, quelle merde degli intellettuali, le bagasce dell'informazione, gli elettori per appartenenza, quelli che moriranno di sinistra dopo essere morti di fame, la parte sana della società, i magistrati del "resistereresistereresistere", la PIAZZA e lo strakitemmuorto?

Tranquilli, sono nelle mani dei minorati della minoranza: i Bersani, Cuperlo, Civati, Speranza, Bindi ed eventuali. Ovvero in quelle dei gatti del vicolo di Schroedinger, quelli dentro e fuori al PD allo stesso tempo. "Ci stanno offrendo delle poltrone in cambio del voto all'Italicum!" piagnucolavano ieri le PDemi vierges, timorose dell'Italicum dopo essersi prese dei Fiscal Compact così. Poltrone? Bene, vediamo chi sse 'o fa, il sofà. Ora che sono a un passo dal potere assoluto, seppure quello che esercita il portinaio nella guardiola del palazzo, se lo paragoniamo al potere dei loro mandanti, figuriamoci se ci rinunciano, dopo essersi sbattuti per ottenerlo da almeno quarant'anni.

Ma non è finita. Dov'è la destra riverginata e presentabile, quella deberlusconizzata ed ecologicamente riciclata, la borghesia illuminata e quella ormai decerebrata, gli imprenditori che ormai meditano solo di impiccarsi e soprattutto Berlusconi, oggetto per vent'anni del fuoco concentrico di tutta la marmaglia testé citata, ora divenuto muto come chi ha appena scoperto una testa di cavallo nel letto?
Volete ridere, per non piangere? A parte la Lega e i commoventi cinquestelle - mi pare si possa non avere dubbi sul sincero entusiasmo della base, mentre tutti quelli del mondo su quello dell'altezza; cinquestelle che si sono battuti come leoni contro la rabbiosa mediatrice culturale e le ministre ciuche nominate cavalle di razza, sapete chi è sceso in piazza con il bavaglio contro l'Italicum, con gli italiani che prontamente lo sbeffeggiavano? Un banchiere, Corrado Passera. E' il colmo, e sarebbe tragico che fosse vero amor di patria e non faccia da culo, ma non c'è da meravigliarsene, visto che ormai ci tocca difendere Mussolini dal paragone con Renzi.

Non abbiamo notizie da ieri di un'alta carica. Si chiama Sergio e indossa un paltoncino scuro. 
Sabato scorso alla radio, una giornalista della Stampa che si bullava di avere informazioni di prima mano e riservate manco fosse Pecorelli, sosteneva che Renzi non avrebbe mai osato porre la fiducia sull'Italicum "perché Mattarella non vuole".
Bene, ora è giunto il momento della verifica. Vedremo se oggi Mattarella si noterà di più se parlerà o se starà zitto, per citare un noto intellettuale di sinistra. Si accettano scommesse.
Benvenuti nel Manciukuò.

domenica 26 aprile 2015

Sovranità l'è morta. Dal salto quantico della sinistra al cavaliere simbolico. Parte II


Nella prima parte abbiamo visto come il PCI, che aspira, più di ogni altra cosa, più ancora che andare al governo, ad ottenere il potere, negli anni settanta accetta di rinunciare a Keynes e di rinascere come neoconservatore. 
Nel 1981 l'Italia è ancora un paese infestato dal terrorismo. Ronald Reagan sale alla Casa Bianca e dopo nemmeno tre mesi dall'inauguration si beccherà una pistolettata fraterna. Un'altro colpo di pistola (di risposta?) ferirà il Papa a maggio, e sempre a maggio salirà al potere Mitterrand. La Thatcher è primo ministro britannico dal 1979.
I Chicago Boys, compresi quelli in abito talare, lavorano alacremente per introdurre l'economia di mercato all'Est in procinto di essere "liberato", soprattutto nella Polonia del devoto (a Von Hayek) Lech Walesa.
Il PCI è impegnato con i laceranti diversivi dell'eurocomunismo e della questione moralistica (cosa non si fa per farsi accettare in società) e già allora pone in discussione certi aspetti limitanti - per il datore di lavoro - dello Statuto dei Lavoratori. Bettino Craxi viene eletto segretario del PSI e presto assume movenze dittatoriali all'interno del partito, che oggi non avremmo difficoltà a definire renziane, ma non ditelo ai piddini. 
Il cerchio comincia a stringersi attorno a Licio Gelli ed alla sua loggia civetta che era riuscita a reclutare mezza Italia che conta, compreso Silvio Berlusconi che pagò centomila lire per la celeberrima tessera n° 1816.
Ma soprattutto, per riannodare il filo del discorso, in luglio divorziano Carlo Azeglio Ciampi (Banca d'Italia) e Beniamino Andreatta (Tesoro), ovvero si pongono le basi per giustificare tutta la letteratura economica mainstream successiva che avrà da lamentarsi per un trentennio abbondante dell'immenso debito pubblico italiano. Debito pubblico di cui sarà incolpato, tra le altre cose, Bettino Craxi, a cui appartiene il decennio degli anni 80, la decade delle cicale, degli sperperi e della bella vita. Insomma della rinuncia dell'Italia alla durezza del vivere ed all'austerità per diventare il quinto paese più industrializzato del mondo. Ovviamente vivendo al di sopra delle proprie possibilità. Come se si potesse governare l'economia di un paese con la sovranità monetaria limitata. 

da Goofynomics
Mi accuseranno adesso di voler riabilitare Bettino, però vorrei poter trovare un dirigente del PCI-PDS-DS-PD affermare nel 1997, quindi cinque anni prima dell'euro, che "i parametri di Maastricht vanno rinegoziati" perché se no l'Europa sarà un inferno. Altro che nuovo ordine mondiale. Se lo trovate segnalatemelo, per favore.
Nonostante tutto, sotto Craxi l'Italia sorpassa la Gran Bretagna per ben due volte, nel 1987 e nel 1991, quando diventa addirittura la quarta potenza industriale del mondo. Era decisamente troppo. 
Un anno dopo, nel 1992 scoppia Tangentopoli. Vorrei fare un elenco dei nemici che Craxi si era fatto nel frattempo ma temo che il post diverrebbe troppo lungo. Ricordiamo anche che l'Italia è dal 1943 un paese a sovranità limitata e ogniqualvolta un suo proconsole cerca di fare a modo suo viene eliminato. O fisicamente, come Mattei e Moro, o politicamente, come Craxi e Berlusconi. 

Pensare che l'ouverture di Tangentopoli, la grande sinfonia della corruzione, era iniziata con i quattro colpi bussati alla porta del PCI per il miliardo passatogli da Raul Gardini tra il 1989 e il 1990. Alla fine, dopo innumerevoli inchieste che toccheranno i più alti papaveri del partito, l'unico colpevole rimarrà Primo Greganti e il suo "Gabbietta", insomma il solito compagno che sbaglia. I tempi della giustizia, che si erano incredibilmente ristretti per processare Craxi e condannare il pentapartito, tornarono a dilatarsi fino a giungere alla prescrizione dei reati che riguardavano il filone dei finanziamenti al partito comunista e sue mutazioni successive. Tutti i partiti di un sistema corrotto alle fondamenta e, secondo tutti gli analisti, dal malaffare generalizzato - come succede anche al di fuori dell'Italia - furono spazzati via tranne uno. Non è curioso?

Ciò che venne dopo aiuta a capire cosa può essere accaduto a quelle forze politiche che furono traghettate praticamente incolumi da Caronte nella Seconda Repubblica.
Per la penetrazione definitiva del dogma monetarista in Europa - e per la realizzazione del nuovo ordine mondiale americano (ovvero elitario) annunciato da G. Bush, occorreva smantellarne lo stato sociale e la potenza contrattuale sindacale e per far ciò risultò utile riunificare la Germania, in modo da utilizzarne il vizio mercantilista come piede di porco per scardinare le resistenze e sottomettere le economie dei paesi del Sud Europa attraverso il vincolismo monetario, presentato come primo passo verso gli Stati Uniti d'Europa. Questa denominazione, alla luce del TTIP, non assume un tono ancora più sinistro?
 L'Anschluss della Germania Est nel 1990, presupposto per lo scatenamento del mercantilismo tedesco nel continente europeo negli anni dell'euro, fu un'operazione di shock economy esemplare, come quelle realizzate negli altri paesi dell'Est ma fu anche e soprattutto una prova generale di ciò che sarebbe stato fatto ai paesi mediterranei qualora fosse sopraggiunto un provvidenziale e propiziatorio shock esogeno a mettere a nudo il carattere totalitario del vincolismo. Le cavie della DDR fornirono importanti suggerimenti su come, in seguito, trattare, ad esempio, la Grecia.
La Germania, come già successo in passato, potrebbe essere quindi stata usata come chiave per farsi aprire il portone dell'Europa.

Ora che l'inferno europeo è dispiegato, come aveva previsto Craxi e non D'Alema, rimane una sola operazione da compiere. Eliminare definitivamente la mediazione politica tra interesse privato e gestione pubblica dell'economia. 
La politica non è nuova o vecchia, è politica. La corruzione in ogni paese è funzionale alla penetrazione sempre più invasiva dell'interesse particolare di gruppi industriali e finanziari nella gestione dell'interesse collettivo per sostituirlo con il proprio. All'inizio, in presenza di un sistema democratico, è assolutamente necessario corromperne i politici per assicurarsi che promulgheranno leggi favorevoli o per lo meno non contrarie a questi interessi, anche in contrasto con l'interesse generale. Si chiama in gergo capture. In seguito è opportuno che gli stessi portatori di interessi particulari entrino in politica e gestiscano la sala comandi in prima persona, per legiferare ancor più nel proprio interesse. Alla fine, quando l'interesse privato di industria e finanza avrà completato la sua penetrazione nello Stato ed avrà creato una propria struttura di dominio, della politica non ci sarà più bisogno e cesserà anche di conseguenza e finalmente, per la gioia dei moralisti,  il fenomeno della corruzione.
C'è un problema, però. Il mercato, lungi dall'autoregolarsi, senza regole democratiche e controllo diventa un cancro che prolifera distruggendo il sistema. Senza regole democratiche vengono meno le stesse regole del mercato, come la libera concorrenza. La legge del mercato diviene la legge della giungla. Nascono i monopoli ed i cartelli. C'è quindi la gradevole consapevolezza che un giorno vi sarà l'inevitabile scannamento reciproco ed all'ultimo sangue, come usa tra dominanti, dei membri dell'élite, perché l'uno non può essere formato da più di uno ma, come dice Keynes, probabilmente per quel lungo periodo saremo tutti morti e non avremo il piacere di assistervi.
Saremo morti anche perché, dopo la politica, sarà la democrazia a morire. Sono due gemelli siamesi e se muore Eng, dopo un po' muore anche Chang.

Dal punto di vista della capture, dopo Tangentopoli si posero le basi per la successiva privatizzazione - non di aziende decotte inutili e carrozzoni statali, come avrebbe sostenuto la leggenda dei moralisti, ma quella ben più sostanziosa e remunerativa dei grandi asset ancora in grado di competere alla pari ed in concorrenza con i paesi dominanti alla quale stiamo assistendo ora. Quell'operazione di saccheggio già vista in Argentina e nella DDR.

Nella fase di transizione tra gestione politica dell'economia e gestione in prima persona, da consiglio di amministrazione, da parte dell'élite di interi paesi, la figura del leader perde progressivamente i caratteri di autonomia e capacità per diventare un mero simbolo, una figura attentamente costruita a tavolino, che dovrà solo eseguire gli ordini. La quintessenza del governante fantoccio.
La transizione di Tangentopoli è anche in questo senso. Dal politico, che magari ruba ma è un fior di politico, si passa al politico che magari non ruba ma è totalmente incapace di governare. Ed anche se vi si provasse non gli sarebbe permesso se non con minimi gradi di libertà.

Silvio Berlusconi è il candidato ideale, nei primi anni novanta, ad essere il primo premier simbolico d'Italia. La sua discesa in campo è un'operazione pubblicitaria in grande stile e non si capirà mai il suo successo se non si tiene presente il lavoro degli spin doctors in politica. Il suo personaggio è ideale. Simpatico (al contrario di Craxi), seduttore, malandrino, ricco ma parvenu, il personaggio di Alberto Sordi che parla milanese e quindi non ti accorgi che è il solito magliaro. Un self-made man del tipo particolare di self-made man italiano che non può essersi fatto da solo, quindi qualcuno l'ha aiutato ed è sicuramente qualcuno di innominabile. In questo c'è del vero ma è perfetto perché il simbolo, per essere intercambiabile al momento giusto, dovrà essere ricattabile.
C'era un altro personaggio allora che avrebbe potuto competere come leader simbolico, più o meno con le stesse caratteristiche di appeal ed era Raul Gardini ma purtroppo si suicida in piena Tangentopoli senza lasciare impronte sulla pistola e tracce sulle mani. Ma questa è una storia forse ancora tutta da scrivere.

Una volta che Berlusconi riempie il vuoto lasciato dalla "vecchia politica" e gli italiani si gettano nelle sue braccia senza remore, dando ragione a Mussolini sul carattere femmineo e passivo della folla, inizia la più colossale pantomima del dopoguerra, basata su una pura illusione, un prestigio in grande stile. Ovvero la lotta di Berlusconi per impedire che i comunisti giungano al governo. Nello stesso tempo i comunisti intraprendono la lotta contro Berlusconi, il mafioso e padrone responsabile di tutti i lutti addotti ai lavoratori, per impedire che i fascisti ritornino al governo.
Questo accade negli anni novanta, ricordiamolo, in completa assenza di comunismo e fascismo per intervenuta dipartita dei suddetti. Il capolavoro di questa vera e propria operazione psicologica di propaganda fu di mantenere il popolo italiano, già addestrato alle dinamiche di contrapposizione alla Don Camillo vs. Peppone, nell'illusione di un bipolarismo che non c'era. Nascondendo la vera partita che era quella tra la democrazia e i suoi nemici.
Qualcuno ancora si meraviglia degli aiuti di D'Alema a Berlusconi, della mancanza della legge sul conflitto di interessi, delle leggi vergogna votate dai "comunisti", dell'alternanza, all'insegna della perfetta e sostanziale continuità, negli scopi perseguiti, tra centrodestra e centrosinistra?

Ed eccoci al 2011 ed alla svolta decisiva. Il download della dittatura finanziaria è quasi completato, la democrazia è agli sgoccioli. Berlusconi, leader simbolico, ha provato ad allargarsi un po' troppo, si è fatto amici che non piacciono agli amici, si è impicciato di gas e petrolio e chi tocca queste cose muore. La guerra che gli fanno i giudici da decenni lo ha solo scalfito. La sua fortuna è che è talmente ricco da poter sostenere economicamente anni e anni di processi, e c'è pur qualche Penelope nella giustizia che di notte disfa la tela. La crisi però ha accelerato i tempi e occorre procedere.
Al governo dell'Italia, ovviamente senza alcuna opposizione da parte della sinistra, subentreranno direttamente organismi sovranazionali e non eletti dal popolo. Il provvidenziale scandalo delle ragazzine minorenni che vanno per i 35, riesce a scalfire la tradizionale tolleranza degli italiani per le questioni di letto dei politicanti e, dopo un'estate intera di bombardamento mediatico, finalmente gli italiani accolgono con sollievo la cacciata dell'ultimo leader, nel bene e nel male, eletto democraticamente da loro. Più per sopravvenuta rottura definitiva di coglioni, che per altro.

A lui seguiranno altri tre leader simbolici e perfettamente intercambiabili, secondo il principio che l'intercambiabilità dei premier dovrà assomigliare a quella degli allenatori di calcio. E infine secondo il principio ancora più fondamentale che ciò che conta è la struttura, non chi la governa al vertice, che è sempre sostituibile in ventiquattr'ore.
Il simbolismo di questi leader-allenatori da cacciare appena cominceranno a prendere troppe palle in porta sarà sempre più annacquato e di facciata, fino al nulla ripieno di elio di Matteo Renzi, al quale si contrapporranno, per mantenere una parvenza di bipolarismo, altri leader o pseudo leader altrettanto simbolici: il gatekeeper, il dissidente interno, il minorato della minoranza, l'apprendista stregone, la fata cattiva, il joker, il figliol prodigo, ecc.
Ormai che chi doveva governare è saldamente in plancia, i politici possono lentamente dissolversi, diventare ectoplasmi, andare ad aggirarsi in Italia come il vecchio Berlusconi. Fantasma di un potere che anche lui si illuse di avere. Tanto gli italiani non reagiscono, non partecipano, hanno rinunciato a votare. Secondo voi abbiamo speranze?

sabato 25 aprile 2015

Sovranità l'é morta. Dal salto quantico della sinistra al cavaliere simbolico. Parte I


C'è uno spettro che si aggira per l'Italia, ed è lo spettro di Silvio Berlusconi. Come lo spettro del comunismo di Marx, che se viene definito tale probabilmente identificava un progetto già morto, quello di Berlusconi è l'ectoplasma di un potere che fu, se crediamo negli spiriti. O che non fu mai, se non ci crediamo. In ogni caso sconfitto e messo da parte. Lo dimostrano queste fotografie di un Berlusconi cretaceo, sia nel senso della vetustà che dell'asperità dei tratti da dark side of the moon finalmente svelata.
Se vi dicessi che Berlusconi, nonostante ciò che tutti credono, per vent'anni potrebbe non aver mai detenuto il vero potere in quanto leader simbolico e perfettamente intercambiabile non già di una nazione sovrana ma di una struttura posticcia posta a governo di una succursale indisciplinata? 
La parola chiave di questo post - forse in due parti, vedremo - è appunto sovranità. Sovranità nazionale e di tutto ciò che ne consegue: politica, economica e monetaria.

Permettetemi una breve digressione. Per anni la questione della sovranità nazionale è stata un cavallo di battaglia della pubblicistica di sinistra, soprattutto di quella estrema ed extraparlamentare, per quello speciale fenomeno che faceva confluire gli opposti estremismi sulla necessità di contrastare l'imperialismo allora identificato con gli Stati Uniti (e ci sarebbe da discutere anche sulla trasformazione negli ultimi 15 anni degli USA da nazione sovrana e democratica a sede centrale di un comitato di interessi privati sovranazionale). Insomma, la sovranità nazionale - che molti ritengono perduta già nel momento in cui l'Italia esce sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale e viene posta sotto tutela atlantica in quanto territorio strategico nel Mediterraneo - ai comunisti sembrava importare ancora, anche se, per la verità, rimane aperta la questione della sincerità di quel "nazionalismo" di sinistra nel periodo della guerra fredda e degli opposti finanziamenti tecnicamente illeciti se non addirittura configuranti il reato di alto tradimento: i finanziamenti americani al fronte cattolico e sovietici a quello comunista. Fronti cristallizzati in uno scontro ideologico permanente e funzionale alla contrapposizione tra i due blocchi che fu poi riprodotto nel bipolarismo simbolico che trionferà nel ventennio "berlusconiano".
In seguito comunque, soprattutto con l'avvento nella governance italiana della doppia ingerenza: non più soltanto quella atlantica ma quella sempre più soffocante e limitante dell'Europa e dei suoi trattati capestro, e soprattutto del progressivo vincolismo economico, per la sinistra la sovranità diventa sempre più un disvalore e la nazione qualcosa da combattere e distruggere, in favore dell'Unione Europea e dell'Eurozona scambiate per il sogno di Ventotene e della globalizzazione scambiata per internazionalismo. Veri e propri succedanei e sostituti ideologici del socialismo ormai sepolto per sempre dall'avanzata della controrivoluzione neoaristocratica successiva al crollo del muro di Berlino. Niente da meravigliarsi di questa sepoltura, visto che si trattava di uno spettro errante che a questo punto poteva trovare solo la pace eterna.

Ecco quindi come è possibile che oggi, 25 aprile 2015, registriamo dalle cronache ed affidiamo alla memoria dei posteri un Napolitano che ormai invoca apertamente un nuovo ordine mondiale (speriamo non nella specialissima versione retroversa ed antitetica dell'Ordo ab Chao che è l'ordine che invece di nascere dal caos lo produce, auspicata dal padre del prossimo presidente degli Stati Uniti già nel 1991.)



E' un lungo percorso quello che, dalla lettera di Togliatti ai fratelli in camicia nera, con la Nazione scritta in maiuscolo, giunge fino al sibilo shish in serpentese di Renzi, rottamatore della democrazia e degli ultimi brandelli di sovranità su mandato di chi comanda davvero. Ormai a noi italiani puoi farci di tutto e il consiglio d'amministrazione della filiale italiana non porrà obiezioni alla casa madre. Obama non gli aveva detto che il nostro cooperante Lo Porto era rimasto vittima di un friendly drone? Lui lo giustifica: "Poverino, ce l'ha detto solo quando è stato sicuro sicuro, eh!" E non dite che questa non è sinistra perché, mentre noi oggi avremmo dovuto uscire con la maschera antigas perché il tasso di retorica nell'aria rischiava di ucciderci, loro erano tutti là a cantare il "Bella ciao".

Nella vulgata comune, la chiave di volta della storia italiana del dopoguerra fu Tangentopoli, ovvero la grande onda di tsunami che meritoriamente spazzò via la vecchia politica per sostituirla con quelli della nuova. La transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, dal regno della corruzione levantina a quello della serietà europea. Già raccontandola così ci rendiamo conto, con il senno del poi, dell'affabulazione totalmente propagandistica. 
Il vero tsunami, in senso catastrofico, ciò che cambiò veramente l'Italia ma non certamente in senso positivo e progressista fu invece la decisione, nata in pieno compromesso storico e nei mesi che seguirono lo shock del Caso Moro, di ripudiare "quel tanto di socialismo che che appare realizzabile nel contesto del capitalismo conflittuale con il quale è tuttora necessario convivere" di cui avrebbe parlato Federico Caffè nel suo celebre articolo sull'Espresso del 11 aprile 1982 "Processo a Berlinguer"
Negli anni in cui, dopo la fase di crudele sperimentazione in Sud America, il dogma monetarista, latore del messaggio revanchista della neoaristocrazia elitaria, si apprestava a trionfare nel mondo occidentale come shock economy, in attesa di conquistare il mondo dopo la caduta del comunismo, fu deciso di sacrificare l'Italia sull'altare dell'economia di mercato, di dichiarare guerra allo Stato come controllore del mercato - contro i suoi eccessi - e di prevederne il progressivo smantellamento, assieme alla tutela del primato dell'interesse collettivo su quello particolare.
Questo processo fu inaugurato, come ricostruito egregiamente da questo articolo, dall'adesione allo SME nel 1978 e dal divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro nel 1981.

Ciò che deve essere chiaro è che di questa cessione di sovranità economica e in seguito monetaria - con l'entrata nella moneta unica - la sinistra è totalmente responsabile in quanto non solo non vi si oppose realmente - diciamo malignamente che vi si oppose tanto quanto si sarebbe opposta in seguito alle leggi vergogna di Berlusconi - ma anzi sposò con entusiasmo fin da subito le politiche di austerità e di contenimento dell'inflazione, destinate a comprimere i salari e a cancellare il principio di piena occupazione, come non potevano non sapere i loro economisti di area.
Alcuni esempi di questa accettazione dell'inevitabile, della conversione di questi compagni che sbagliano sempre al culto della dea TINA?
aprile 1976  - Giorgio Ruffolo, ad un convegno organizzato dal PCI sulle assemblee elettive e sugli organismi pubblici di intervento nell’economia, afferma: "Se i partiti della sinistra, nell’ipotesi non remota di un loro accesso al potere, non vogliono farsi travolgere dallo sfascio attuale, devono prepararsi fin d’ora ad alcune riforme istituzionali di importanza critica". (fonte)
settembre 1976 - Il dirigente comunista Giorgio Napolitano conferma il sostegno al progetto Andreotti di richiedere sacrifici attuali in cambio di investimenti per "garantire la continuità di uno sviluppo su basi nuove dell’economia nazionale…contenere e ridurre il tasso di inflazione e il deficit della bilancia dei pagamenti…bloccare e ridurre il disavanzo del settore pubblico ed elevare la quota degli investimenti sul reddito nazionale". Dichiarazioni analoghe ha reso Claudio Napoleoni al quotidiano "La Repubblica". (fonte)
"Da che cosa è nata, da che cosa nasce l’esigenza di metterci a pensare e a lavorare attorno ad un progetto di trasformazione della società che indichi obiettivi e traguardi tali da poter e dover essere perseguiti e raggiunti nei prossimi tre-quattro anni, ma che si traducano in atti, provvedimenti, misure, che ne segnino subito l’avvio?
Questa esigenza nasce dalla consapevolezza che occorre dare un senso e uno scopo a quella politica di austerità che è una scelta obbligata e duratura, e che, al tempo stesso, è una condizione di salvezza per i popoli dell’occidente, io ritengo, in linea generale, ma, in modo particolare, per il popolo italiano." (Discorso di Enrico Berlinguer al “Convegno degli intellettuali” di Roma del gennaio 1977.)
"Consideravo l' introduzione dello Sme una tappa politica fondamentale e irrinunciabile ma dovevo coinvolgere partiti che non la consideravano tale, dovevo trovare una maggioranza in Parlamento. Cercai una strada per ammorbidire i comunisti. Parlai a lungo con Enrico Berlinguer, all' epoca segretario del Pci. Quale fu la sua risposta? Mi disse che personalmente era favorevole allo Sme, ma nel partito le resistenze erano forti e lui aveva bisogno di un po' di tempo per convincere i suoi." (Giulio Andreotti al Corriere della Sera, 2001)

In quegli ultimi anni settanta era più che mai viva la preoccupazione degli Stati Uniti per una possibile partecipazione del PCI al governo italiano. Soprattutto per i legami ancora molto stretti, soprattutto in termini economici, e che tali sarebbero rimasti fino al crollo dell'URSS, con il blocco sovietico. L'entrata dei comunisti all'interno della stanza dei bottoni poneva questioni di opportunità strategica non indifferente. 
Tuttavia, leggere l'operazione in nero del Caso Moro solo come il tentativo estremo atlantico di impedire il governo con i comunisti in Italia appare riduttivo. Non solo perché in quei 55 giorni si registrò una totale adesione del PCI al "fronte della fermezza" evidentemente ispirato da chi voleva Moro morto - fronte che vide la sola eccezione-ribellione del PSI di Craxi - ma quella coesione di intenti portò appunto a fine anno all'adesione dell'Italia allo SME, quindi al primo passo verso la rinuncia a Keynes, allo sposalizio con il neoliberismo ed alla cessione di un'ulteriore parte di sovranità nazionale, e tutto senza troppi veti da parte comunista.
Bisognerebbe ricordare invece che proprio Moro aveva espresso le più forti riserve verso la svolta neoliberista. Moro vuole evitare la shock economy in Italia e difenderne la sovranità monetaria: è questo il senso di "portare i comunisti al governo" che provoca la reazione atlantica? Oltre naturalmente al fatto che chiunque in Italia si opponga ai diktat d'oltreoceano storicamente fa una brutta fine?

Cosa dobbiamo pensare quindi? Che il PCI pagò il prezzo della fine della pregiudiziale nei suoi confronti - ed il mantenimento nonché il consolidamento del suo potere economico fino alle varie "entrate in banca" - con la conversione pragmatica al primato del mercato sullo stato e sulla politica, nonché alla rinuncia ai suoi ideali socialisti fino alla progressiva degradazione nell'attuale partito democratico? Un prezzo che non avrebbe pagato di persona, avendone solo da guadagnare, ma il popolo italiano e soprattutto i lavoratori, ovvero chi avrebbe dovuto in teoria difendere?
Quel viaggio in America del comunista preferito di Henry Kissinger nel 1978 in pieno Caso Moro quante cose potrebbe ancora raccontarci? 
Sta di fatto che le conseguenze di quel possibile "patto" le avremmo patite negli anni a seguire e soprattutto oggi che non solo si invoca appunto il nuovo ordine mondiale ma si sta andando verso la dissoluzione totale della politica ed al passaggio diretto della governance dalla politica alla gestione in prima persona dei potentati economico-finanziari a prescindere da essa. Uno scenario che non può che comprendere la rinuncia alla democrazia.

Dicevamo di Berlusconi e del suo potere solo simbolico ma s'è fatto tardi. Riprenderò il discorso nella seconda parte.

martedì 21 aprile 2015

Barconi piombati e coperte infette


In questi giorni mi è tornata alla mente la vicenda della nave Vlora che l'otto agosto del 1991 giunse al porto di Bari carica di quasi ventimila immigrati albanesi (che oggi, secondo il logos del ripopolamento verrebbero definiti semplicemente "migranti", non più con l'aggettivazione indicante la nazionalità di provenienza ma con quella neutra, sovranazionale, globalizzante e ad alta carica simbolica di "profughi" e "disperati").
Mi sono ricordata, ripensando a quei tempi, dell'atteggiamento per nulla passivo del governo di allora che, per la cronaca, aveva come presidente del consiglio un certo Andreotti, mentre al Quirinale c'era tale Kossiga con la kappa.
Quello sbarco di clandestini - a tutt'oggi il più grande mai avvenuto in Italia ed apice della "campagna" migratoria degli anni tra il 1990 e il 1992, fu definito allora da alcuni un vero e proprio ricatto ai danni dell'Italia, si disse organizzato dalle autorità albanesi e dalle mafie, svuotando le carceri e approntando una vera e propria bomba umana formata da quasi tutti maschi senza lacci delle scarpe e cinture.
Questo tipo di versione dei fatti è ormai però introvabile, almeno ad una ricerca sommaria sul motore di ricerca monopolista, perché è preponderante la melassa della retorica cattoonunista che vuole il fenomeno migratorio positivo per definizione e ovviamente insindacabile, pena l'apposizione della lettera scarlatta del razzismo e della disumanità sui reprobi ancora attaccati alla primitiva difesa del territorio.

Una cronistoria depilata e un po' meno emotiva e propagandistica dei fatti di quell'agosto la si può però trovare grazie alla preziosa Cronologia della Storia d'Italia dell'Archivio Cipriani, uno degli strumenti più interessanti di controinformazione, dove si possono fare anche ricerche per argomento e per data a partire dal 1943 fino al 2011.
Cito dunque dalla fonte citata:
8 agosto 1991 - A Bari, sbarcano 17 mila profughi albanesi.
10 agosto - A Tirana (Albania), il governo albanese accetta il sostegno militare italiano per il controllo dei propri porti così da evitare ulteriori esodi di massa; il rimpatrio immediato dei profughi e l’erogazione da parte italiana di 90 miliardi per aiuti di emergenza.
Nell’articolo intitolato "Controesodo tra lacrime e insulti", il quotidiano "Il Corriere della sera" scrive: "Parte la prima nave, la ‘Tiziano’, con 610 profughi e 140 carabinieri. A mani alzate, gli esuli entrano dal portellone posteriore. C’è chi stramaledice il Paese che non ha voluto accoglierlo, chi piange..."
12 agosto - L’Italia concede asilo politico a circa 500 soldati albanesi disertori. A Bari, agli albanesi rinchiusi nello stadio, le autorità italiane offrono un paio di jeans, una maglietta, sigarette Ms e 50 mila lire, purché accettino di essere rimpatriati senza opporre resistenza.
Enzo Biagi, sul quotidiano "Il Corriere della sera", nell’articolo intitolato "Niente spaghetti", scrive: "E’ svanito il sogno degli albanesi, ma anche quello degli italiani. La quinta potenza industriale del mondo non è in grado, in tre giorni, di distribuire diecimila tazze di caffelatte...quei sacchetti di plastica gonfi d’acqua buttati agli assetati, quei panini lanciati dai soldati sulla folla tumultuante, ricordavano lo zoo".
13-14 agosto - A Tirana (Albania), giungono in visita ufficiale il presidente della repubblica Francesco Cossiga, e il ministro degli Esteri, Gianni De Michelis.
1.500 profughi albanesi che rifiutano il rimpatrio, sono smistati nei centri di assistenza con la garanzia che potranno restare in Italia.
26 agosto - E’ firmato il memorandum d’intesa italo - albanese per l’avvio della ‘operazione Pellicano’, la dislocazione di 700 militari italiani al comando del generale Antonio Quintana in Albania, con il compito di evitare esodi, gestire gli aiuti umanitari, distribuire generi alimentari e assicurare la cooperazione tecnica.
16 settembre - A Trieste, parte la nave militare ‘Golfo del sole’- attraccherà a Durazzo due giorni dopo- con a bordo 500 uomini per l’avvio dell’operazione Pellicano destinata a concludersi, dopo vari rinvii, il 2 dicembre 1993.
23 settembre Da questa data, 800 soldati italiani presidiano i porti albanesi per impedire sbarchi in Italia. (fonte)
E' incredibile quanto sia cambiato il mondo da allora. Un governo che attua addirittura dei rimpatri forzati e senza terze cariche che invochino lo stile di vita del migrante per i propri concittadini. Per non parlare di uno come Gianfranco Fini (ora in fase di scongelamento nei talk-show) che, il 30 agosto, ribadiva la richiesta di reintrodurre la pena capitale in Italia: "Basta con il garantismo, basta con questa larva di Stato impotente, basta con la legge che premia i delinquenti e abbandona i cittadini onesti; pena di morte per i mafiosi". E chi lo riconosce più ora?

Il 1991 del resto fu un anno molto particolare. Fu l'anno del colpo di stato di Boris Eltsin contro Gorbaciov e della nascita della CSI nata dalla dissoluzione dell'URSS. Iniziò la guerra civile nella repubblica jugoslava e a dicembre fu raggiunto l'accordo sul Trattato di Maastricht. Un anno prima era stato compiuto l'Anschluss della RDT a coronamento della riunificazione tedesca e alla Casa Bianca dimorava  George Bush sr., il padre di tutti gli Underwood. Un bell'annus horribilis, non c'è che dire. Senza contare che l'anno dopo, celebrato in questi giorni da un'orrida fiction, sarebbe scoppiato il bubbone di Tangentopoli che ci avrebbe consegnato nelle mani del cavaliere di Arcore e del serpentone metamorfico in perenne finta contesa tra di loro. Dieci anni dopo saremmo infine entrati nel tunnel dell'euro.

Riavvolgendo il nastro della cronaca degli anni novanta, in riferimento al fenomeno della migrazione, si rimane basiti dal diverso, rispetto ad oggi, atteggiamento delle autorità e dei politici di entrambi gli schieramenti. Cito, sempre dalla Cronologia dell'Archivio Cipriani, alcune chicche assolute:
30 maggio 1994 - "A Torino, il presidente della circoscrizione San Salvario - quartiere di forte immigrazione - Edoardo Garrone del Pds (una delle tante mutazioni del serpentone metamorfico PCI-PDS-DS-PD, ndr) diffonde un questionario che invita alla delazione anonima circa occupazioni abusive e "situazioni di illegalità presenti nei condomini."

maggio 1996 - "A Roma, il sindaco Francesco Rutelli lancia una campagna contro i lavavetri e le zingare che leggono la mano ai passanti. Quanto a queste, dichiara: "Non si può tirare in ballo l’emarginazione sociale, non c’entra nulla! E’ una realtà incivile che non deve continuare" e, aggiunge, "non c’è niente di pittoresco…Basta con queste fattucchiere!" Per i lavavetri, "mi sono rivolto alle organizzazioni sindacali e alle rappresentanze degli stranieri in Italia per regolamentare questo servizio. Chi vorrà continuare a fare questo lavoro potrà farlo solo con un ‘tesserino di cortesia "

10 gennaio 1997 - "A Roma, annunciando un nuovo disegno di legge governativo per contenere l’immigrazione, il ministro degli Interni Giorgio Napolitano contesta le cifre fornite dall’inglese "Economist" (secondo cui dalle frontiere italiane, definite "colabrodo", passerebbero centinaia di migliaia di persone) affermando che sono "del tutto arbitrarie, fatte apposta per screditare i nostri controlli. ..Una cosa deve essere chiara, noi non siamo quel paese dalle lunghe coste e dalle facili accoglienze che alcuni vogliono far credere".
(fonte)
Ecco, leggendo queste affermazioni  si prova lo stesso stato d'animo di coloro che si domandano da sempre cosa causò veramente l'estinzione dei grandi dinosauri. Quale fu l'evento catalizzatore e catastrofico che provocò un totale ribaltamento del punto di vista di questi personaggi. Perché è innegabile che è clamoroso sentire politici disinistra e dichesinistra parlare come un Salvini qualsiasi.
L'evento, o la catena di eventi che avrebbe portato alla femminea passività degli attuali nostri governanti ed alla loro conversione al Culto del Migrante dev'essere comunque iniziata attorno al famigerato anno 2000, quando un altro Bush, con l'aiuto del prossimo presidente degli Stati Uniti, nonché suo fratello, si fottè le elezioni e pose le basi per un bel quindicennio di guerre mediorientali alla conquista del petrolio, annunciate dal proclama PNAC dei neocon e inaugurate dal grande botto dell'undici settembre 2001.
La grande avanzata della globalizzazione e della finanza unleashed necessitava di un ampio rimescolamento di popoli, all'insegna dell'allargamento della forbice tra ricchi e poveri, che l'impoverimento generalizzato nato dal ritorno allo sfruttamento ed alla cancellazione progressiva del welfare attraverso le politiche neoliberiste avrebbero reso finalmente possibile. 
5 gennaio 2000 - A New York, in sede Onu, è presentato il rapporto "Migrazione di ricambio: una soluzione all’invecchiamento delle popolazioni?", secondo il quale l’Europa, per mantenere l’attuale equilibrio tra popolazione attiva e passiva, dovrebbe accogliere 159 milioni di lavoratori stranieri da oggi al 2025. L’Italia abbisognerebbe di 300.000 nuovi immigrati all’anno per i prossimi 25 anni. 
8 novembre 2000 - La sezione italiana dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati raccomanda al governo italiano di non introdurre il reato di "immigrazione clandestina", che finirebbe per colpire anche gli aventi diritto all’asilo politico.(fonte)
Vi ricordate chi, dal 1998 al 2012 ha lavorato per l'UNHCR,? E' facile, dai. 

Gli sbarchi di immigrati  in Italia, fra il 2004 e il 2005, sarebbero passati da 13.000 a 23.000. Negli ultimi 45 giorni del 2005 il numero degli immigrati annegati nel Mediterraneo fu calcolato tra 1200 e 1700, secondo dati ufficiali. Sarebbero morti annegati, in 10 anni, 20.000 immigrati, diretti prevalentemente verso le coste italiane e spagnole.
Nel 2005 la corte europea dei diritti dell'uomo e il Parlamento europeo condannano l'Italia per le politiche repressive dell'immigrazione clandestina e condanna le espulsioni di massa.
2009 - Il commissario Ue Jacques Barrot invita gli stati membri ad attenersi ai principi europei sulle politiche verso l’immigrazione soffermandosi sul diritto di asilo e sul diritto alla vita, con riferimento ai respingimenti in mare, ritenuti inaccettabili. Invita particolarmente l’Italia a fornire spiegazioni sui respingimenti verso la Libia. (fonte)
Per riassumere. Di fronte al fenomeno della migrazione verso l'Europa di popolazioni provenienti dal Terzo Mondo, nel recente passato destra e sinistra hanno condiviso un atteggiamento che non disdegnava l'uso della dissuasione e della repressione. Lo dimostrano le leggi Turco-Napolitano di centrosinistra e Bossi-Fini di centrodestra. Un atteggiamento normalmente tenuto dalla stragrande maggioranza dei paesi del mondo di fronte ad una invasione.
Per altro, l'ONU, la Chiesa Cattolica, le Associazioni Cattoliche e le istituzioni europee hanno sempre auspicato l'immigrazione senza limiti paludandola dietro la giustificazione umanitaria che oggi arriva ad etichettare qualunque immigrato come profugo, rifugiato e disperato anche se proviene da paesi che attualmente non sono affatto in guerra. Profughirifugiatidisperati che riescono a sciogliere la pesante corazza dei Robertosaviani, normalmente immune, ad esempio, alle sofferenze del popolo palestinese, da sempre rinchiuso nel grande centro di accoglienza e tortura di Gaza.

Non so se troveremo mai l'anello di iridio che indica il preciso momento in cui è stato deciso che l'Europa avrebbe dovuto essere presa d'assalto dai proletari di tutto il mondo anche non uniti ma qualche indizio sui mandanti possiamo cominciare già ad averlo.
E, oggi come ai tempi della Vlora, possiamo aspettarci che le ondate migratorie continuino a fungere da diversivo (sulla pelle degli essei umani coinvolti) per far passare leggi e trattati liberticidi, nascondere i preparativi di nuovi conflitti e riposizionamenti imperiali. Oltre che servire da arma di ricatto da parte di altri paesi per ottenere aiuti. Con la differenza che oggi, rispetto al 1991, i 90 miliardi da spendere non ci sono più. L'eurozona con l'unico euro che ci incatena tutti ci impedisce anche in questo senso di difenderci.
Parlo di diversivi e distrattori perché in questi giorni, forse non è un caso, con il rischio di vedere passare l'odioso Italicum per non parlare del prossimamente nefasto TTIP, non è che si parla un po' troppo di migranti sui media? 

Come in tutte le storie, però, non si può nemmeno escludere il colpo di scena. Stasera, ascoltando il TG di Mentana, non credevo alle mie orecchie. Istituzioni europee e governanti fantoccio e perfino L'ONU (!) che, dopo l'ennesima tragedia del mare, auspicano l'intervento in Libia, il blocco navale e l'utilizzo di droni per affondare i barconi degli scafisti. (Ovviamente vuoti ma l'altro giorno che lo disse la Santanchè fu fatto credere che intendesse con i migranti a bordo). E' sorprendente. Soprattutto che nessuno dica che affondare i barconi è da carogne leghiste. Nemmeno i giornalisti, tutti immediatamente schieratisi sul "Forza Drone". Mi aspetto anzi che qualcuno disinistra, di qui alle elezioni locali, rispolveri i toni alla Rutelli ed alla Napolitano versione vintage sull'argomento. 
Qualcosa sembra cambiare. Chissà. Che qualcuno nelle stanze dorate si sia accorto che 150 milioni di migranti sono effettivamente un po' troppi?


P.S. Inutile che vi aggiunga che le politiche di accoglienza e welfare che rischiano di favorire il migrante rispetto all'autoctono, per non parlare dell'incitamento alla denatalità di quest'ultimo attraverso l'applicazione della shock economy, sono incostituzionali, come puntualizza egregiamente Luciano Barra Caracciolo.

martedì 14 aprile 2015

Interstellar ovvero non siamo mai stati sull'EXPO


Vi ripropongo l'uscita del sottosegretario Sandro Gozi sul genocidio armeno, ricordato improvvidamente da Papa Francesco in occasione della ricorrenza del centenario 1915-2015 senza tener conto della pronta e maschia reazione dei Giovani Turchi turchi che da cent'anni negano sia stato un genocidio ma invece una gita fuori porta organizzata per un popolo fraterno, finita male perché le provviste, mal calcolate, finirono anzitempo.
Riascoltiamolo il Gozi perché merita, poi vi spiegherò perché non è stato giusto fancularlo per tutta la giornata di ieri sui social, senza ragionare ma lasciandosi trasportare dalla parte primitiva del cervello, la focosa ed istintiva, nonché rettiliana amidgala. 



Estrapoliamo e facciamoci subito tatuare questa fondamentale affermazione: "Il governo non ha il dovere di prendere posizione" e possibilmente scriviamocelo anche sul muro di casa che dà sulla strada principale, come l'aratro che tracciava il solco ed il credere, obbedire, combattere.

Abbiamo sbertucciato Gozi ma abbiamo torto perché ci ostiniamo a ragionare ancora in modo meccanicistico e loro, i Giovani Turchi italiani, come vi ho già fatto notare precedentemente, sono quantistici, sono il Partito Quantistico Democratico e Non Democratico
Il fenomeno avevamo cominciato ad osservarlo con Bello de zio, il quale però non si rifaceva altro che alla grande scuola tedesca, nonostante altre scuole di pensiero ritengano tutto discenda in realtà dai postulati della teoria del maanche veltroniano.

Per Sandro Gozi quindi il genocidio ci fu ma, e qui ci rifacciamo niente altro che a Heisenberg e Schroedinger, non ci fu. Ovvero, il genocidio c'è e non c'è, dipende da che parte lo guardi. Se lo guardi dalla Turchia non ci fu e di conseguenza il governo piddino non ha il dovere di prendere posizione. Se lo guardi dall'Armenia, dall'Europa, dalla Papuasia, insomma dal resto del mondo o da un punto qualsiasi dell'universo, il genocidio ci fu eccome. 
La quantistica piddina, ai nostri occhi ed alle nostre orecchie sembra alquanto instabile quando, sempre Gozi, dopo aver detto che non può esserci un'unica verità storica - l'avete ascoltato - sorprendentemente afferma:

"C'è solo un punto sul quale l'umanità e i governi non possono scherzare: la Shoah. Quella è una verità storica."

Sembra incoerenza, lo so, ma è sempre indeterminazione quantistica e noi ragioniamo meccanicisticamente sul "o così o pomì". La verità storica, pensateci bene, non c'è ma c'è, ha ragione lui. 
Dopo tutto le singolarità come la sospensione della coscienza e del senso del ridicolo possono apparire proprio nelle condizioni estreme come i buchi neri. E il PD, offro questa ipotesi alla vostra possibilità di falsificazione, non è altro che un buco nero apertosi nella Seconda Repubblica, dalla quale sta sottraendo la democrazia e noi siamo ormai sospesi sull'orizzonte degli eventi senza possibilità di scampo. 

Terribile, no? Siccome l'argomento mi appassiona, vorrei offrirvi in chiusura un gioco, un salto quantico mentale, se mi seguite nel wormhole che mi pregio di aprire per voi. Eccolo, si intitola "Non siamo mai stati sull'EXPO".

Siamo in un mondo decadimensionale dove, siccome l'EXPO è in terribile ritardo, come lo è del resto in questo mondo, in una località segreta si sta allestendo un set dove viene girata una versione dell'inaugurazione da mandare in televisione il giorno prescelto. Le immagini vengono riprese su uno sfondo camouflage e poi verranno aggiunti elementi in postproduzione, in computer grafica.  E' sorto un problema, perché il candidato ideale per questa pantomima italiana sarebbe Federico Fellini, ma Fellini è già morto. Oppure no, potrebbe anche non esserlo. Se è morto dovrebbero quindi accontentarsi di Benigni che, del resto, è esperto perché ha già vinto un Oscar facendo credere che gli americani abbiano liberato Auschwitz.
Secondo voi, nel mondo parallelo e in questo mondo, come andrà a finire? Vanno a riprendere Fellini tra le stringhe o si accontentano di Benigni?


P.S. Devo smetterla di guardare i film di Christopher Nolan.

lunedì 13 aprile 2015

Il mondo dell'Isola



STUDIO BATTAGLIA di Enrico Versari presenta: IL MONDO DELL'ISOLA.
Racconti per immagini di Giuseppe Tampieri. 11 aprile – 1° maggio 2015

Il soggiorno di Giuseppe Tampieri a “Villa Isola” ha rappresentato l'inizio, il Big Bang dal quale è generato quello che diverrà, di lì a poco, il suo stile, il suo marchio distintivo, la sua impronta nell'arte contemporanea: le “invenzioni”.
Idee nate su antichi fogli di tenuta contabile di campagna trovati in vecchi bauli. 
Figure e situazioni, personaggi, Doppelgänger e archetipi che piano piano prendono forma sulla carta provenendo da un mondo interiore che ormai fatica a contenerli e che ha bisogno di esplodere in un disegno che in quel momento ha il colore della terra e della corrosione del tempo sul metallo – le immagini rugginose – ma poi, sulla tela e sulle tavole, si arricchirà sempre più di colore, fino ad esplodere negli anni '70-'80 e nelle ultime opere degli anni '90-2000 in quadri di grandi dimensioni e di forte impatto cromatico.

L'anno è il 1944 e le situazioni impresse sulla carta riflettono il clima di guerra che evoca incubi di morte e pestilenza ai quali, come in Boccaccio, si reagisce rifugiandosi nell'Eros che riconduce con altrettanta violenza verso la vita. Ecco quindi le figure femminili, le donne spavalde e impudiche che accompagneranno l'immaginazione dell'artista negli anni a venire, fornendogli costante ispirazione.
Accanto alle donne, figuri misteriosi, che forse può suonare banale definire scaturiti dall'inconscio dominato in quel momento da Thanatos, a far da contraltare alle creature di Eros. Fantasmi che continueranno a comparire, assieme al doppio dell'artista, con il suo profilo inconfondibile, anche nelle opere più recenti, come memoria di quella che fu l'origine di tutto.

Il percorso della mostra offre, attraverso l'assenza di didascalie e titoli, l'opportunità di scoprire da sé, riconoscere e svelare, da un disegno all'altro e dal disegno al quadro, i significati, le corrispondenze di elementi e le ricorrenze, gli abbozzi di figure che poi verranno riprese nelle opere successive e tutta la complessa simbologia interiore dell'artista. Come la presenza del gatto, compagno ideale di un immaginario votato alla scoperta del mistero dell'eterno femminino.

E' stato uno splendido vernissage, arricchito dalla presentazione del critico Enzo Dall'Ara e partecipato da moltissime persone che non hanno dimenticato che artista fosse mio padre. Qui, se vi garba, la mia intervista dove presento la mostra.
Sono molto contenta, molto, del risultato. Grazie ad Enrico e Danilo per tutto quello che fanno per mantenere vivo il ricordo di papà.


Un piccolo assaggio della mostra



Il critico Enzo Dall'Ara durante la presentazione


David Tucci interpreta in musica un racconto "dark" del Giuseppe Tampieri scrittore

venerdì 10 aprile 2015

Ma come fanno le astronaute


Dio solo sa quanto aborrisca il femminismo piagnone delle inquantodonne, ma stasera è doverosa una prece per il poro Langone che da troppo tempo stiamo perdendo.

La citazione integrale è d'obbligo.

“Dobbiamo fare più ricerca” dice Renzi in collegamento con l’astronauta Samantha Cristoforetti. Troppo giusto. Prego i ricercatori che usufruiranno dei prossimi finanziamenti renziani di rispondere a questa domanda: un nome adespoto come Samantha, la cui fortuna è in buona parte dovuta alla serie televisiva americana “Bewitched” (“Vita da strega”), socialmente parlando produce gli stessi effetti di un nome presente in calendario, con santo patrono e tradizione onomastica famigliare capace di collegare le diverse generazioni? Seconda domanda: portare ad esempio un’astronauta, ossia una donna che per lungo tempo vive lontana anzi lontanissima dal proprio uomo, è utile nel momento in cui sappiamo che la causa principale del presente declino economico è il declino demografico? (“Non ho figli, e per questo per me è meno difficile coniugare visita professionale con vita privata. I compromessi, a questi livelli, sono necessari” ha dichiarato Samantha).

Caro, indimenticabile Langone.  Adespoto sarà lei. Neanche a me piace il nome Samantha ma un'astronauta che si chiamasse Maria Crocifissa non sarebbe adatta al contesto, mi creda. Già fa Cristoforetti, si accontenti. Il calendario è qualcosa di legato al tempo nostro ed è relativo, e nello spazio il calendario va a farsi fottere.
A proposito Camillo, ti posso chiamare Camillo? Non sai quante donne riescono ad essere lontanissime dal proprio uomo senza aver bisogno di andare a circumnavigare la Terra e pur dormendogli accanto. 
Comunque grazie per questa "preghiera", almeno mi hai insegnato una nuova parola: adespoto. 
Doveva andare nello spazio una donna che si chiama Samantha come la strega per riesumarla dal vocabolario. Tu guarda il destino che sta scritto nelle stelle.



P.S. Dice (vedi i commenti al post) che Samantha non era per la strega. Già, e chi ti ricorda una certa Linda?

giovedì 9 aprile 2015

Il bosone di Orfini


Quando il campanello dell'Europa suona, i cagnolini iniziano a salivare. Ce lo ha insegnato Pavlov con i suoi studi sul condizionamento operante.
Questa è anche una storia di clamorosi risvegli che ricorda quella degli encefalitici letargici narrata da Oliver Sacks ed immortalata nel cinema da Robert De Niro e Robin Williams.
Mi riferisco al risveglio delle coscienze sull'episodio dell'assalto alla scuola Diaz durante il G8 di Genova. Quella lunga notte che, ricordate,  D'Alema definì subito "cilena", con quel sorriso baffetto che ha sempre dato l'idea di sapere tante cose, più di quelle che sanno i suoi compagni di partito, diciamo. 
Il campanellino l'ha suonato la Corte Europea di Strasburgo, che ha dichiarato che quell'irruzione e l'aggressione a freddo ai manifestanti, durante la quale il giornalista inglese Mark Covell quasi ci rimise la pelle, fu "tortura" ed emettendo una severa condanna del comportamento dell'Italia in quel frangente. Per restare in tema: bastonata più o bastonata meno, a questo paese, ormai che vuoi che sia?

Capirete, gliel'ha detto l'Europa. Da quell'esatto momento ed al pronunciamento della parola tortura, tutti coloro che da anni tacciono, promettono commissioni di inchiesta e poi se le rimangiano, perché non sono stati al governo e non hanno potuto, poverini, ma anche si, e soprattutto quando ci sono stati; tutti quelli insomma che hanno sempre saputo ma non sapevano o se c'erano dormivano, si sono levati in piedi, salivando appunto, a dichiarare la loro assoluta accettazione di questa sentenza, si sono cosparsi il capo di cenere e infine hanno dichiarato che "l'avevano sempre detto".
Figli di puttana. La commissione d'inchiesta sul G8 era perfino in quel libraccio giallo di promesse da marinaio che era il programma elettorale di uno dei loro governi, assieme alla legge sul conflitto di interessi. Poi diedero la colpa allo sbirro Di Pietro del perché la commissione non fu fatta, ma erano tutti d'accordo, come sempre.

Almeno la destra, che le mani nella merda, per usare una locuzione di attualità, ce le mise fino al gomito allora, adesso tace. Ma dovreste sentire la sinistra. La sinistra che, negando il proprio servizio d'ordine, allora mandò, si può ormai dire quasi con certezza consapevolmente, i  manifestanti pacifici allo sbaraglio ed a trovarsi intrappolati tra i due fuochi di una polizia mai così violenta (ed il perché di quella violenza non è ancora stato spiegato perché nessuno di loro ne ha chiesto i motivi) e di contestatori altrettanto violenti mescolati ad orde di infiltrati e agents provocateurs. La sinistra che ora esprime il suo sdegno per l'alta carica ricoperta dall'ex capo della polizia di quei giorni De Gennaro, attualmente ai vertici di Finmeccanica, nominato fin dal 2013 da Enrico "Staisereno" Letta e confermato dal Dio Renzi, nonché già indagato per i fatti del G8 ed assolto dalle autorità competenti.

Sarà l'argomento che provoca l'immedesimazione, ma giocano pure ai poliziotti. Nella parte del poliziotto buono Orfini, che compie la grande scoperta scientifica di dove sta De Gennaro e si lamenta che il bosone l'aveva in realtà scoperto nel 2013 ma lo ha annunciato solo adesso perché voleva lasciarne l'onore all'Europa. Ora finalmente, che liberazione, può esprimere "vergogna". 
Nella parte invece del poliziotto cattivo ovviamente Renzi, che non può mica sbilanciarsi troppo, con le sue conoscenze nelle segrete stanze, e che si prende, come da copione, lo sdegno dei soliti SEL e frange estreme (ma de che?) e del M5S che, sveglio com'è, dovrebbe capire meglio o farsi spiegare cosa fu il G8 e di cosa fu antefatto

Si potrebbe riassumere bene la mentalità di coloro che allora lasciarono fare, per quella vecchia storia della sovranità limitata, e mi riferisco ai politici, perché per la legge della catena di comando le forze dell'ordine eseguono i loro ordini, con il seguente concetto: "Alla Diaz esagerammo, è vero, ma ce lo chiese l'Impero. Ora possiamo finalmente ammetterlo, ce lo chiede l'Europa".

mercoledì 8 aprile 2015

EXPD



Non è un fake, un'abile manipolazione grafica a sfondo satirico. Si trova veramente sul sito del PD milanese, accompagnato da questa notarella esplicativa:


Riuscite a leggere? Bene, non avete bisogno di occhiali. Ora capisco quella leggera sensazione di nausea, i borborigmi intestinali che mi provocavano la cosa Expo. Dietro le leccate di melassa offerte dal gerarca Farinetti, c'era l'inconfondibile, anche per chi non l'ha mai per fortuna assaggiato, saporaccio dell'olio di ricino.
L'EXPO, ma chiamiamolo a questo punto EXPD,  rischia di non essere altro che la più grande Festa dell'Unità mai allestita. Un'operazione di regime, la celebrazione, sullo sfondo dei camouflage alla Truman Show, del vuoto ripieno di nulla del Premierdelventriloquo Renzi. Con la differenza che l'ingresso sarà a pagamento, non più ad offerta libera. L'evoluzione neoliberista dello gnocco fritto. Vedo già l'insegna: "Nessun tortellino è gratis", anche se chi li prepara lavora gratis.

E che dire del rivoltante giovanilismo, anzi jovanottilismo - dedico il neologismo odierno al nome del menestrello così caro al regime -  di quel "hai meno di 30 anni?" E' la stessa operazione di marketing che stanno attuando le compagnie telefoniche. Vuoi spendere poco per telefonare, messaggiare e navigare? Oh, ma povero, hai cinquanta e passa anni, mi dispiace: fottiti, l'offerta è solo per gli under 30.
Del resto gli over 30 sono già affiliati alla causa piddina, secondo i sondaggi. La zoccola dura dell'elettorato del PD è formata da pensionati, quindi è giusto concentrare il fuoco propagandistico sui ggiovani, inducendoli ad iscriversi all'unico partito unico con il miraggio della visita al Paese dei Balocchi, invitati dall'Omino di burro in persona, quel Pisapia nella parte del sindaco di Milano. Milano non più da bere ma da centrifugare, per estrarne ogni residuo succo vitale. Finirà come Pinocchio. Somari destinati al precariato del minijobs-act e, nel frattempo, a lavorare gratis negli stand dei salumieri di regime per celebrare la gloria renziana di cartapesta.

Come si diceva una volta: "le mani sulla città".


lunedì 6 aprile 2015

Libro e fiaschetto


Già il titolo, più che un fastidiosissimo inciampo lessicale è una vera e propria anomalia gravitazionale, una frattura dell'universo pentadimensionale, quasi una collisione tra materia ed antimateria.  "Imieiprimiprimo" non si può proprio sentire. Come un concerto di corni stonati. 
Questo libercolo di 52 pagine, che dovrebbe insegnare ai mini piddini perché quel giorno fatidico, il primo maggio, non vanno a scuola ma soprattutto, cosa ancor più importante, il tempio Coop è chiuso ed immagino la loro disperazione di piccoli apprendisti soci, è firmato da Maurizio Landini - neo scenditore in campo della politica - in condominio con un giuslavorista e l'ausilio dell'apposito psichiatra. Evidentemente per queste iniziative gli indagatori della mente, normalmente sbertucciati come esseri inutili, sono come le serve: servono. 
Con questo manualetto del piccolo sindacalista abbiamo in pratica un altro esempio del trend pedopropagandistico della sinistra di regime, che va ad aggiungersi al siparietto della trasmissione "Di martedì" di Floris con l'interrogatorio sull'ortodossia dei bambini della materna, ai quali alla fine viene sempre chiesto cosa pensano di Matteo Renzi. Sotto Pasqua si è andati molto vicini al "vuoi più bene a Gesù o a Matteo?" 
Orbene, la notizia del giorno è che la Coop ha acquistato 60.000 copie del libretto rosso di Mao-rizio, normalmente venduto a 5 euro, per distribuirlo gratuitamente ai propri avventori ed adepti in occasione della ricorrenza, appunto, del primo maggio. Immagino il giorno prima, visto che il primo sono chiusi. I miei primi primo maggio sarà distribuito il giorno prima. E qui siamo in piena materia oscura.

Vedete, io odio la Coop. Non solo per quel "ce l'ha la tessera?" che ogni volta ti senti chiedere alla cassa, anche se hai comperato solo un pacchettino di chewing-gum. La odio perché dal possesso della tessera dipende lo sconto che ti applicheranno. Vedi un'ottima offerta scontata al 30%? "Solo per i soci". Poi la odio perché ha i prezzi più alti della concorrenza - e se deve comperare i libri della dirigenza sindacale a fini propagandistici se ne capisce il motivo, e perché qui in Piddinia sta cominciando ad allargarsi pure ai distributori. Non c'è da meravigliarsi quindi se si arriva al sottotitolo del libello: "perché oggi la coop è chiusa?" da dare in pasto alle giovani menti.

Altre coop, altri regali. D'Alema produce vino e recenti inchieste ci raccontano che una cooperativa della Piddinia ansiosa di fare affari con la metanizzazione di Ischia, si sarebbe incaricata di acquistarne una partita - 2000 bottiglie - da piazzare negli alberghi dell'isola. Assieme a centinaia di copie del suo ultimo libro. So che state pensando male ma, per carità, come ci ripetono tutti i media a megafono da quando sono uscite le intercettazioni:
D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato,  D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato, D'Alema non è indagato. 

Ecco il vantaggio di non essere Berlusconi ma il suo mentore. 
Mi permettete adesso la battuta che siamo nel regime del " libro e fiaschetto"? 
Cin cin.



giovedì 2 aprile 2015

Germanspin


Non c'è niente da fare, i box come questo di Repubblica entreranno nella storia delle psyops. 
Ma una delle scatole nere non era risultata irrimediabilmente danneggiata ed illeggibile?
Già isolato il DNA di tutti e 150 passeggeri 150, tutti e proprio tutti in così poco tempo?
Ma la migliore è quella del "giornalista che ha visto il filmato da telefonino e dice che "dà i brividi". Come i video che-non-vi-faremo-vedere dell'ISIS raccolti dalla signora Katz  ad uso e consumo dei meshuge goyim. 
Telefonino questo, tra parentesi, trovato miracolosamente intatto anche se precipitato ad una velocità che non ha dato invece scampo alle enormi turbine dell'aereo, nell'impatto con la montagna. Trovato per giunta tra migliaia di frammenti di fusoliera, motori, carne umana e bagagli, nel più grande puzzle della storia risolto nel minor tempo assoluto. Alla Ravensburger sono ancora ammutoliti.

Ma si può credere a questa pagliacciata? Non ne ho scritto finora solo perché volevo vedere, come nello sketch di Totò su "Pasquale maledetto", questi stupidi fin dove volevano arrivare.
Sono giorni che va avanti la farsa a puntate, alla quale si aggiunge un capitolo al giorno, praticamente un feuilletton alla Gaston Leroux, e il livello del ridicolo è ormai vicino a tracimare. Manca solo un bimbetto che alzi la manina e riveli l'oscena nudità dell'Imperatore.
Un aereo è andato a schiantarsi su una montagna, si, ma di bugie, fate ingollare con l'imbuto ogni sera dai kapò dell'informazione, che non si vergognano di rendere sempre più ridicola la loro categoria di fronte a milioni di telespettatori.
Ormai abituati a mentire ed affabulare su tutto: sulla ripresa dell'economia, sulla bontà dell'Europa, sull'uscita dal tunnel, sulla bravura di Renzi, sull'onestà del PD e su D'Alema-che-non-è-indagato, non trovano alcuna incongruenza nella favola del pilota kamikaze perché depresso. Con nessuno che abbia chiamato terra con il telefonino: "Ehi, c'è un pazzo chiuso in cabina che vuole farci schiantare!" Su United 93 telefonavano a manetta, non dite che non è possibile. Non avete visto il film? Beh, capolavoro!

Eh si, quanto mi è puzzata da subito la gita in montagna della cancelliera callipigia e di Hollande: ben due capi di stato aviotrasportati, con tutto l'ambaradan di sicurezza ed intelligence che la cosa comporta, e in men che non si dica, sul luogo del disastro, a dare una mano di propaganda europeista quanto mai inopportuna su un evento che era "soltanto" l'ennesima fatale sciagura aerea. O no?
Per non parlare del fetore che emana l'autopsia in diretta della mente del povero Lubitz. Il solito capro espiatorio sempre pronto in questi casi. Telediagnosticato di ogni tipo di sindrome depressiva - quando caso mai si tratterebbe di mass-murderer, dai soliti incompetenti che si permettono di parlare di psichiatria quando sarebbe meglio che parlassero di calcio, e poi e poi.
Abbiamo assistito alla costruzione di un personaggio perfetto in senso letterario da dare in pasto all'opinione pubblica che, per paura di vedersi appiccicare la lettera scarlatta del complottismo, non oserà mettere in dubbio la sua veridicità, nonostante un film argentino recente abbia praticamente raccontato, con mesi d'anticipo, la stessa identica storia grottesca di questo Gabriel Pasternak tedesco. C'è effettivamente un filo che lega gli sceneggiatori cinematografici e gli spin doctors. Da sempre. Sappiatelo.
E poi il ridicolo autodafé dei tedeschi che si sentono toccati nella loro preziosa infallibilità e ci fanno su le copertine lacrimogene autocommiseranti.

Chiediamoci piuttosto quanti sono ormai ultimamente gli aerei caduti, scomparsi, volatilizzati e le vittime sui cui tragici destini si stanno raccontando le versioni più assurde, quasi che chi le inventa volesse solo sadicamente prendersi gioco di una platea di boccaloni ontologicamente inferiori?
Perché i piloti delle linee aeree cominciano a rifiutarsi di volare dopo questi ultimi incidenti? 
Ma credete davvero che, seppur in una linea aerea low cost, un pilota possa tenere nascosto uno stato mentale come quello che viene ora attribuito a Gabriel Pasternak, oops!, a Lubitz?  Hanno tentato pure di infilarci la storia che si era appena lasciato con la morosa. Manco la D'Urso.

Voi credete pure che le cose siano andate come vi stanno raccontando. Io sento puzza di spin lontano un chilometro. Non posso farci niente. Trascende ogni mio controllo. Da quella sera dell'undici settembre quando dissero di aver trovato, tra le macerie fumanti e il polverone di due grattacieli crollati, il passaporto intatto del "terrorista arabo", scusatemi tanto, ma non credo più a niente.


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