venerdì 31 luglio 2015

Il dottor Monty e il Nuovo Sistema Mondiale


Questo brano, che sembra scritto ieri da Mario Monti e che descrive assai bene l'attacco della shock economy alla fortezza casa, è invece tratto da un articolo che si trova ripetuto pressoché identico in svariati siti di controinformazione del genere complottista e quindi, secondo le personcine ammodo, di nessun valore. L'articolo tratterebbe dei piani per un "Nuovo Sistema Mondiale”, rivelati nel 1969 (sic!) da un certo dottor Day ad un convegno della Pittsburgh Paediatric Society e raccolti nel 1988 in alcuni nastri da un suo allievo di allora, un certo dottor Lawrence Dunegan, sulla base dei suoi ricordi personali.

Vi consiglio di leggere almeno i titoli degli altri capitoli per rendervi conto come in quel testo vi siano coincidenze significative a profusione. C'è di tutto: dall'attacco alla famiglia tradizionale e al welfare alle famigerate riforme di scuola, casa, lavoro.  Ma anche la teoria gender, i piani di ripopolamento e oltre. Non c'è tutto ciò che ci sta accadendo ma buona parte si ed è sorprendente se dobbiamo credere trattarsi, with all respect, di fregnacce cospirazioniste.
In effetti, Day è morto, la memoria di Dunegan è quello che è, sono passati quasi cinquant'anni e l'idea che un pediatra riveli ad un congresso e in tale dettaglio i piani del NWO per i decenni a venire è quanto mai fantasiosa. Eppure non si può negare che il mondo stia andando diritto nella direzione descritta nell'articolo, con una stupefacente aderenza a quella che pare proprio una tabella di marcia.

Io credo che la spiegazione del mistero risieda nei meccanismi della propaganda. È tipico della propaganda nascondere un granello di verità in mezzo a falsità smaccate, in modo da far finta di occultarla. Lo chiamerò l'effetto della "perla nello scatolone di patatine di polistirolo".
Si utilizza anche l'effetto opposto, quello della "mela marcia nel cesto". Ovvero, in mezzo alla verità si intrufola un elemento in grado di delegittimarla, ad esempio un testimone implausibile o notoriamente mendace. Oppure si aggiunge al racconto della verità un abile condimento di fantasia. In ogni caso la verità è ancora percepibile.
Pensate a quando i messaggi e le battaglie dell'opposizione vengono presentati in televisione da personaggi bizzarri o francamente borderline, invece che da esperti.

Tutto ciò affinché vero e falso si mescolino in un amalgama caotico e angosciante. Perché, nonostante il frame dica il contrario, che è tutto per il vostro bene, il potere vuole proprio che sappiate la fine che farete. Vuole anche che sappiate che non avrete scampo e utilizza la propaganda per farlo, mescolando vero e falso, confondendovi finché sarete nello stato di shock ideale che è necessario per dominarvi.
Proprio apparecchiandovela da complotto, con i cimiteri di Praga e le incongruenze, che coglierete la verità nascosta.
Perché vuole che sappiate? Perché il potere è sadico (vedere l'ultimo Pasolini) ed è per questo che Monti è così sincero da dirvi che dovrete retrocedere a Untermenschen e ve lo dice così, senza pudore, spessamente e sociopaticamente. Esercita solo il suo sadismo di potente.
È come il medico che descrive dettagliatamente la manovra che vi sta facendo e il dolore che proverete. "Ecco, ora inseriremo il colonscopio. Farà un pò male."




domenica 19 luglio 2015

La terra non è di tutti. E' della Monsanto



chi dice

"Gli italiani, in quanto tali non mi interessano. Mi interessano le persone a prescindere dal passaporto"
"Che ci vuoi fare, io provo empatia anche per chi fugge dalla fame. La terra è di tutti non di chi la possiede e la abita,"

come rispondere?


Con questo.



Le bbasi le offrono gentilmente i nostri famosi fognatori di Ventotene.

Have a nice TT(r)IP.



venerdì 17 luglio 2015

Make it in Germany!



Quella brutta strega cattiva della Cancelliera, in visita in un liceo in Germania, ha fatto piangere una bambina palestinese (ma i palestinesi non fanno punteggio nella scala del buonismo con pelo, dovreste saperlo ormai) che raccontava il suo timore di essere rispedita dalla Germania dei sogni in un campo profughi in Libano, ricordandole che la Germania non può accogliere tutti (e aggiungendo che la politica è una cosa dura, come ben sanno i greci.) 


Però Angela è stata umana, si è perfino mossa per consolarla dicendole "comunque hai fatto un buon lavoro", cioè hai fatto il compito. "Non si tratta di fare un buon lavoro, maestra" ha protestato il professorino, subito rimesso buono a cuccia con un fulmineo "sitz, platz!" 
Che donna! (Ma ha la parrucca, per caso? No, è per l'effetto polendina).

Un momento, ha proprio detto "la Germania non può accogliere tutti", ho sentito bene? 
Eppure, se visitate il sito "Make it in Germany" (Farcela in Germania), un mondo meraviglioso dove si ricercano e fanno ponti d'oro ad ingegneri, programmatori di computer, medici specialisti e tecnici specializzati di qualunque razza, purché aiutino ad oliare la macchina germanica, uno si fa un'idea sbagliata. Ecco la società multietnica tedesca ma upper class oriented, la Germania come Stabilità, Visione e Realizzazione di una roba pulitissima senza cialtroni in giro. 
Obiettivamente, e Bibi sarebbe più che d'accordo con la vision tedesca, che c'azzeccano i palestinesi da campo profughi con un mondo simile? 



Torniamo alla realtà. Ai paesi invece che possono accogliere tutti, anzi, devono. Si parla di noi, dell'Europa B, affidata alle anime buone e generose ansiose di chiudere la partita con i propri concittadini che ancora difendono un po' di benessere, perché la guerra civile per loro non è mai finita. Già, guerra civile. Brutta parola ma è lì che rischiamo di arrivare. I segnali non mancano.

A Treviso il prefetto ordina che i "migranti" vengano ospitati, con l'aiuto disinteressato e unicamente per arricchire gli altri delle coop gatto&volpe che gestiscono l'accoglienza, in un complesso residenziale dove già vivono alcune famiglie che gli appartamenti li hanno acquistati con i sacrifici di un mutuo trentennale e che si troverebbero a questo punto in minoranza in casa propria, circondati da assoluti estranei ai quali invece tutto è concesso gratuitamente. Visto che gran parte di quelli che arrivano, ne ho già scritto, non sono profughi ma giovanotti assetati di consumismo occidentale inviati dalle famiglie affinché rispediscano valuta pregiata (ancora per poco) e senza alcun limite all'export in Africa, mentre noi tra un po' dovremmo rendere conto dei 200 euro che preleviamo al bancomat, comprenderete che è scoppiata la rivolta. Le suppellettili degli appartamenti, già arredati per i clandestini, con tanto di televisori, sono state gettate in strada e date alle fiamme. Zaia ha perfino espresso solidarietà a coloro che lo hanno eletto. Inaudito! Ma come si permette, razzista!
Immaginatevi lo sdegno degli odiatori di italiani alla notizia. Ho raccolto un esempio eccellente dalla cloaca Facebook.


Capito l'anima buona? Non rimproveratelo per l'accostamento ardito con Auschwitz perché sta solo scimmiottando i Lerner che legge quotidianamente sui giornali. Ormai la metafora olocaustica, se finalizzata al progetto totalitario neoliberista, è ampiamente sdoganata. I poveri morti della Shoah possono essere usati come scudi umani a piacimento.

Ecco, però se dobbiamo parlare di nazismo parliamone almeno in maniera corretta. 
A parte che Anna Frank non era clandestina ma cittadina tedesca privata dal suo governo della legittima cittadinanza, ciò che rischiamo di subire noi. A parte che gli handicappati e i matti non furono "allontanati" ma gasati e terminati (vero significato dell'Ausmerzen) con iniezioni letali secondo un progetto governativo denominato Aktion T4 che funse da battistrada per la "soluzione finale". 
La perorazione citata sembra tratta dall'appassionata dichiarazione dei diritti dell'uomo ma invece il Thomas Payne che ha visto Himmler, dopo aver mangiato i peperoni la sera, porello, vuole la sostituzione etnica perché la sua razza gli fa schifo. Ah! Ma allora combatte in realtà lo stesso razzismo che lo divora, come è sempre successo, anche ai tedeschi di allora. Quelli di oggi non so, ma Angela ed il NEIN alla bimba palestinese non è un bel quadretto, anche se a Bibi piacerebbe molto e se lo appenderebbe in camera.
Ebbene, se vuole rendersi utile a combattere il razzismo e le fughe dalle guerre, un bel semestre in Iraq a sminare e a difendersi dagli snipers di tutte le razze non gli farebbe male ma non credo che sopravviverebbe al primo giorno. Temo che non lo vorrebbero nemmeno come Arbeiter nella meravigliosa Germania, se non a pulire il cesso del pizzaiolo italiano nel quartiere turco. La politica è a volte dura, come dice Mastra Geppetta.

Infine, giusto per sentirmi Oriana Fallaci (domine non sum digna), ecco la mia piazza l'altra sera, a cura dell'amministrazione comunale. La piazza che, concedetemi la piccolopiccoloborghesaggine, mi costa, solo di IMU, due stipendi all'anno. 
Non mi interessano le bravissime persone che celebrano la fine del Ramadan. Qui non c'entra la libertà di culto, visto che hanno la loro brava moschea che affollano ogni benedetto venerdì facendo un po' di invidia, per cotanta devozione, a noi cristiani scristianizzati. 
Mi interessa la simbologia dell'atto, il messaggio delle autorità ai propri cittadini autoctoni che dice: "il centro simbolico della comunità non è più vostro ma di chiunque decidiamo noi debba essere". E' in fondo ancora nascosta, subliminale ed esoterica, ma è una dichiarazione di guerra.




lunedì 13 luglio 2015

L'Europa Germanica, Hitler e oltre l'infinito. La profezia di Hosea Jaffe


Mentre in un mondo parallelo e spensierato gli dei giocano a tennis vestiti di bianco, qui nell'Europa reale abbrutita dal settimo anno di crisi, da questa gravidanza difficile alla fine della quale non potrà che partorire un mostro, molti ancora non si accorgono che lo snervante braccio di ferro tra il criptonazista Schäuble e la colonia chiamata Grecia, dove la massima concessione del diversamente ragionevole ministro tedesco agli indigeni è un "uscite con le mani alzate e gli asset in mano e nessuno si farà del male", assomiglia più ad una trattativa per un cessate il fuoco tra assediati ed assedianti (la nemesi di Troia?), ad un ultimatum più che ad un negoziato economico tra membri di un'unione politica e monetaria.

In fondo cosa vuole ancora la Germania dalla Grecia dopo averla strozzata per anni con un debito creato affinché i greci acquistassero le merci tedesche, inclusi i sommergibili per far la guerra chissà a chi?
Bazzecole, una cinquantina di miliardi di asset greci da trasferire nel Lussemburgo del Gauleiter avvinazzato Druncker nell'"Istituzione per la crescita"controllata dalla Kfw, la "cassa depositi e prestiti" tedesca, quella fondata nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall; la cassaforte di famiglia i cui conti sono rigorosamente "cosa loro" e che non fa cumulo nel computo del famoso e maledettissimo fottuto parametro del 3% destinato invece a vessare i popoli inferiori e nel cui board vi è il solito Schäuble. Siamo in buone mani. Aridatece Er Dandi.
Non solo ma, a parte lo smantellamento dello stato sociale, i licenziamenti collettivi e la mazzata fiscale agli unici settori che tirano come turismo e trasporto marittimo, la riforma del codice civile che Dio solo sa che c'entra, se non per creare leggi ad hoc in favore degli investitori stranieri, nel campo delle privatizzazioni o morte richieste a Tsipras, è molto probabile che la gallina ingorda stia pensando di mangiarsi tutto, distribuendo qualcosa anche a cinesi e arabi giusto per salvare la faccia. Come riportava il Sole24Ore, per la privatizzazione degli aeroporti regionali è in pole position la Fraport di Francoforte e comunque tutto ciò che vale qualcosa in Grecia dovrà passare attraverso una Treuhandanstalt, un'agenzia per le privatizzazioni modellata su quella famigerata che macellò i fratelli della Germania democratica nei primissimi anni novanta, quando in sala comandi c'era già, indovinate chi? Schäuble. Si prevedono vendite di settori strategici ellenici al prezzo promozionale di un euro, come allora.

La dichiarazione di resa intanto è già stata consegnata agli ambasciatori di Deutsche Bank e Krupp e pare che Tsipras abbia voluto fare lo splendido, gettando sul tavolo anche la giacca, tie'!, come il Conte Prospero nell'Oro di Napoli.
Piccolo particolare: non era questo ciò che il 60% dei greci aveva votato con il famoso referendum e ora Varoufakis fa il gagà che si bullava con gli amici: "Vedete, m'ha cacciato e s'è calato le brache. Se c'ero io!!!"
Cosa diavolo sta succedendo, si chiedono sgomenti i piddini che affollano le kermesse veramente democratiche come le primarie, inclusi coloro che, mentre andavano in onda le calende greche e con il favore delle tenebre, hanno appena firmato l'inconditionally surrender al TTIP di quegli altri farabutti d'oltreoceano?
La Germania è forse impazzita?, si domandano rigirandosi nei loro lettucci. (Suggerirei a Herr Schäuble, quando verrà il momento dell'Italia, di chiedere il trasferimento alla Kfw degli asset delle coop, così ci divertiamo un po' prima di morire).
No, la Germania non è impazzita, sta solo facendo ciò che le riesce meglio. Sta succedendo e sta succedendo ancora. Signori, questa non è un'esercitazione, siete nell'ennesima guerra della Germania vs. il resto del mondo.

Non avete idea di quanto queste cose suonino familiari a chi ne ha studiato la storia.
Il guaio è che la storia la si snobba sempre come materia barbosa, dimenticando che essa, ripetendosi, non sempre finisce la seconda volta in farsa ma purtroppo può anche evolvere in tragedia. Tragedia greca, nello specifico attuale.
Uno storico, nel momento in cui il Nobel per la Pace (oramai un premio più ridicolo dell'Oscar) veniva assegnato all'Europa Unita con la motivazione che l'unione "aveva preservato la pace per decenni" (risate registrate) avrebbe notato che anche Hitler si era offerto nel 1933 di "garantire la pace d'Europa per un quarto di secolo". E, allo stesso modo, ascoltando le odierne pretese tedesche sui beni e la robba dei vicini europei, lo storico rievoca inevitabilmente il Piano Funk e più di un secolo di ingordigia ed ossessione compulsiva per l'accumulazione di capitale, soprattutto quello di rapina. Marx, che l'aveva descritto ai suoi tempi, lo fece così bene perché era tedesco, mica per l'anima della fava.

Consiglio chi avesse ancora dei dubbi sulla natura coloniale e razzista della volontà di potenza tedesca, oggi mascherata da UE, di leggere il testo di un marxista con le palle come Hosea Jaffe: "Germania, il caso dell'euroimperialismo", scritto addirittura nel 1979 e contenuto nel volume edito da Jaca Book "Germania, verso il nuovo disordine mondiale?" E' una lettura che mette a durissima prova il nostro sempre latente sentimento antitedesco. Non devo odiarli, non devo odiarli, non devo odiarli. Ma, Cristo, quanto è difficile.
Soprattutto non devo odiare chi, da sinistra, invece di eseguire l'autopsia dell'imperialismo tedesco come fa Jaffe, da marxista come si deve, e denunciarne le atrocità commesse in nome dell'avidità, ha il coraggio ancora di cianciare di "uscite si, ma da sinistra", di sogno europeo, di serietà germanica e di modello tedesco da imitare.

Analizzando la storia del ventesimo secolo, prima e dopo il punto di riferimento hitleriano, Jaffe ritrova il marchio dell'imperialismo tedesco nella Guerra Civile spagnola, dove l'aiuto militare a Franco era subordinato allo "sviluppo sistematico del Marocco Spagnolo per mezzo di compagnie tedesco-spagnole con  preponderanza di capitale germanico", secondo quanto auspicava il rapporto Faupel del 1937.
L'invasione ed annessione di pezzi d'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale comportava sempre, secondo il già più volte ricordato piano Funk, l'acquisizione delle ricchezze e delle industrie locali, come accadde durante le prime fasi dell'invasione dell'Unione Sovietica.
L'uomo che aveva realizzato la prima miracolosa resurrezione tedesca, Hjalmar Schacht, era allo stesso tempo anche l'artefice di un'ampia pianificazione coloniale che, oltre allo sfruttamento dell'Africa e all'acquisizione all'impero tedesco delle colonie appartenenti agli altri imperi, soprattutto a quello britannico, poneva come punto di arrivo, secondo quanto aveva scritto anche Hitler nel "Mein Kampf", la conquista dell'India. Il colonialismo tedesco si macchiò di crimini a sfondo razziale che anticipavano quelli che sarebbero stati compiuti ai danni di milioni di individui durante la seconda guerra mondiale.

Hosea Jaffe, "Germania, il caso dell'euroimperialismo", 1979


Jaffe denuncia senza mezzi termini l'esistenza di una vera e propria questione tedesca che non esclude affatto la corresponsabilità del popolo tedesco.

Ibidem

Il motivo di questa acquiescenza risiede, secondo Jaffe, in una sorta di patto diabolico tra capitale e lavoro, che tende a rendere il popolo tedesco beneficiario, sia in tempo di guerra che di "pace", dei beni espropriati ad altri popoli verso i quali si inscena anche un'operazione di moralizzazione coatta  basata sul "noi virtuosi, voi cialtroni".
Scrive ancora Jaffe: "La Germania non è una nazione ma l'apice di una piramide mondiale la cui base è neocoloniale.
Il modello centro-periferia è fuorviante perché inverte le relazioni di dipendenza. Risulta un quadro reale solo se preso come una visione zenitale, quindi bidimensionale della piramide, la quale, vista dall'alto, appare come una figura piana, con il suo centro e la periferia. Ma il modello mondiale reale è solido, con un apice e una base."

Non solo, ma la struttura fondamentale dello stato moderno germanico, scrive Jaffe, è il colonialismo che va da Guglielmo II a oltre Hitler e verso l'infinito. Il motore interno del potere tedesco è il capitale monopolistico ma il monopolio, ovvero la ricchezza della Germania, non è un sistema autosufficiente ma un sistema nutrito dall'esterno, senza il quale il suo primato crollerebbe immediatamente. Il nutrimento principale del monopolio è il "plusvalore nascosto" negativo, ovvero il profitto originato dallo sfruttamento dei paesi posti sotto il suo tallone di ferro coloniale e mercantilista. Sfruttamento che si basa, secondo Jaffe, sul razzismo. Sfruttamento che, fin dai primi mesi del nazismo fino agli ultimi giorni di guerra del 1945, coinvolse l'intero sistema concentrazionario dei lager, nato come fornitore di lavoro schiavistico e gratuito al servizio dei monopoli e, dal 1942 in poi, impiegato anche per l'atroce "Endlösung" grazie alla sua perfetta ed oliata organizzazione.
Jaffe permette, con la sua analisi, di smentire la cosiddetta "inspiegabilità" filosofica dell'olocausto, riducendola a ciò che in effetti fu, l'esempio concreto di fin dove può spingersi il capitalismo se non è messo a freno dalla democrazia. Cio' che, senza camere a gas, in fondo stiamo sperimentando anche oggi. Una verità che non piacerà senz'altro ai capitani dell'industria dell'Olocausto fautori dell'inspiegabilità che chiude tutte le bocche, soprattutto quelle dissenzienti.


Dalla seconda sconfitta bellica la Germania non trasse alcuna reale motivazione a cambiare il suo modo di gestire l'economia. Non nacque la rivoluzione, come nella Russia del primo dopoguerra, ma solo, secondo Jaffe, "la voglia di riprovarci appena possibile."
"La Germania, con tenace pazienza - e con l'aiuto degli americani - si volse nel dopoguerra a ricostruire gli Stati Uniti d'Europa in un altra maniera: come unione volontaria degli stati europei.
La leadership germanica doveva essere qualcosa di naturale, di democratico, qualcosa di non proclamato ma di effettivo. Il prodotto di una serie di accordi."
Era come se i suoi partner europei si fossero resi conto che senza la lungimiranza, la finanza, l'intelligenza germaniche l'Euorpa non poteva funzionare. Ecco il nuovo, moderno, stile "dialettico", un incontro tra genti e paesi liberi e non più un'imposizione realizzata con la punta delle baionette.
Umiltà, dialogo, democrazia, libera associazione erano i pilastri del nuovo corso. Niente brutalità, niente violenze né costrizione. Quasi, neppure la forza della persuasione. Erano gli altri che dovevano capire dove stava il loro bene. Qui sa la differenza tra i due metodi, almeno fino al dicembre 1973, alla recessione mondiale e alla cosiddetta crisi petrolifera."
Già, gli americani. Esiste un rapporto assai ambiguo ed ambivalente tra l'impero americano e quello germanico - quest'ultimo di solito sempre sottovalutato e perfino misconosciuto finché non scoppia una di quelle crisi periodiche che ne rianimano con una scintilla fatale le velleità di conquista dei beni altrui.
Ogni volta che la Germania muove guerra all'Europa - senza aver nel frattempo mai smesso di sfruttare le sue esotiche "colonie" dal quale estrae il il regulus che permette poi la magica alchimia del patto sociale con una classe lavoratrice che accetta qualsiasi cosa (anche le riforme Hartz) purché i lavori sporchi continuino a farli i turchi - gli Stati Uniti, dopo averla sottomessa, l'aiutano poi a riprendersi.
Ogni volta la Germania agonizza economicamente per una decina d'anni poi, grazie all'America, risorge più potente di prima. A parte l'immediato dopoguerra con la vergogna dei campi di sterminio per fame istituiti dagli alleati per la popolazione e i reduci tedeschi e l'applicazione solo parziale del Piano Morgenthau che, in origine, avrebbe dovuto smantellare completamente la struttura industriale tedesca per ridurre il paese ad entità unicamente agricola, gli Stati Uniti hanno sempre permesso alla Germania di fruire di particolari condizioni per poter rimettere in piedi il suo potenziale militare ed economico. Dai prestiti dei piani Dawes e Young negli anni '20 che permisero a Schacht il "miracolo", al Piano Marshall negli anni '50 ma, soprattutto, alla costituzione, negli anni cinquanta, di una comunità europea della quale la Germania avrebbe potuto ritornare ad essere il motore trainante.
Per riscatenare la questione tedesca ed il pericolo ad essa connesso mancava solo la riunificazione, il ricongiungimento dell'imperialismo tedesco con la sua "parte morta", concessa infine appena all'indomani della caduta del muro di Berlino, nonostante le perplessità di alcuni statisti europei come Andreotti ("Amo talmente la Germania da desiderarne due") e la possibilità di legare a sé gli altri membri della UE con una moneta unica ad immagine e somiglianza del marco.
Ebbene, se oggi siamo costretti a difenderci da personaggi come Merkel e Schäuble e a parlare di nuovo di pericolo nazista - perché se il germe patogeno attuale è lo stesso che causò la malattia nazista, il rischio di reinfezione è reale - è solo perché gli americani lo hanno permesso.
Gli americani hanno dichiarato denazificata una Germania che in realtà non lo era affatto, se non nei settori meno rappresentativi della società e questo mentre reclutavano le migliori menti scientifiche naziste con l'Operazione Paperclip, senza porsi questioni di opportunità etica.
La concentrazione della "colpa" collettiva tedesca esclusivamente sulla Shoah e la sua simbolizzazione prima ed astrazione poi, ha permesso infine l'oscuramento della complicità del mondo industriale nella gestione delle atrocità concentrazionarie e nello sfruttamento del lavoro schiavistico implementatovi.

Ibidem

E' ormai noto che l'Europa Unita dovesse fungere da scudo contro il blocco sovietico. Avevamo sempre avuto il sospetto che la UE fosse una "macchinazione americana", secondo la definizione che ne diede un giornalista cinese negli anni settanta. Un modo per tenere sotto controllo - non solo telefonicamente - gli alleati del vecchio continente fino al momento in cui sarebbe arrivato un grande shock macroeconomico e, con una semplice firmetta, avrebbero dovuto assoggettarsi ad un bel trattato capestro intercontinentale come il TTIP, pensato per il bene unico ed esclusivo delle multinazionali di origine nordamericana. 
Non avremmo però mai sospettato, obnubilati come eravamo dal sogno europeo spacciato dalle sinistre continentali che, oltre che agli interessi imperiali d'oltreoceano, l'Europa e nello specifico l'eurozona potessero essere strumenti dell'egemonismo tedesco. Del resto, come scrive Jaffe: "Il blocco di classe tenuto assieme dalla redistribuzione del plusvalore coloniale realizzò, tramite le SS, i primi Stati Uniti d'Europa, assai graditi al complesso industriale, fatti a sua immagine e tenuti sotto il tallone di ferro della politica tedesca."

Ora, grazie alle ultime vicende greche siamo in grado di riannodare parecchi fili e ciò che emerge è una trama assai inquietante.
Già nel 1979, ben prima dell'euro e dell'Anschluss della DDR, Jaffe osservava che: "Il peso della Germania nella UE è la fonte principale della crescente inuguaglianza all'interno della Comunità tra membri ricchi e poveri.  Il pericolo tedesco viene oggi dagli stessi immensi monopoli, cartelli e multinazionali che sottomisero con le armi l'Europa fino a creare, tramite annessioni e conquiste militari, il primo abbozzo di Stati Uniti d'Europa a guida tedesca".
Non solo ma, analizzando il vantaggio del plusvalore nascosto ed affermando: "Non si verifica  di solito nel commercio tra potenze imperialiste, eccetto il caso in cui l'esportatore stesso può ottenere un superprofitto nella misura in cui gode di un vantaggio produttivo temporaneo sui suoi rivali", si delinea già anzitempo l'indebito vantaggio, per un paese economicamente forte, rappresentato dall'avere una moneta sottovalutata rispetto ai propri fondamentali, che sarebbe diventato negli anni duemila uno dei principali fattori di asimmetria all'interno dell'eurozona.

Perché gli americani lasciano scorrazzare la Germania per l'Europa a praticare il bullismo economico sugli altri paesi membri della UE, per giunta allontanando la soluzione di una crisi economica recessiva che sta mettendo a repentaglio gli equilibri dell'intero mondo?
Non sarà perché il complesso finanziario-industriale tedesco ha acquisito un tale potere che può tranquillamente fare lobbying a Washington? Oppure perché gli americani sono anch'essi in fondo tedeschi, visto che il gruppo etnico bianco più numeroso negli Stati Uniti è proprio quello di origini germaniche?
Se andiamo a guardare bene, le intemperanze e le capatostaggini della Merkel nei confronti della Grecia hanno permesso agli inetti del Parlamento Europeo di far passare nel silenzio più assoluto il TTIP, ovvero la possibilità per le multinazionali di citare per danni miliardari il piccolo comune che si opporrà alle trivelle dello shale gas (prima che questo settore industriale provochi il prossimo Grande Botto della grande bolla, come è assai probabile). Non sanno, gli inetti ed incapaci avventizi idioti di Bruxelles che le multinazionali hanno i migliori avvocati e tutta l'intenzione di usarli.
C'è un altro motivo per il quale questo nuovo nazismo non preoccupa, anzi, non viene proprio visto, nemmeno con gli occhiali a raggi x. Perché è un nazismo senza svastiche e senza antisemitismo. Già l'apposizione sulla bandiera europea di una stella gialla avrebbe dovuto risvegliare vecchi timori (io proprio non riesco a guardarle quelle stelle gialle di merda perché me le sento addosso) eppure devo ancora sentire un diletto fratello maggiore qui in Italia denunciare la deriva nazista di quest'Europa a trazione germanica che sta diventando ogni giorno più allergica alla democrazia. Cos'è, la Germania è veramente amica di Israele e quindi non c'è alcun pericolo e gli altri, tipo greci e portoghesi, che si fottano? Come mai, se è vero che l'antisemitismo è connaturato al nazismo, non vi è il necessario fermento all'interno dell'intelligencija ebraica?

Il testo di Jaffe termina con una oscura profezia, scritta quando la riunificazione con la DDR non era ancora stata compiuta, l'euro era solo un progetto sulla carta ed esisteva ancora il contrappeso del blocco sovietico all'iperliberismo:
"Pochi si rendono conto che dalla riunificazione potrebbe scaturire una terza guerra mondiale con relativa esplosione atomica. E' la più grande minaccia alla democrazia se non alla pace.

Non c'è dubbio che il fascismo in Germania nel 1933 significava una guerra in europa nel 1939 e che questa non poteva che trasformarsi in un conflitto mondiale. Il razzismo tedesco si nutrirà del razzismo contro i lavoratori immigrati e del problema aperto della riunificazione tedesca. Sarà un nazismo costruttore di un impero, non, come ora in Inghilterra o in Francia o in Italia, un movimento senza sbocco. Significherà guerra contro l'Unione Sovietica. Significherà Terza guerra mondiale. Con la bomba atomica, la bomba H e la bomba al neutrone in mani tedesche, le stesse che guidano la CEE come una potenza nucleare indipendente. Questa è, secondo me, l'unica prognosi."
Da un certo punto di vista la situazione sembra attualmente, se possibile, ancora più preoccupante. La riunificazione è stata compiuta e non in maniera indolore. L'Anschluss, dal punto di vista del modello di Jaffe, ha sdoganato un nuovo tipo di razzismo, l'idea cioè che, oltre a popoli di serie B, potessero esserci anche tedeschi di serie B. Un paese sovrano, la sua economia e il suo tessuto sociale sono stati completamente smantellati e fagocitati per lasciare al loro posto terra bruciata dopo che tutto ciò che si poteva prendere era stato preso. Un precedente che potrebbe essere applicato a qualunque altro paese europeo "ribelle" con le medesime modalità, visto il dispregio attuale verso il concetto di sovranità.
Riguardo al pericolo di conflitto, non c'è più l'Unione Sovietica ma la Russia di Putin, che rappresenta un'antagonista ancora più agguerrita dell'impero d'occidente, rispetto al carrozzone burocratico sovietico in via di smantellamento perché, a differenza di questo, è paese economicamente sovrano e membro di un gruppo di paesi, i BRICS, che mirano all'indipendenza dai vincoli imperiali. Inoltre c'è la Cina - non è una battuta - che è l'eterno ago della bilancia.

Cosa potrebbe accadere, quindi?
Gli Stati Uniti useranno la Germania come bastone per tenere a bada le colonie europee fino a che essa non sbroccherà, come sempre le accade quando parte per la guerra, e toccherà loro intervenire per riportare in Europa una versione ancora più hard della pax americana?
Oppure, ottenuta la firma del TTIP, decideranno di sciogliere con un ukase l'euro perché dichiarato all'improvviso dannoso per l'economia mondiale, ottenendo l'impagabile effetto collaterale di farci vedere svanire in un istante milioni di euristi in Italia ed assistere alla loro confluenza nell'avevodettismo, compreso l'ineffabile Scalfari.
Sperando infine, terza ipotesi, che gli USA non scatenino la Germania contro la Russia, nella speranza che i due si annichilino a vicenda, risolvendo due problemi in un colpo solo. Siamo nelle mani di Jeb Bush o, se andrà bene, di Hilary Clinton. Aridatece Nixon.


lunedì 6 luglio 2015

Hiiiit Parade!!


Hit Parade delle castronerie, infamie, cialtronate e bassezze spurgate dai fautori dell'euro a tutti costi la scorsa settimana, culminata ieri sera con la vittoria dell'OXI nel referendum greco.

And the winner is.....

1.

Che cos'è l'Unità? E' un apostrofo verde messo tra le parole a 'nfami.


2.


My favorite kapo. (semicit.) (link all'articolo)


3.


Che cos'è il genio!, direbbe il Perozzi.

4.

3:1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2 L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3 Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». 4 Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». 5 Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». 6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.


Robertuccio nostro si preoccupa della mafia russa in Grecia. Non gli è bastato il trattamento che hanno fatto ai "mafiosi" russi a Cipro, lo vorrebbe anche per i mafiosi italiani, suppongo. Tutti i mafiosi, compresi me e voi, s'intende.

5.

Pure all'Economist non si sentono troppo bene. E questo mi dà un doppio dolore perché il tizio è di Cambridge.


6.
Qui, a seguire il ragionamento, ho le vertigini. E' normale?


7.

Furbyni, il nuovo direttore del Corriere della Sera. Is he the new Mr. Doom?

8.

Ancora Furbyini, mazzuolato per punizione da Matteo Nucci.

9.

La banca come punto d'appoggio, copertina di Linus, oggetto transizionale e oggetto del desiderio.

10.

And finally, from Oman, The Sociopath Financial Cum Shot.

11. Menzione d'onore:


Scusate, sta diventando un post in progress.

12. Le intenzioni di voto del radicalsciccume de sinistra (from Dagospia), tra le quali si erge:

Lidia Ravera, scrittrice: «La mia parte lirica, di sinistra, voterebbe per Tsipras. Ma oggi il realismo, che è per l’Europa unita, mi farebbe votare Sì. Stando malissimo.»

13.


Che detto dalla rivista di proprietà di colui che fu cacciato dalla stessa Troika fa un po' senso.

14.


"Datemi i soldi o sparo". Lo so, è German Humor, ci vuole un po'. Evitare giochi di parole con Scheiβe, please.

15.

Ovvero, apocalittici e disintegrati.

«Farò su di loro terribili vendette,
castighi furiosi,
e sapranno che io sono il Signore,
quando eseguirò su di loro la vendetta».
(Ezechiele, 25-17. Quello vero)

16.
                                                   
Krugman e Stiglitz. Una specie di Rosencrantz e Guildenstern, per costui.

17.


"Il Foglio" in versione nuova frontiera. Augurandogli di non passare per Dallas.

18.

La storia non deve essere il suo forte ma il "due cuori e 'na fetta di feta" nun se po' proprio senti'. Umaronna...

19.


Quello che (in teoria) doveva (eventualmente) fare la legge sul conflitto di interessi nelle telecomunicazioni durante il Prodi II (che poi non si fece). Può bastare?


20.

Ormai siamo in pieno Freak Show alla Barnum. E non si rendono conto che è razzismo di quello buono.


And rolling....



Grazie a tutti gli amici che hanno segnalato le perle di questa preziosa collana.


domenica 5 luglio 2015

O Megalexis contro il toro scatenato dell'ultracapitalismo



Le rivoluzioni, incluse quelle comuniste, si fanno con i banchieri che remano a favore e possibilmente finanziano i rivoluzionari, non mettendosi contro i banchieri. Così è avvenuto anche per l'imposizione della stella gialla sul petto dei popoli europei, auspicata, voluta e infine realizzata grazie allo zelo delle gioiose macchine da guerra della sinistra. Nella foto che immortala il Triumph des Willens europeista ci sono proprio tutti: l'università, la politica di mestiere, i sindacati, il giornalismo e le banche. E' rappresentato al gran completo chi ha voluto questo abominio dell'euro, soprattutto il nuovo clero del pensiero unico, come ebbe a definirlo Costanzo Preve (dal minuto 8:45).

Secondo Preve, i religiosi veri sono ormai relegati alla gestione dei "casi limite della vita": nascita, morte, malattia, e così via. Il nuovo clero, sia quello secolare (i giornalisti) che regolare (gli intellettuali e i professori universitari) si incarica di diffondere il Verbo della nuova religione di stato, il Pensiero Unico, che non è né di destra, né di sinistra, ma è unico, ovvero contiene quel po' di tutto che fa tanto calderone, political melting pot dove l'indifferenziazione è la regola e lo scopo. Nel pensiero unico la componente di destra reazionaria è residua e riconoscibile in tutto ciò che è gestione dell'economia, della politica, della forza, insomma del potere. Quella di sinistra raccoglie i cascami della cultura antiborghese degli anni sessanta che è finita a celebrare, in nome del nemico comune, il culto dell'ultracapitalismo, e vi è infine una componente di centro che rappresenta l'elemento di bontà, pace, fratellismo e politically correctness che spiega tante cose e soprattutto l'attuale papato.

Si può aggiungere che, essendo il pensiero unico l'equivalente di una religione, ci si può così giustificare il suo carattere dogmatico ed il fanatismo del suo clero. E, osservando il DNA dei personaggi che esultano nella foto sopra, si capisce anche come l'ultracapitalismo postborghese e postproletario, il toro scatenato della rivoluzione reazionaria, abbia ottenuto i risultati che conosciamo pescando i suoi migliori parabolani non tanto a destra quanto nei laboratori della sinistra e del centro.
Farla passare per una "cosa buona e giusta e fonte di salvezza", che capolavoro! Un altro capolavoro è stato quello di convincere gli europei, soprattutto quelli tra loro che avrebbero dovuto interpretare il ruolo dei sottomessi, dell'irreversibilità dell'euro (moneta nata disgraziata, come ammette il cardinale) e dell'ineluttabilità del proprio destino (qui si riconosce invece la radice luterana dell'idea di colpa-debito).

A proposito di laboratorio, ecco cosa diceva nel 2014 il Card. Prodi.
"Sapevamo che una moneta unica non poteva sostenere l’Europa senza una politica monetaria. Nonostante questa consapevolezza, i passi da fare erano molti e complessi e i governi che si sono succeduti hanno preso strade diverse. Nonostante il grande lavoro fatto, dunque, l’Europa non riesce a sfruttare le proprie potenzialità per sostenere i processi di globalizzazione. Perché non riesce a imporsi e ha un atteggiamento dimesso a livello internazionale. Gli sforzi fatti per favorire la coesione e l’integrazione interna hanno consumato le energie e hanno alimentato un atteggiamento di paura che si nutre delle spinte verso le divisioni e del timore nei confronti del diverso, di cui gli immigrati sono il simbolo. Ma non sono pessimista sul ruolo e sul futuro dell’Europa. Noi siamo stati il grande laboratorio di cambiamento, anche se ancora non vedo una grande svolta. L’Europa è un laboratorio, non un museo. Non si può più stare fermi, occorre fare passi in avanti. Accettare il fatto che l’Europa è cambiata e che a tirare è l’asse franco-tedesco".
E per quanto riguarda il futuro dell’Italia nell’Europa?
"Oggi stare assieme in Europa per il nostro Paese è una necessità. Attraverso l’Europa possiamo avere una voce nel mondo. Il sistema economico funziona ancora ma le rigide regole imposte non ne permettono la ripresa e se forse la discesa si è arrestata, ancora non si vedono i segnali di ripresa di cui si parla. Il nostro Paese si trova a dover affrontare un forte problema di domanda interna, testimoniato ad esempio dalla persistenza del divario marcato tra Nord e Sud. Ora per incentivare la ripresa è necessario un cambiamento di impostazione nella politica europea, che non sia una mera contrapposizione alle posizioni tedesche, quanto piuttosto un superamento della politica di rigore che soffoca il rilancio dell’economia".
Cosa dice oggi, nei giorni della Passione greca, il cardinale? Esattamente le stesse cose.
"Mia madre diceva: dai cattivi debitori si prende quello che viene. Fin dall'inizio si sapeva che la Grecia non avrebbe mai potuto restituire per intero il suo enorme debito. Un compromesso di buonsenso, all'inizio di questa crisi, sarebbe stato un taglio del debito sopportabile per i creditori e l'imposizione di una austerità sopportabile per i greci. Ma non è successo perché hanno prevalso logiche nazionali: gli estremisti di Tsipras da una parte, e i bavaresi dall'altra. Così si è continuato a pasticciare. Che cosa c'entra la troika in questa faccenda? Che cosa c'entra il Fondo monetario internazionale? Perché abbiamo trattato un paese dell'Ue alla stregua di Portorico? Se l'Europa non sa risolvere da sola un problema piccolo come quello greco, a che cosa serve l'Europa? La verità è che, quando non si vogliono prendere le proprie responsabilità politiche, si cerca di scaricarle su strutture teoricamente tecniche"
Sapevano ma hanno lasciato fare, hanno applicato la politica del "let it happen", lasciamo fare, così efficace e funzionale ai grandi disegni imperiali, da Pearl Harbor all'11 settembre.
Sapevano ma la colpa è degli eretici. Dei dolciniani nazionalisti. I didn't expect an Euro inquisition.

Oggi si vota in Grecia per il referendum voluto da O Megalexis Tsipras, colui che, dopo aver mentito al suo elettorato sul significato vero dell'euro e sulla volontà di potenza dei soliti tedeschi sul Sud Europa, ora non sa come fare a salvare capra e cavoli e scopre la consultazione democratica e la volontà popolare come ultima spiaggia. Una sorta di "che fate, ci cacciate?" tirato allo spasimo.
Ambiguità, scarso decisionismo e forse nessuna voglia di fare la fine di Allende, ma di una cosa dobbiamo ringraziarlo, quello di essere riuscito a far spurgare tutto il peggio dai fautori dell'Europa, come quel povero fantaccino crucco di Schultz, che nel 2014 corse per la presidenza della Commissione europea denunciandone la carenza di democrazia e oggi auspica un "governo tecnico" in Grecia. Eventualmente rovesciando quello democraticamente eletto di Syriza allo stesso modo di quello di Berlusconi (il suo consulente per il casting) nel 2011.
Grazie lo stesso, Alexis, perché è stata una grandissima settimana di EuroNazi Pride, di orgoglio reazionario dove, c'era da aspettarselo, le vestali dai bianchi manti del giornalismo embedded hanno dato il meglio/peggio di sé.

In questo articolo assai condiviso in rete, Matteo Nucci ha denunciato il carattere propagandistico e smaccatamente falso di certi reportages sulla Grecia ma, del resto, bastava sintonizzarsi sui canali televisivi di regime - ovvero tutti - e seguire il solito programma di approfondimento propagandistico per sentire ancora di peggio.
Il "Manuale di Guerra Psicologica contro l'uscita dall'euro" recitato a memoria con l'elencazione ad usum piddini di ogni singolo castigo divino; esperti cosiddetti che, non potendo negare la falsità della previsione di una svalutazione del 50% e più della nuova moneta in caso di euroexit, affermavano che "tuttavia nei veri mercati la svalutazione sarebbe stata di quell'ordine di cifre". Si inventano i mondi paralleli dove loro hanno ragione. Una volta li si sarebbe chiamati matti.
E ancora, giornaliste di giornali falliti appena riesumati con il "si può fare" dell'aiuto di stato, accusare i greci di non voler accettare il fallimento ed assumersi la colpa del debito sottoscritto. Il comunista pignorato e  pignoratore ci mancava.
Stamattina infine ho trovato, sul sito del Corriere, questo filmato che vi suggerisco di guardare soprattutto per la sua carica simbolica. I simboli ci aiutano ad interpretare meglio la realtà, soprattutto nei suoi sottintesi. Leni Riefenstahl ebbe assai più dignità quando celebrò il congresso del NSDAP.

Comunque vadano le cose ( e non credo che la Grecia riuscirà a salvarsi con un referendum che, oggi come oggi, è solo la concessione da parte del Potere a coloro che non contano un cazzo di poterlo mettere ufficialmente per iscritto), diciamo che il referendum di Alexis servirà soprattutto come reagente per rivelare, una volta per tutte a chi ha orecchie e occhi per sentire e vedere, la materia oscura, infame e diabolica del progetto europeo.
La convinzione degli europei che l'euro sia irreversibile e il loro destino ineluttabile è un nero incantesimo ma gli incantesimi si infrangono e Oxi può essere benissimo la prima parola della formula.

A proposito di come è ridotta la famiglia tradizionale. Atene, interno giorno.

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